LAmuleto | Page 7

Neera
ci mettemmo a ridere discretamente, con
un intimo accordo che era tutto una dolcezza.
--Quando i rami saranno verdi tornerete qui ad ispirarvi.
--Non ho più tempo ora di fare versi.
--Ma di essere poeta sì? Ho sempre pensato che si può essere poeti
senza scrivere versi.
Egli mi guardò in un modo intenso e scrutatore, contento e quasi un po'
sorpreso di quello che avevo detto, come se superassi in quel momento
una sua segreta speranza. E l'aria intorno era divina, rotta da lievi
ondate di profumo che venivano dai giacinti.

Alessio correva innanzi e indietro per il viale.
--Alessio! non correre tanto, ti farà male.
--Credete davvero che gli possa far male--disse mio cugino--o non
subìte voi pure l'impressione di tutte le donne, le quali sentono
istintivamente il dovere di occuparsi dei loro figli ma non avendo lena
di cercare ciò che potrebbe essere il loro vero vantaggio, si appigliano
alla lezione più comoda e più vicina?
--O vicino o lontano ciò che interessa i nostri figli non è sempre il
nostro dovere?
--Soave Mentore, mi inchino alla vostra saggezza, ma non abbiate
paura della corsa. Essa è una preparazione alla vita.
Si levò il cappello per salutarmi e siccome io andava cercando qualche
altra parola prima di decidermi a quella di congedo, vedevo la sua testa
scoperta nel nimbo della luce e i suoi capelli che la brezza sollevava
con una morbidezza di mano amante. Non so perchè, ma trovavo una
soavità rara nel vedermelo davanti in quella attitudine di rispetto, sì che
la prolungai, dando forse anche a lui una sensazione indefinita di
piacere che mi parve di scorgere riflessa ne' suoi occhi.
E ancora, come la prima volta, la sua visita mi lasciò uno strascico di
gioia, una pienezza di idee, di orizzonti nuovi. Qualche cosa di simile
lo avevo provato nella mia primissima gioventù, risanando da una
grave malattia. Era, come allora, un risveglio di tutta la mia sensibilità,
un accorrere di forze e di desiderî verso una vita nuova, o precisamente
un incominciare a vivere.
Per quanto volessi indagare nelle mie più lontane memorie non avevo
mai conosciuto nessuna persona che somigliasse a mio cugino; nessuno
mi aveva mai parlato nel modo che parlava lui.
Veramente chi avevo io mai conosciuto oltre il mio povero padre quasi
infermo, i nostri contadini, qualche amico visto ben di rado, il dottore,
il curato e mio marito?

Lontanamente nella mia infanzia si delineava il ricordo di un vecchio
signore che veniva qualche volta in casa nostra e che mio padre
chiamava un uomo superiore. Mi restò in mente questa parola per aver
udito mio padre che diceva alla mamma, in seguito ad una contesa di
parenti: "Ascoltiamo i consigli di*** che è un uomo superiore." Da
allora in poi mi misi a considerarlo attentamente tutte le volte che
veniva e mi restò impresso, più che il suo volto, l'espressione di esso:
certi movimenti di sdegno, certi altri di pietà, sopratutto una attitudine
costante di slancio e di distacco dalla terra.
Non potrei dire che mio cugino somigliasse al signor***, molto più che
mio cugino era giovane e bello e il signor*** aveva i capelli bianchi e
le guancie infossate, ma pure se c'era un paragone possibile io dovevo
risalire fino a lui e ricordarmi la profondità di quegli occhi, la luce di
quel sorriso. Tutti gli altri uomini e donne, entrando in una casa
chiedono: Come va la salute? Poi discorrono del tempo, del caro dei
viveri, della epidemia dominante, dei fatti dei vicini e dell'ultimo
morto.
In collegio mi avevano parlato, è vero, degli eroi greci e romani e in
chiesa dei nostri santi martiri; avevo anche letto in una Antologia
classica gli squarci dei migliori poeti, ma tutta questa gente era così
lontana da me che io non la potei mai rivestire di carne e di ossa, nè
pensare mai che fossero miei simili.
Quando mi presentarono l'uomo che dovevo sposare mi parve, nella
limitazione de' miei confronti, quasi perfetto. A me, povera fanciulla
ignara, la sua disinvoltura di giovinotto elegante fece molta
impressione e poichè mi faceva regolarmente la sua corte credetti che
mi amasse. Forse, chi lo sa! mi avrà amata allora--quantunque io abbia
compreso di poi che quello non poteva essere il vero amore. Nemmeno
un anno egli stette con me; si annoiava della mia compagnia e della
solitudine campestre e appena ebbe la certezza del bambino che doveva
nascere tornò alle sue abitudini di società mondana e di viaggi. Mi
aveva promesso di darmi un appartamento in città per passare assieme
almeno l'inverno, ma se ne schermì sempre o con una scusa o coll'altra;
così senza scissure e senza ragioni il nostro matrimonio si era quasi

sciolto. Sulle prime avevo pianto assai e assai pregato; mi ero umiliata
a confessargli che non potevo
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