quando alla mattina si alzò stanca, quasi esausta dalla lunga lotta, corse subito in camera dalla mamma, che era sempre a letto e gettandole le braccia al collo e piangendo le disse:
--Vedi, mamma, quel giovanotto che abita di faccia a noi, mi ha gettato dalla finestra nella mia stanza questa lettera.... ma io la dò a te....
Le mamme, che pure hanno attraversato tutte lo stesso Orto di Getsemani, e dovrebbero essere esperte del mondo d'amore, quando si tratta delle loro figliuole, hanno tutte una triplice benda sugli occhi e non vedono nulla e nulla indovinano.
E anche la mamma di Emma non sapeva nulla di nulla; per cui cascò dalle nuvole, e afferrando la lettera con impaziente curiosità, quasi avesse paura che le sfuggisse, la nascose, ringraziando la buona figliuola della prova di confidenza che le dava in quel momento:
--Brava, la mia Emma, brava! Grazie.... fa sempre così. Confidami tutto, senza paura e senza scrupoli. Nessuno ti ama più di me, nessuno più di me desidera la tua felicità....
* * *
Emma non rivide più quella lettera, e la mamma non ne parlò mai alla figliuola.
Era una lettera d'amore, come se ne scrivono a vent'anni. Pura e ardente; ingenua come l'ignoranza, calda come la giovinezza.
Nei dieci giorni successivi due altre lettere furono lanciate nella camera di Emma e anch'esse non furono lette che dalla mamma. E anch'esse erano come la prima; ingenue come l'ignoranza, calde come la giovinezza.
CAPITOLO QUARTO.
La corrispondenza continua.
Compaiono sull'orizzonte due altri pretendenti al cuore di Emma
Il lettore desidera molto probabilmente ch'io gli dica, che dopo quelle prime tre lettere lanciate da una finestra all'altra, ella non ne ricevette altre.
Ma pur troppo, siccome il mio racconto è storia vera, e la storia ha per primo dovere quello di esser sincera, io devo dirvi la pura verità, tutta la verità, null'altro che la verità; come certi testimonii, spergiurando, in una causa da me perduta perchè ero un galantuomo, dissero davanti al mio pretore.
E la verità è molto diversa da quella supposta o desiderata dal benigno lettore.
Emma ricevette una quarta lettera, che non riportò subito alla mamma, come aveva fatto delle prime tre, ma se la nascose in seno; ben decisa a farle seguire più tardi lo stesso cammino che avevano seguito le altre.
Ma la lettera lanciata alle dieci del mattino era ancora alle dieci della sera allo stesso posto, e siccome vi stava bene, calduccina e lieta di quel roseo nido, tessuto con qualcosa di meglio che non sieno le paglie e i fuscellini; non aveva voglia di escirne.
Se non che Emma alle dieci andava a letto e il foglio criminoso passava dal roseo nido in un altro bianco niveo, ornato di trine e profumato di giovinezza, ch'era il letto di lei.
Fu messo sotto il cuscino, ma dopo poco passò nelle mani di Emma, e le mani lacerarono la busta con uno strappo, che pareva una convulsione.
Tra lo strappo e la lettura passarono molti minuti, dolorosi e agitati come un'agonia; lunghi come secoli; ma il foglio fu letto e riletto alla luce tremula della candela con un tremito degli occhi, delle mani; e soprattutto del cuore della innocente fanciulla, che aveva così commesso il suo primo peccato.
Quale sarà l'ultimo?
L'ultimo non lo so, perchè in amore conosco il peccato secondo e il terzo e il quarto e il centesimo; ignoro l'ultimo.
A pochi giorni di intervallo furono lanciate una lettera N.° 5, una lettera N.° 6. Furono nascoste nello stesso nido roseo della N.° 4 e lette nello stesso nido bianco; ma non ebbero risposta per parte di Emina.
Ma la N.° 7 ebbe una risposta e da quel momento le linea telegrafica, che riuniva due cuori, due ingenuità, due amori, non fu più interrotta.
I peccati però non seguivano la stessa numerazione delle lettere, avendo sempre una cifra molto minore. Quelle erano al N.° 20, i peccati erano sempre al N.° 2.
Il primo: ricevere le lettere di un giovane e leggerle senza portarle alla mamma.
Il secondo: rispondervi.--Veniale il primo, quasi mortale il secondo. E chi sa fino a quando il terzo si sarebbe fatto aspettare, navigando i due colpevoli sempre nelle acque azzurre dell'Oceano senza mai toccar terra!
* * *
Intanto fra i molti visitatori della casa erano comparsi due nuovi uomini, che si erano quasi nello stesso tempo innamorati di Emma.
Essa però non se n'era accorta, perchè malgrado le lettere ricevute e risposte, serbava sempre una grande innocenza, e perchè i due pretendenti al suo cuore erano timidissimi, il primo essendo molto giovane e molto scienziato, il secondo essendo molto brutto e molto vecchio. Il primo aveva 26 anni ed era l'ingegnere Rinaldini, più uomo di scienza che ingegnere; il secondo era il marchese di Acquafredda, di 60 anni e tre o quattro volte milionario.
L'ingegnere Rinaldini era destinato a grandi cose, ma nessuno se n'accorgeva, perchè era troppo timido e troppo modesto.
Timido per temperamento
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