La notte del Commendatore | Page 6

Anton Giulio Barrili
io non sono
già uno strozzino. So bene che loro signori dànno l'anima al diavolo per
molto meno. Anzi, a dirla schietta, l'offerta ha fatto calar la domanda.
Io del resto non vo' farmi altro da quel che sono, e ammetto quel che si
deve. Sì, certo, c'è delle anime che le vorrei, anche a doverle cambiare
con tutte l'altre che ci ho, e farei patto di non tenermene pur una di
mostra. Ah, quelle là, le so dir io che mi fanno gola; perchè quelle là
consolerebbero le mie tenebre ed io potrei formare una brigata di
persone a modo. Ella vede, signor Commendatore; io non sono poi
brutto come mi dipingono e vado anzi girando maledettamente nel
tenero. Una donna è andata lì lì che non m'indovinasse; ed è santa
Teresa, la quale ha scritto di me: «un disgraziato, che non può amare».
Ma già, si diventa vecchi, ed io non potrei giurarle che un giorno o
l'altro non mi farò cappuccino. Via, lasciamola lì; che non vorrei
sbottonarmi troppo. Queste anime che so io, vere anime pulite,
dubitano spesso, perchè spesso hanno ragione di affliggersi; ma egli
vien sempre un giorno che si fermano in qualche loro concetto, vi
s'appigliano, come a sterpi o radici d'albero sull'orlo del precipizio, e
non sono più mie, vanno lungi da me, dove vanno tutti coloro che
hanno bene amato e bene creduto. A me restano gli altri, imbroglioni
d'ogni risma, colpevoli d'aver fatto ritornare la maggior parte dei nati di
Adamo nel limbo dei bambini. Scusi, sa; parlo per metafora; ma «se'
savio e intendi me' ch'io non ragioni». Dunque, tornando al fatto nostro,
non vo' contratti, io; le fo servizio e mi basta il piacere di farglielo.
Quando sarà vecchio, via, mi darà un ricordo, la sua fotografia, con due
righe di dedica. A questo non ci rinunzio, lo tenga a mente. Fo un albo
di duecento ritratti, di persone rispettabili, da Noè fino a noi (fra ugioli
e barugioli si può ancora metterle insieme) e godrò di avercela Lei, se
prima di quel tempo non mi gira nel manico.

--Grazie infinite;--rispose il signor Commendatore inchinandosi; che
non gli pareva di poter fare di meno, in risposta a tanta cortesia
profumata.
--A noi, ora;--esclamò il gentiluomo della penna di gallo;--è in ordine?
--Sì; non ho neppur da far testamento. Da dieci anni è scritto e firmato
su tutte le facce.
--Ottima precauzione! Ogn'uomo per bene dovrebbe fare il suo, appena
giunto ai ventuno, anco a non averci che le sue carabattole di studente
da lasciare agli amici. Così almeno s'imparerebbe ad essere uomini
assegnati e si piglierebbe la consuetudine salutare di guardar bene
addentro nel cuore della gente. Ogni anno, poi, se ne potrebbe fare un
altro, e creda a me, si riderebbe molto a vedere le cantonate che si
fossero prese l'anno addietro, nel giudicare di questo e di quello.--
Così dicendo, il sarcastico personaggio si accostò al tavolino, e, tolto
dal vassoio il vaso del tè, ne versò quanto bisognava nella chicchera;
indi vi dette un soffio, come per diradarne il fumo e presentò la tazza al
signor Commendatore.
--Ed ora--soggiunse cantarellando,--ed or, signore, il cenno mio la
invita... a libar questo nappo... ove fumando sta... non più il suo tè... la
vita!--
Il signor Commendatore non potè in quel punto trattenersi dal ridere
sotto i baffi, parendogli che nella cadenza il suo Mefistofele avesse una
stecca falsa.
--C'è un po' di ruggine in gola; che vuole? non sto in esercizio;--ripigliò
quell'altro, che notava ogni cosa.--Orsù, dunque, e beva caldo.--
Il nostro gentiluomo prese la chicchera dalle mani dell'ospite e la
guardò, rimanendo un poco perplesso. Ed egli non aveva po' poi tutti i
torti; che simili casi non occorrono due volte nella vita d'un uomo.
Volse quindi un'occhiata in giro; vide là in fondo alla camera il suo
letto a sopraccielo, che lo avrebbe aspettato invano colla rimboccatura

tirata in giù sulla proda e colla camicia da notte spiegata; pensò alla
signora Zita, che avrebbe fatto le meraviglie a non vederlo la mattina
vegnente... Ma sì, che cosa avrebbe detto e pensato la signora Zita di lui?
E come l'avrebbe rimbrodolata quell'altro? Come avrebbe combinato le
cose presenti colle future, per modo...
Basta; o non era affar suo? e non doveva pensarci lui?
Così il buon Commendatore mise l'animo in pace, e alzata la chicchera,
accostò l'orlo alle labbra, e bevve timidamente il primo sorso. Egli
temeva diffatti che la bevanda dovesse scottare. Ma appena era tiepida;
di guisa che egli in una seconda sorsata mandò giù il rimanente. Per
altro, quella volta il suo tè gli seppe d'amaro. Sfido io; senza zucchero!
Fu quello, dopo tutto, un senso fugace del suo palato. Un gran
mutamento si operava frattanto in tutto il suo essere. Il sangue scorreva
gagliardo
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