peso della testina dolorosa, e la sporgenza quasi
mostruosa delle anche, al disopra delle quali il petto le rientrava nel
dosso. Si era inoltrata adagio, colla testa lievemente china sulla spalla
sinistra, facendo come una macchia nell'ombra del salotto col volto
bianco. I capelli di un nero corvino, pettinati alti sulla fronte,
accrescevano ancora l'aria imperiosa del suo volto, con quel gran naso
aquilino fra le sopracciglia sottili e lievemente corrugate: però una
fossetta sul mento metteva una grazia di bambina nel sorriso del suo
saluto. Solo le sue orecchie ceree, piuttosto grandi, facevano una triste
impressione.
--Buona sera,--disse colla sua voce appannata, di una dolcezza
penetrante.
Tutti le vennero incontro; si capiva che avrebbero voluto parlare, ma la
sapevano troppo intelligente per arrischiare una parola inutile. Ella
stese a De Nittis la mano gelata.
--È più freddo stasera.
--Scaldati dunque anche tu, prima di farci il thè,--esclamò il dottore,
che avendole afferrato l'altra mano, gliela stringeva fra le proprie;
quindi le trasse la poltroncina rosea più accanto al fuoco.
--Mettiti qui.
--Prima faccio il thè.
--Niente, signorina; quando ho ordinato una cosa, deve essere,
altrimenti cambiate medico.
--Preferirei di cambiare malattia.
--Ti converrebbe prima mutare di testa: Guillotin, il più umanitario fra
noi medici, non è arrivato che ad inventare una macchina per tagliarle.
La contessa Maria si volse alla risata di tutti: aveva già tratto dal sacco
del lavoro un piccolo astuccio, e le si avvicinò aprendolo. Tutti si
appressarono per vedere. Era una medaglia d'oro, una madonnina di un
grande artista sconosciuto.
--Oh!--disse Bice,--quale meraviglia!
--È miracolosa?--domandò sardonicamente il dottore, che quella sera
cercava tutti i modi per divertire Bice.
--Come arte, senza dubbio,--rispose De Nittis.
--È stata benedetta sull'altare del Santo Sepolcro a
Gerusalemme,--soggiunse la contessa Maria.--Era della mia povera
mamma: ho voluto dartela stasera, perchè tu la porti sempre per amore
di lei.
Bice gettò le braccia al collo della contessa, reprimendo un singhiozzo.
La contessa Ginevra, Prinetti e Giorgi erano tornati prudentemente alle
loro sedie per non aumentare la commozione di quella scena, della
quale il dottore cominciava già ad impazientirsi. Bice prese la medaglia
per la sottile catenella d'oro, e se la mise al collo, sopra l'abito. Si
vedeva che aveva freddo; allungò i piedini verso la grata lucente del
camino, stringendosi dentro le vesti.
--Propongo fra noi tre,--disse il dottore,--un bicchierino di rhum.
Prinetti e Giorgi avevano ripreso il bezique, la contessa Ginevra e la
contessa Maria le calzettine. Il salotto si manteneva silenzioso, ma a
poco a poco il dottore, aiutato da De Nittis, riuscì ad annodare con Bice
una conversazione; veramente egli non vi era molto forte, ma l'altro, il
grand'uomo della loro piccola società, pensatore ed artista squisito,
sapeva mettere nei propri discorsi un fascino quasi femminile. La sua
voce morbida e sonora sembrava talvolta dilatare il significato delle
parole come una musica.
Riprese dal collo di Bice la medaglia, e compiacendosi da principio a
farle notare tutte le finezze del disegno, si perdette a poco a poco nella
poesia della Vergine Madre di Dio, come prima era balenata nella
fantasia torbida e grandiosa dei profeti israelitici, e nella vittoria del
cristianesimo occupando poi tutti i cuori aveva potuto di leggenda in
leggenda salire sino al paradiso di Dante, per riapparire nuovamente,
attraverso il barocchismo del moderno culto gesuitico, in un altro idillio,
alle anime semplici dei contadini nelle campagne della Salette e di
Lourdes. Il dottore lo ascoltava, preso anch'egli all'incanto di quel
mondo di fantasmi religiosi, senza i quali l'umanità, malgrado tutte le
forze della salute, non avrebbe saputo vivere. Era il trionfo della donna
al disopra di sè medesima, librata nella purità come in una luce
rivelatrice.
--La verginità cristiana,--proseguiva De Nittis con un tremito leggero
nella voce,--non è più la preparazione all'amore, l'attesa della maternità,
come nel mondo antico: l'uomo ne è escluso. Egli non saprebbe essere
vergine, perchè nella sua lotta contro la natura deve subirne tutti i
contrasti e penetrarne tutte le contraddizioni. L'uomo potè, con uno
sforzo supremo di ascetismo, salire sino alla castità isolandosi dalla vita,
ma questo suo trionfo parziale non ebbe mai il valore di un principio
religioso. La verginità è femminile: tutte le religioni lo hanno sentito,
quasi tutte, almeno le più eccelse, osarono la fusione fra i due termini,
verginità e maternità. Ma nel cristianesimo questo simbolo divenne
anche più alto, e Maria vergine madre ne perfezionò la stessa bellezza
plastica con una nuova perfezione morale: quindi ella fu la più vera
bellezza umana nell'immunità dalle deformazioni del piacere, e
l'eroismo più puro accettando tutti i dolori dell'umanità nel proprio
figlio senza aver peccato nel partorirlo. Nessuna poesia supererà mai
quella della Madonna cristiana, giacchè coloro che come voi, dottore,
non si prostreranno alla sua immagine, dovranno adorarla nello spirito.
--I preti non spiegano così il mistero.
--Non l'ho
Continue reading on your phone by scaning this QR Code
Tip: The current page has been bookmarked automatically. If you wish to continue reading later, just open the
Dertz Homepage, and click on the 'continue reading' link at the bottom of the page.