La Marfisa bizzarra | Page 7

Carlo Gozzi
ambidue si facevan la croce:?l'uno intuonava e l'altro rispondea,?insin che lor poteva uscir la voce.?Poi Galerana a letto si mettia;?Uggeri salmeggiando andava via.
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Marco e Matteo dal pian di San Michele,?che della guerra un tempo eran vissuti,?avevan fatto parecchie querele?di quella pace, ch'eran divenuti?poveri e al verde come le candele.?Ma finalmente anch'essi stavan muti,?e s'eran dati alla poetic'arte?per guadagnarsi il vitto in qualche parte.
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Poiché a Parigi allora era l'andazzo?di commedie, di critiche e romanzi,?e il popol n'era ghiotto anzi pur pazzo,?perché fosser riforme a quelli dianzi.?Marco in su' fogli venia pavonazzo,?Matteo del scrittoio fuor non creder stanzi;?sicché ogni mese uscían da' torchi al varco?due tomi: un di Matteo, l'altro di Marco.
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Ma potean ben su' fogli intisichire,?a' librai furbi alfin l'utile andava.?Pe' manoscritti avevan poche lire,?ed il libraio il resto s'ingoiava.?Avean provato a lor spesa far ire?talor la stampa, e il capital muffava,?perocché il libro senza de' librai,?non so per qual malia, non vendean mai.
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Donde lor convenia pregar que' tristi?e dir:--Quel libro fatemi dar via.--?Color, ch'eran peggior degli ateisti,?diceano:--In ciò vi farem cortesia.--?E avuti i libri:--Non c'è chi gli acquisti?--dicean:--quella è cattiva mercanzia;--?tal che Marco e Matteo con grande affanno?vedean pochi ducati in capo all'anno.
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Tanto che alfin lasciavano a' librai?a tre soldi la libra i tomi a peso.?Allora il libro divenia d'assai,?e molto ricercato s'era reso.?Cosí viveano smunti in mille guai,?e un altro foco contr'essi era acceso,?il qual scemava loro i partigiani,?che gli tenean per scrittor sovrumani.
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Erano inver poetastri cattivi;?pur dicean che scrivevan all'usanza.?L'usanza era esser scorretti e lascivi,?d'uno stil goffo e gonfio d'arroganza,?gergoni e ragguazzar morti co' vivi,?e il far di tomi nel mondo abbondanza,?e il predicar che gli antichi scrittori?non si dovean piú aver per buoni autori.
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Ma Dodon dalla mazza, paladino,?che a difender gli antichi era un Anteo,?sendo lor padri a lui sin da piccino,?non pativa l'apporsi a quelli un neo;?sicché stampava qualche libriccino?che facea disperar Marco e Matteo,?perch'ei rideva in esso a suo diletto,?dileggiando il compor grosso e scorretto.
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Infin chi nel Boiardo e l'Ariosto?letto ha de' paladini e del re Carlo?e il costume d'allora, dirá tosto?che di lor per ischerzo oggi vi parlo.?Tuttavia starò saldo al mio proposto,?e so ch'io dico il ver, so autenticarlo:?l'ozio, la pace e le scritture nuove?gli avean cambiati, ed ho ben mille prove.
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E vi dirò che Guottibuossi e seco?Gualtier da Mulion, famosi erranti,?perché sapeano un po' latino e greco,?andaron preti e a servir di pedanti.?E quell'altra notizia anche vi reco,?che preti, e co' caratter sacrosanti,?servian d'altri servigi lordi e goffi?prete Gualtieri e prete Guottibuossi.
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Orlando inver manteneva il suo grado?ed i nuovi costumi biasimava,?e per la corte e a tutto il parentado?di belle predichette sciorinava;?ma l'apprezzavan quanto un fraccurato.?Ognun dicea:--Ben dite,--e lo ascoltava;?e poi ridea quand'egli era partito,?gridando:--Grazie al ciel se n'è pur gito!--
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Ei tuttavia si ficca per le case,?co' padri la volea delle famiglie.?--Questi romanzi nuovi son la base?--dicea--del far l'amor di vostre figlie.?Gli antichi forse le avean persuase?d'un eroismo e a troppe maraviglie,?ma i nuovi l'han ridotte tanto vili?che un dí le troverete ne' porcili.
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Cembali, danze, musiche, canzoni,?riverenze, scamoffie, bei passini?sono inver giudiziose educazioni?per far le figlie candidi ermellini,?ed acquistare e cagionar passioni?da mandare i cervei fuor de' confini,?destando dicerie ne' popolazzi.?Voi siete padri saggi? Siete pazzi.
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Che cosa son questi discorsi eterni,?divenuti importanti ed essenziali,?di cuffie, stoffe e di color moderni,?d'armonie, di buon gusti tra i mortali??Le infinite botteghe, con quei perni?carchi di veli e nastri e merci tali?rese di conseguenza, che mai sono??Rispondete!--dicea--con chi ragiono?
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Lunge le figlie da commedie nuove,?perché le dame vi si vedon dentro
? rinvilite o, se virtú le muove, la foia le fa andare in sfinimento. Ed alla fine il vizio a tutte prove campeggia, ed è premiato ed ha il suo intento; onde le figlie a casa rimenate piene di tristi esempi e riscaldate.
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Io non iscopro in questi nuovi fogli?e in queste farse dette oggi ?esemplari??che debolezze e mal condotti imbrogli,?caratteracci arditi, e truffe e baci,?e tradimenti ai mariti e alle mogli;?poi sermon lunghi per porre i ripari.?Ma il vizio alletta e la predica stanca,?onde il mal cresce e il buon costume manca.
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Questa pace, quest'ozio, questa vita?del costume novel, Dio non lo voglia,?oltre che l'alma andar fará smarrita,?vi trarrá de' gran mali entro la soglia.--?E novera i perigli sulle dita?Orlando, e povertá, vergogna e doglia?e mille tristi effetti e conseguenze;?ma tenta invan purgare le coscienze.
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Né poté vincer altro il sir d'Anglante?che da Aldabella essere ubbidito:?non volle mai che servente od amante?se le accostasse a farle l'erudito.?Ella ch'era una dama delle sante,?di quelle ch'appelliam ?tutte marito?,?a' suoi voleri abbassava la fronte,?e cita in tutti i suoi discorsi il conte.
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Ma l'amor coniugale e l'obbedire?della contessa verso il suo consorte?erano cose che facean languire?l'immensa schiera delle dotte e accorte.?Bisbigliar basso si sentien, e dire:?--Ecco la scempia,--se veniva a corte.?Era la dama grave e timorata?una ?bella senz'anima? chiamata.
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Questo detto comun, che andava in giro:?--Bella è tale, ma l'anima le manca,--?avea posto un furore,
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