dice che lo facci; un altro, no. (Vignarolo, consiglia un poco te stesso.--Ascolta e fa' come ti dico io. Come sarò transformato, entrarò in casa sua, mi goderò Armellina. Ma se son Guglielmo, Guglielmo goderá quella dolcezza, non il vignarolo: avrò fatto la caccia per altri. No no, non lo vo' fare in conto veruno, morrò piú tosto! Non tanta còlera, vignarolo, piano piano! son solo e fo questione con me medesimo: consigliati meglio. Transformandomi in Guglielmo, avrò quanto desio in questo mondo; se passará questa occasione, non tornerá piú mai. Di vignarolo diventarò gentiluomo con moglie e danari, e dalla villa passarò alla cittá: cancaro alla zappa, alla vanga, all'aratro, a' buoi, anche a' porci e all'asino ancora! Sicché risolviti, vignarolo, ad una bella occasione: quando sarò dentro, prometterò Armellina al vignarolo, farò stipulare i capitoli, li prometterò cento, ducento o trecento ducati; e quando ritornarò io, andarò con li capitoli in mano a ritrovar Armellina). Lo farò, sí sí, son risoluto.
PANDOLFO. Sei risoluto?
VIGNAROLO. Risolutissimo; ma avvertite che vuo' che mi promettiate far un altro piacere anco a me quando sarò in casa di Guglielmo.
PANDOLFO. Ed a chi ho da mostrarmi cortese e amorevole se non a te che con ogni obbedienza dimostri servirmi, massime se per tuo mezzo conseguirò la mia Artemisia? Certo che non ti pagherò d'ingratitudine né di discortesia.
VIGNAROLO. Quando sarò dentro e che per opra mia recupererai la tua moglie, io prometterò Armellina sua serva al vignarolo; però quando sarò ritornato vignarolo a voi, mi facciate osservare la promessa con dir che or son in villa.
PANDOLFO. Eccomi e con la persona e con la robba per servirti e porre navi e cavalli per osservarti la promessa, e sarò tuo campione.
VIGNAROLO. Su su, me ne son pentito: la cosa non può riuscire, resta per me.
PANDOLFO. Che dici? che cervello è il tuo?
VIGNAROLO. Orsú, voglio servirvi.
PANDOLFO. E ti vuo' dar del mio ducento ducati piú di dote.
VIGNAROLO. Su, mano a' fatti, andiamo all'astrologo, ché voglio transformarmi.
PANDOLFO. E vuo' che stii sempre tre mesi in letto e mangiar sempre maccheroni.
VIGNAROLO. Se non basta transformarmi, disformami, reformami e conformami ancora.
PANDOLFO. Io so che i baci che ti dará Armellina si udiranno un miglio.
VIGNAROLO. Deh, andiamo presto, di grazia, ché io mi struggo, mi consumo e mi muoro!
PANDOLFO. Fermati! dove vai? non è quella la strada per ire all'astrologo.
VIGNAROLO. Io strabilisco, non so dove mi vada.
PANDOLFO. Eccolo. Monsignore, noi siamo tutti in pronto.
SCENA III.
ALBUMAZZAR, PANDOLFO, VIGNAROLO, GRAMIGNA.
ALBUMAZZAR. Ed arrivati in buon punto di astrologia: ché se il Sole vi fosse padre, madre Venere, la Luna sorella, Saturno vostro avo, Marte zio, Giove fratello e Mercurio vostro consobrino, non si sarebbono collocati in luoghi piú eletti del cielo di favorirvi e spargere sopra voi i loro felici influssi, che nell'ascendere, che nel mezzo del cielo, tutti in angoli, in congiongimenti e felicissimi aspetti di trini e di sestili; e in fortuna, sepolti in luoghi deboli e radenti.
PANDOLFO. Sappiamo bene il valore vostro: che sforzate i cieli a fare a vostro modo. Ecco colui che vuole transformarsi.
ALBUMAZZAR. Di buona indole.
VIGNAROLO. Padron mio, nulla mi duole.
ALBUMAZZAR. Di questo date grazia al Fattore del cielo, delle stelle, influssi planetari celestiali, che t'ha fatto uomo, che per forza del suo intelletto va penetrando i suoi secreti naturali.
PANDOLFO. Vi prego che quanto prima si può si dia principio all'opra.
ALBUMAZZAR. Primieramente bisogna trovar una camera terrena che sia rivolta al levante, che è la piú benigna parte del cielo; che non abbia fenestre al ponente;...
GRAMIGNA. (Quel ?levante? è il miglior luogo, ché da quel levante levaremo le robbe della casa; quel ?ponente? è suo contrario, ché non ci porrá altro del suo che parole).
ALBUMAZZAR. ... e che sia in tutto conversa al settentrione: ché, secondo la opinione di Zoroastro, figlio di Oromasio persiano, Iarca bracmane, Tespione gimnosofista, Abbari iperboreo, Ermete Trismegisto, Budda babilonico, e tutt'i caldei e cabalisti, i cattivi influssi del cielo vengono da settentrione, che è la parte di dietro del cielo....
GRAMIGNA. (E massime quando quel vento non può star ristretto e vien fuori per la strada di dietro, che si chiude fra due monti rotondi della sfera della luna, con influssi umidi).
PANDOLFO. O grandissima sapienza, o mirabilissima astrologia!
GRAMIGNA. (Con quei nomi bizzarri l'ha pieno di spavento e di stupore!).
ALBUMAZZAR. ... E se pure la fenestra settentrionale s'apre in qualche vicolo deserto, non sarebbe tanto cattiva.
GRAMIGNA. (Va designando le finestre donde possiamo aver la robba, ma ogni fenestra sará settentrionale per lui).
PANDOLFO. Vi porterò in mia casa, e voi vi eleggerete quella stanza che vi piace.
ALBUMAZZAR. Or, declinando dalla goezia alla teurgia, farmacia, neciomanzia, negromanzia, arte notoria e altre vane e superstiziose scienze, ci attaccaremo all'arte prestigiatoria che illude e perstringe gli occhi, che fan vedere una cosa per l'altra....
GRAMIGNA. (Giá spaccia la sua mercanzia, chiacchiere e menzogne e carote in furia).
ALBUMAZZAR. ... E perché
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