LAmuleto | Page 6

Neera
Presi dal tavolino il mio ricamo e infilai l'ago senza
rispondere. Io avevo forse desiderato la visita di mio cugino ed ecco
che la speranza tanto rosea si mutava in un'aspra realtà. Ero decisa a
non aprire più bocca; fu Lui che prendendo un gomitolo di seta celeste
e palleggiandolo nelle mani, disse:
--Ho trovato alla Querciaia un disordine orribile. Mi piace
esteticamente quella vecchia fabbrica che ha i muri di una fortezza e sui
muri tante rose arrampicanti, e poi io sono sentimentale, sento delle
voci arcane in tutti gli angoli della casa dove i miei vecchi sono nati e
sono morti; ma, francamente, vi sono troppe ragnatele, troppi topi e
troppi usci che non chiudono. Ho impiegato sei giorni, tanti quanti ce
ne vollero per la creazione del mondo, a ordinare i libri negli scaffali. I
quadri sul solaio mi daranno un da fare grandissimo; io non sapevo di
avere tanti antenati alloggiati così male. Mi sento sopratutto mortificato

in riguardo di una leggiadra bisavola bella come un amore, con certe
maniche corte sopra un braccio idealmente bianco e certe mani... così,
come le vostre. Un topo le ha portato via il fazzoletto ch'ella reggeva
con due dita; oh come metterei volontieri a quel posto il mio cuore,
Al posto di una trina Un cuore sanguinante....
I versi non sarebbero cattivi, ma sono falsi, il che è peggio. Il mio cuore
non sanguina affatto; è giovane, forte e gaio. Farò mettere la mia
bisavola, dopo accurati restauri, nel salotto e questo mi pare tutto ciò
che si può pretendere da un nipote.
--Un nipote poeta--dissi, avendo potuto durante la sua divagazione
rimettermi un poco.--Anche il boschetto di acacie che sta in fondo al
mio giardino sa che siete poeta.
--E voi come lo sapete?--chiese sorridendo.
--Non vi è noto che le piante parlano?
--Ah! sì è vero! La quercia disse una volta alla canna: perchè ti pieghi
così facilmente al soffio del vento? La canna abbassò la testa
mortificata; ma venne un forte uragano, la canna si piegò a tempo e la
quercia investita dal fulmine fu gettata a terra.
--Perchè era stata superba!--esclamò Alessio trionfalmente.
--Vedo che la mia favola non è nuova.
--Racconto sempre delle favole al piccino.
--Fate bene. Questi grandi insegnamenti in forma umile si imprimono
nella mente e appena che il terreno sia propizio dànno frutti insperati.
Quando io avrò dei figli li alleverò con un sistema affatto semplice e
patriarcale, tuttochè ispirato ad una moderna libertà di concetti. Molti
complicano l'educazione con una infinità di pratiche inutili, spesso
nocive, mentre sarebbe così facile educare nel sentimento del bello e
del vero.

--Io prenderò presto un buon precettore per Alessio.
--Ma dove lo prenderete? Una buona madre è rara, un buon padre più
raro ancora, un buon precettore quasi introvabile. Vi consiglierei di
stare al minor danno.
--Che in questo caso sono io?...
--Appunto; oh! ma un danno così minimo....
Egli pronunciò queste parole con una dolcezza che mi commosse.
--Sono troppo ignorante, è vero.
--Non occorre neanche una grande cultura per allevare un fanciullo e
farne un uomo. Quando si ha un'anima come la vostra si arriva a tutto
per sola forza d'amore.
Aveva detto: un'anima come la vostra. Conosceva Egli la mia anima?
Questo dubbio mi turbò, ma per un solo istante: la confidenza rinacque
subito al suono della sua voce leale, al contatto delle sue idee elevate
sempre, anche quando non erano gentili.
--Dovreste leggere un po'.
--Oh! sì, volontieri!--esclamai con impeto.
Egli stette in silenzio, meditando, con un baffo chiuso fra l'indice e il
pollice. Sembrava aver dimenticato dove si trovasse ed io mi guardavo
bene dal disturbarlo perchè sentivo che anche senza parole la sua
compagnia era preziosa.
Finalmente disse:
--Vi porterò io qualche libro.
Si alzò per partire.
--Non state più tanto tempo senza lasciarvi vedere, ve ne prego.

--Dipenderà dal caos in cui mi sono cacciato. Vi immaginate voi ch'io
possa fare le cose a mezzo? La Querciaia è da rifare e bisogna rifarla.
In questi paesi non si hanno gli operai che si vogliono e in molte
faccende conviene ingegnarsi da sè. Conoscete un buon falegname, per
esempio?
Discorrendo lo avevo accompagnato fino all'uscio. Una ondata di sole
entrò dalla porta aperta e Alessio si pose a battere le mani.
--La primavera è venuta--disse Lui--non fiorisce ancora il vostro
giardino?
--Oh! appena qualche giacinto. Andiamo a vedere.
Discendemmo lo scalone tutti e tre e quando fummo nel viale mio
cugino si fermò a guardare il giardino ancora brullo ma colle aiuole già
smosse, preparate per la seminagione.
--Sapete che è una posizione magnifica questa?
--Non c'è male, abbiamo fin troppo sole.
--Fra quindici giorni tutto sarà sbocciato qui; la Querciaia invece è in
ritardo. Ah! ecco il boschetto chiaccherino che divulga i segreti....
Eravamo presso alle acacie e
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