La pergamena distrutta | Page 7

Virginia Mulazzi
ingiusto; e che ora mi
approvate, perchè troncai delle esitazioni senza dubbio involontarie.... Voi dovete
comprendere,--aggiunse con qualche alterezza,--che io ho bisogno di udir questo
dall'uomo di cui porto il nome.
--Ma come! quale ardire? Siete voi ora che interrogate?
--Sì: pensate anche che, operando come avevate divisato, non avreste potuto rammentarvi
vostro padre, la sua morte, senza rimorsi amari e crudeli.
--Non colmate la misura, donna Livia, esclamò il duca impazientato.
--Chiamate voi colmar la misura parlando così? Ah no! È dirvi la verità, la sola verità!
--Ma credete voi che io sopporterò d'essere insultato a tal segno? Non sapete dunque,
signora, che potrei, se lo volessi, punirvi severamente? Che ne ho il diritto?
--Il diritto? disse la giovane duchessa con amarezza: dite il potere, signore, ma non il
diritto. Del resto usatene, se lo credete. Non sarà già il timore che mi chiuderà le labbra.
--La vostra temerità è grande, donna Livia: oh lo riconosco! ma non so se la
conservereste sempre in faccia al pericolo....
Ed il suo pensiero ricorse forse un momento ai bravi, ai trabocchetti, ai veleni ed alle altre
galanterie di simil genere, che in quei tempi di felice memoria sbarazzavano più di un
nobile marito di una sposa o nojosa, od incomoda.
Ma egli non avrebbe potuto rassegnarsi a non veder più colei che gli stava dinanzi, la sola
donna che avesse amata, che amasse ancora. Si sarebbe punito egli stesso. Non poteva
dunque ascoltare tali tentazioni.... Soltanto se avesse creduto donna Livia infedele,
sarebbe stato capace di essere crudele verso di lei; ma, benchè l'avesse sempre sorvegliata

con tutta la gelosia che può suggerire la passione più viva, l'amor proprio più sconfinato,
non aveva mai trovato nulla a rimproverarle.
Però in quell'istante avrebbe voluto atterrirla, perchè da ciò dipendeva in parte la riuscita
di un piano ch'egli avea concepito subito dopo la distruzione della pergamena.
--Voi non parlate più, le disse ironicamente: oh dunque cominciate a temere!...
--No, signore: stavo pensando come mai ad un gentiluomo possa essere venuta l'idea di
conservare un patrimonio non suo.
--Un gentiluomo deve pensare prima di tutto a sostenere il decoro della sua casa, e mio
padre istesso fece per sì lunghi anni ciò che io vorrei fare.
--Ma si era pentito!
--Bene! sarò sempre a tempo a pentirmi anch'io.
--Ora non avete più prove, e....
--Perchè voi distruggeste quella pergamena! esclamò don Francesco con furore.
--Sì: e ve lo ripeto: vorrei udire da voi che mi approvate; che siete disposto a riparare la
colpa di vostro padre. Fatelo, signore, ed io cercherò dimenticare questa scena dolorosa.
Ella fissò in lui il suo sguardo severo e profondo, che sembrava volergli leggere in cuore.
--Orgogliosa! mormorò egli.
--Ascoltatemi, riprese donna Livia lentamente. Voi credete davvero che il rendere al
cavaliere dell'Isola quanto gli si deve possa essere di gran danno alla vostra casa?...
Ebbene, riflettete che ciò non è; od almeno che essa può sopportare tal danno senza
perdere nulla in splendore. La maggior parte delle sostanze che possedete vi rimarrà
ancora: tali sostanze saranno considerevolissime, ed unite alle mie assicureranno sempre
a nostro figlio una delle rendite più ragguardevoli della Sicilia... D'altronde la pergamena
è distrutta, e voi...
--La pergamena è distrutta sì, interruppe egli con forza, ma se tutti tacessero, nessuno
forse verrebbe a reclamare; anzi è probabilissimo....
--Oh mio Dio! voi pensate...
--Sì: penso che voi dovrete serbare il silenzio, come le mie sorelle... A questo patto
soltanto vi perdonerò il grave oltraggio che ho da voi ricevuto.... Ve lo perdonerò
perchè....
La guardò un istante con passione.
--Ma, chiese donna Livia, ed il padre benedettino, ed il cavaliere?...

--Del padre benedettino non vi preoccupate; me ne incarico io. Quanto al cavaliere,
vedremo....
Il suo sguardo si fece minaccioso.
--Dunque, disse la giovane duchessa con sdegno e con dolore, voi persistete?
--Sì, rispose don Francesco con fuoco: e voi rammentatevi, signora, che guai se parlerete!
--Che io taccia? Che assecondi un simile progetto?... Ah, non sarà mai! Non lo sperate!...
Il duca fece un gesto di rabbia. I suoi occhi scintillarono di collera: e non potendo
contenersi più a lungo, escì dopo aver detto a donna Livia con accento minaccioso:
--Riflettete, riflettete molto, signora: ve lo consiglio nell'interesse vostro.
E per distrarsi, pensò occuparsi del frate benedettino che aveva confessato suo padre
moribondo: si proponeva correre sulle di lui traccie verso il convento dove abitava.

III.
Il convento dei benedettini, a cui ricorrevano in quell'istante i pensieri dei duca, era un
vasto e comodo edifizio situato nel centro di Catania.
Là vivevano quei padri nella più completa pace, dedicandosi allo studio dei libri antichi
ed alle ricerche scientifiche e storiche.
Attiguo al convento eravi un bellissimo giardino, che gli stessi monaci lavoravano, ciò
che loro serviva di distrazione, di riposo.
Nella città e nei dintorni
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