La battaglia di Benevento | Page 4

Francesco Domenico Guerrazzi
troverebbero appena gli amici?? Onde io, che sento la fortuna apparecchiarsi a darmi colpo uguale, nel presagio mi attristo, e vado meco stesso ripetendo le parole di Demostene. Una gente crudele ha preso a versare vituperio su la mia terra, e a torto. Dio la perdoni! Per ora a me non si addice pronunziare che una sola sentenza, ed �� questa, che se vivo non potr��, morto almeno mi fie grato trovarvi la pace che desidero. Ordinariamente cessano gli odii sopra la sacra soglia della morte, e spesso convertonsi in fervidi amori ed in cocenti rimpianti: che anche di me abbia a succedere questo io spero, ed in tale speranza mi acquieto.
Lo Assedio di Firenze dedicai a persona anonima, e cos�� rimanga: questo �� un segreto fra un sepolcro e me, n�� a me giova levare il sigillo della morte.
La Isabella Orsini dedicai a Gino Capponi.
La Battaglia di Benevento incontr�� fortuna oltre il merito: di questa pu�� dirsi, che fu quasi il Beniamino della critica, e fino ad oggi essa ebbe l'onore di ben quattordici edizioni: per�� in siffatta specie di trionfo letterario, nei tempi novissimi si levarono parole acerbe, come anche in Roma accadeva in ogni trionfo. Non avendo mai speso inchiostro a difendere il pregio degli scritti miei, non mi prende vaghezza d'incominciare a farlo adesso: dello ingegno giudichi ognuno come gli piace, dell'onor mio come deve. Tuttavolta se m'interdico dir bene dei miei scritti, prego licenza per dirne alcun poco di male. Rileggendo adesso la Battaglia di Benevento, parmi libro ardentissimo e non di bella fiamma: vi traspira dentro certo sgomento per nulla naturale alla et�� in cui lo dettai, che fu il mio ventunesimo anno, e un alito di dubbio, che appena si perdona agli uomini i quali sviati dalle decezioni si sentono sazii di vita: fra tutti i tristi peccati, pessimo. Di ci�� ne incolpo tre cose principalmente: i molti guai, che me fino dai primi anni inasprirono, e la pazienza corta a sopportarli; la condizione dei tempi, che parve agli inesperti irrimediabile; e il culto che professavo e professo ancora a Giorgio Byron. Ma se questo basta alla scusa, non giova alla lode, conciossiach�� l'uomo deva tenere in s�� la sua tristezza, e non ispanderla a sgomentare l'anima altrui; abbia virt�� di adoperare egli vivo la carit�� della quale io rinvenni cortese un morto. Nel Cimiterio inglese dentro le mura di Livorno, occorre una lapide dove si legge incisa la iscrizione che parla cos��. ?Morii di tristezza1 sul fiore degli anni: passeggiero, leggi il mio nome, e affrettati ad allontanarti, per sospetto che il vento ti soffii addosso parte della mia polvere, e ti attacchi il male crudele che mi condusse a morte.?
1 Umor nero.
Rispetto alle condizioni dei tempi, la esperienza dimostra unicamente vero il consiglio che dava Focione al suo giovane amico: ?Non �� lecito, o Nicocle, disperare giammai della salute della Patria.? Ma la esperienza, anche per coloro a cui frutta, �� pianta tarda. Rispetto al Byron poi, giova rammentare che n�� sconforti, n�� dubbii, lo trattennero di dare vita e sostanze per la causa di Cristo e della Libert��.
Certo, lo scopo della Battaglia di Benevento fu quello, che altrove annunciai, compreso nel detto dello Alfieri:
?...... oh! ben provvide il cielo, Che uom per delitti mai lieto non sia.?
Tuttavolta di leggieri confesso, che il modo col quale apparisce dettato il Libro, toglie non poco alla efficacia del fine proposto.
Questa edizione comparisce notabilmente emendata, e nello stile corretta, non per�� mutata: avvegnach�� per volgere degli anni o in meglio o in peggio lo stile muti, e i rattoppi stridano con la stoffa, come i ritocchi a secco sopra gli affreschi: nonostante questo, per varianti, emende e correzioni, la edizione Le Monnier �� l'unica che io ritenga normale della Battaglia di Benevento.
Vivi felice.
Dal Carcere delle Murate, questo d�� 4 giugno 1852.
F.-D. GUERRAZZI.

LA BATTAGLIA DI BENEVENTO.

CAPITOLO PRIMO.
FURORE.
Gli occhi infiammati, e pregni Di lagrimevol riso; Roca sonar la voce, e le parole Con subiti sospiri; Stare inqu?eto, andare Frettoloso, e voltarsi Spesso, quasi altri il chiami. Son certissimo segno Di un antico furore. CANACE, tragedia antica
�� mai vissuta creatura umana, che sollevando le pupille al cielo d'Italia abbia negato esser questo il pi�� puro sereno che mai rallegrasse il sorriso di Dio?--�� mai vissuta creatura umana, che sollevando le pupille al cielo d'Italia allorch�� il figlio primogenito della Natura lo veste della pompa dei suoi raggi non abbia sentito suscitarsi la mente pei grandi che non sono pi��, di cui il nome �� rimasto nell'anima come armonia di arpa che cess�� di esser tocca?--Quali braccia non si prostesero a quell'astro di vita, mentre abbandonando alla notte il dominio del cielo, dai confini dell'oceano lo saluta con gli ultimi raggi, e non implorarono che rimanesse nella sua celeste dimora?--Ma s'egli part�� con la sera torn�� col mattino,
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