La contessa di Karolystria | Page 8

Antonio Ghislanzoni
concitazione dei movimenti, sulle prime

la si potesse scambiare per un fantasma.
--Grazie! mille grazie, signor abate! esclamava a sua volta quel
personaggio in gonnella, che, avanzandosi, lasciava dietro i suoi passi
un rigagnolo.
Il parroco, uscito ad incontrare quell'ospite inaspettato, lo introdusse
nel salottino, commiserandolo con parole e con sguardi ripieni di
dolcezza evangelica.
--Il mio bisogno più urgente, disse il visconte (i nostri lettori lo avran
già riconosciuto) è quello di spogliarmi di queste vesti dove sta raccolta
tant'acqua da spremerne un mare. Con questa pozzanghera indosso, non
posso fare un movimento, non posso sedere... Ah! l'ho scampata bella!
Si è mai dato un acquazzone più micidiale? Io veniva da Burgoflores; il
mio cavallo, spaventato dal fragore di un fulmine, mi avea balzato di
sella... Ho dovuto proseguire a piedi sotto un diluvio dì pioggia, per una
strada tramutata in torrente... Buon per me che all'ingresso del paese ho
veduto del lume agli spiragli delle vostre griglie; buon per me che,
bussando alla vostra porta, ebbi la consolazione di vederla aprirsi
immediatamente e di trovar qui l'accoglienza più cordiale ed onesta!
Dunque, miei buoni reverendi, non serve che io insista davantaggio....
Compite l'opera di carità, liberatemi da questo incubo di acqua piovana
da cui sento a dozzine filtrarmi i reumi nelle carni e nelle ossa. Io spero
bene di potere un giorno compensarvi...
--Calmatevi, gentildonna, interruppe il parroco con apostolica
benevolenza; poiché il Signore Iddio e la beata Dorotea nostra patrona
ci hanno voluto porgere una così bella occasiono di esercitare la carità e
la fratellanza cristiana, noi soccorreremo con gioia al vostro infortunio,
esclusa ogni idea di compensi terreni. Don Fulgenzio, conducete subito
alla guardaroba questa donna sventurata! La nostra guardaroba, o
gentildonna, non può fornirvi che degli abiti da prete; ma, tanto, per
questa notte vi serviranno... Domani si penserà a far asciugare e stirare
le vostre gonnelle; e voi potrete, o signora, colla benedizione di Dio,
riposata ed incolume, proseguire il vostro cammino.
Il visconte, amantissimo, come sappiamo, delle strane avventure,

all'idea di quel nuovo e bizzarro travestimento, provò un sussulto di
gioia, e seguendo senz'altro attendere il coadiutore che lo precedeva col
lume, salì con esso alle stanze superiori, dove il dabben prete, dopo
avergli messo innanzi un copioso assortimento di braghe e di sottane
nere, lo lasciò solo. Era don Fulgenzio uno di quei preti esemplarmente
morigerati, ai quali sembra di commettere peccato mortale al solo gettar
gli occhi sul collo ignudo di una donna.
In meno di un quarto d'ora la trasfigurazione del visconte fu completa. I
due reverendi che lo attendevano nel salottino, al vederlo rientrare, non
poterono trattenere un'esclamazione di meraviglia. Essi erano ben lungi
dall'immaginare che una donna potesse con tanta dignità e disinvoltura
portare l'abito sacerdotale. Il visconte avea le sembianze di un ingenuo
e modesto diacono, che rientra dalla chiesa nella sacristia dopo aver
celebrata la sua prima messa.
--Miei ospiti reverendi, disse il giovane coll'accento della più cordiale
riconoscenza, in questi abiti asciutti e puliti m'è sembrato di rivivere.
Ora, vi prego di non darvi altra pena per me. La notte è molto avanzata,
andate a riposarvi. Io attenderò il mattino in questo salotto, dormirò
sovrà una seggiola....
--Per verità, interruppe il parroco, saremmo stati imbarazzati ad offrirvi
una camera ed un letto. Domani, per solennizzare il centenario della
nostra santa patrona, deve giungere a Mirlovia l'arcivescovo di
Rosinburgos, e noi, naturalmente, abbiamo già preparati i letti e
addobbate le camere per alloggiare monsignore ed il suo seguito.
Poichè non vi disgrada di passare la notte in questo salottino, vi prego
di osservare che qui vi è un divano abbastanza soffice e pulito, dove
potrete coricarvi. Buona notte, signora! Sulla mensa c'è del pane e del
cacio, nel fiaschetto dell'eccellente malvasia; servitevi a piacer vostro!
Noi siamo affranti dalle fatiche della giornata e abbiamo bisogno di
dormire in pace qualche ora.... Che il buon Dio vi benedica e guardi noi
tutti dalle tentazioni!
--Amen! rispose don Fulgenzio, uscendo col parroco dal salottino.
E il visconte rimase solo a pavoneggiarsi nel suo abbigliamento da

abate, in preda ad una esaltazione di ilarità, che mai l'uguale gli era
accaduto di gustare nelle molteplici vicende della sua vita avventurosa
e brillante.

CAPITOLO V.
La pioggia era cessata, le nubi si diradavano, e all'orologio del
campanile battevano i tre tocchi.
--Non mi farebbe male l'adagiarmi per qualche ora su quel divano,
pensava il visconte, dopo aver sorseggiato un mezzo bicchiere di
malvasia. Alle cinque i miei reverendi ospiti saranno in piedi, ed io...
Ma... ho ben inteso? Qualcuno ha bussato alla porta di strada... Due
colpi ancora... Chi sarà il malcreato che ad ora sì avanzata della notto
osa martellare con tanta ferocia la porta della casa parrocchiale?...
Balzò dalla seggiola, prese il lume, attraversò lesto lesto il porticato, fu
alla porta,
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