messa accanto
a lui col lavoro fra le mani, mentre egli allo scrittoio stava studiando.
Sì, egli studiava, ma ad ogni tratto levava gli occhi dal suo libro e la
guardava teneramente negli occhi e le sorrideva e poi e poi le dava un
bacio; un bacio come quello famoso, che aveva veduto dare dal cugino
alla cugina, là sullo sportello del vagone.
* * *
Oh perchè mai non si possono conservare per l'autunno dell'età adulta,
per l'inverno della vecchiaia, tutti quei fiori, che ci sorridono sul capo,
fra i piedi, che ci accarezzano il volto da ogni parte, quando
attraversiamo la primavera della giovinezza?
Almeno di quelli che fioriscono nei giardini e nei campi i profumieri
sanno distillarci essenze, che si chiudono in barattoli, e che di lontano
ci richiamano il prato e il giardino; ma di quelli altri fiori, che si
chiamano l'innocenza, l'amore, la spensieratezza, che sorridono e
imbalsamano l'aria, chi ci serba l'essenza? Di quei pianti senza dolore,
di quelle lagrime senza amarezza, che brillan nell'alba della vita, come
gocciole adamantine di rugiada e che così facilmente si alternano colle
sonore e squillanti risate, qual fonografo ci serba le delizie e gli incanti?
Non rimpiangiamo l'impotenza del profumiere e del fonografo!--Nulla
muore di ciò che nasce, e solo gli atomi nell'eterna ridda d'una vita che
non posa mai, mutano forme e armonie. I fiori della primavera si
dissolvono nella terra, che alimenta gli uomini, e nuove giovinezze
succhiano gli umori dei nostri petali avvizziti; mentre lentamente
matura il frutto sul nostro ramo invecchiato.
* * *
Quanti di quei fiori s'aprivano e s'avvizzivano l'un dopo l'altro,
alternandosi in una continua festa nell'anima giovinetta di Emma!
Essa non li numerava, perchè eran troppi, e mentre ne coglieva uno,
cento e cento altri sbocciavano e se ne empiva le mani e il grembo e se
ne incoronava il capo e vi cacciava dentro la testolina innamorata,
nascondendo nel seno i più preziosi e i più cari.
Non aveva mai parlato a Enrico, non ne aveva neppur udito la voce,--e
l'amava. Enrico era giovane ed era un uomo!
Non ne conosceva il carattere nè il pensiero. Avrebbe potuto essere un
farabutto o un imbecille; e l'amava; ma Enrico era giovane ed era un
uomo!
Sapeva lei, se Enrico avrebbe compreso le astruserie isteriche del suo
cuore, sapeva lei se egli intendeva i palpiti della gloria, le tenerezze
della pietà, le sante fratellanze del dolore?
No, davvero; ma Enrico era un giovane ed era un uomo.
Come non poteva, come non doveva essere buono e intelligente e caldo
dì tutti gli entusiasmi, se essa lo amava? Se essa sentiva, che
quell'uomo era cosa sua, era carne della sua carne? Se essa lo indorava
tutto quanto, irradiandolo con un'aureola di tutti i suoi sogni, di tutti i
suoi desiderii, che per tanto tempo avevano sognato e desiderato
invano!
Anche la rondine, dopo i lunghi suoi voli, dopo aver saettato l'aria per
ore ed ore, posa un istante sopra un filo, dove adagia voluttuosamente
la sua lunga stanchezza.
E così Emma posava i suoi voli affaticati lungamente nel vuoto del
desiderio sopra un filo. Quel filo era Enrico.
Pensa forse la rondine, se il filo su cui posa è sicuro o sarà travolto?
bada forse se è di canape o di ferro, d'oro o di stoppa?
E così è il primo amante, su cui la fanciulla posa la stanchezza dei suoi
lunghi desiderii.
* * *
Emma soprattutto avrebbe voluto soffrire per lui.
L'uomo, nella donna che ama, vede e sogna e cerca sempre la voluttà.
La donna vede e sogna e cerca il sagrifizio, la dedizione tutta e intera di
sè a lui.
Quante volte sognava di vederlo cadere per la via travolto da un cavallo
o da una carrozza! O lo vedeva assalito da un assassino, sull'orlo di un
precipizio....
Ed ella allora, rotto ogni rispetto umano, avrebbe avuto il diritto di
correre a lui, di sollevarlo caduto o ferito, di asciugargli il sangue, di
posare la sua testa adorata nel proprio grembo, dì curarlo e di guarirlo.
Ma anche il fargli da infermiera gli pareva troppo poco e avrebbe
desiderato un accidente impossibile, in cui ella potesse col proprio
pericolo, anche col sagrifizio di sè stessa salvar lui; e morendo per lui,
sentirsi ringraziare e potergli dire:
--Vedi, anima mia, io muoio per te. Dammi un bacio, il primo e
l'ultimo....
E morire sotto quel bacio, esalando la vita per lui e disciogliersi
nell'infinito colla certezza di rivedersi in cielo.
* * *
Invece di tutti questi sogni, un mattino dalla finestra aperta entrò un
involtino pesante, che cadde sul tappeto.
Prima di raccoglierlo, Emma corse alla finestra, sperando di vedere di
faccia chi, aveva gettato quel proiettile innocente. Invece egli era già
scomparso.
Allora essa si gettò sull'involtino, ma tardò
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