Il ritratto del diavolo | Page 7

Anton Giulio Barrili
stenti tanto a capirla? Ne sarà
innamorato. È così naturale che un giovanotto s'innamori d'una bella
ragazza! Domandane a Tuccio di Credi: egli ti risponderà....
--Che sei uno scimunito;--interruppe Tuccio di Credi, dando al
Chiacchiera una guardataccia, che pareva volesse mangiarselo.
Ma il Chiacchiera non si spaventava per così poco.
--Oh, ecco,--gridò egli, ghignando,--ecco una riprova di ciò che ha
detto Parri poc'anzi, sulla varietà delle espressioni. Guardate Tuccio di
Credi, se non sembra tutt'altri. O Tuccio, chi ti facesse il ritratto in
questo momento, in fede mia, non ti renderebbe un servizio.--
Tuccio di Credi, veduto così sottosopra, cioè computando l'una cosa per
l'altra, poteva anche passare per un bel giovinotto. La carnagione, è
vero, traeva all'olivastro; ma non è detto che l'olivastro sia un brutto
colore, e ci son molti a cui simili impasti di giallo e di verde non
dispiacciono punto. E poi, s'accordavano bene con quella tinta scura i
capegli e le sopracciglia nerissime; di guisa che sotto quella vigoria di
toni fuligginosi, l'olivastro delle carni poteva acquistare l'apparenza di
un amabile pallore. Ma anche Tuccio di Credi aveva un tipo
mobilissimo, che giustificava pienamente l'osservazione beffarda del
Chiacchiera. Incominciamo a dire che nel suo volto si notavano due
parti distinte, la superiore virilmente modellata, a contorni risentiti e
gagliardi, l'inferiore timidamente condotta, quasi appena accennata. Si
sarebbe detto che la natura, facendo quella testa, si fosse annoiata a
metà dell'opera sua. Il naso, ad esempio, non era in proporzione con
l'ampiezza della fronte; le labbra sottili e smorte mancavano di
fermezza; il mento sfuggiva senz'altro. In quella faccia, fluita di mala
voglia, c'era alcun che di stonato, che i pochi peli vani delle labbra e del
mento non bastavano a dissimulare, e che la barba più folta non
avrebbe potuto correggere. Anche gli occhi, neri, ma senza luce, dipinti

di nerofumo, lasciavano qualche cosa a desiderare. Per solito, li
vedevate poco; sfuggivano ad ogni esame. Quando Tuccio di Credi
parlava con voi, quegli occhi guardavano sempre in basso e da un lato;
poi, tutto ad un tratto, vi passavano dall'altro, senza che li aveste veduti
fermarsi sui legacci del vostro giustacore. Osservando il rapido trapasso
di quei due lumi spenti, pensavate involontariamente alla lucciola, che
nel fosco della notte vi brilla trasvolando da destra, indi vi apparisce a
sinistra, dopo esservi passata davanti alla chetichella, rattenendo il
palpito della sua luce fosforica.
Mastro Jacopo, una volta aveva detto di lui:
--Tuccio di Credi non sarà mai un valente disegnatore. Un uomo che
non guarda mai davanti a sè, può egli vedere quel che si faccia?
Alle beffe dal Chiacchiera. Tuccio di Credi aveva aggrottate le ciglia e
si era morso le labbra. Indi, facendo spallucce, aveva risposto:
--Che grullerie! Basta che il primo venuto dica una cosa per chiasso,
perchè tu ci fabbrichi subito un ragionamento. Già, non l'hanno
battezzato il Chiacchiera per nulla. Oggi tu hai visto l'innamorato in
una figurina di donna, e questo è anche peggio della trovata di Parri
della Quercia. O che? Non si può egli vedere una bella ragazza per via,
e sentire il desiderio di segnarne il profilo sulla carta, come si segna il
profilo d'un frate che va alla cerca, o d'un cane che s'accosta al muro?
L'uomo che vuole avanzare nell'eccellenza dell'arte, studia tutto quello
che vede. E se gli capita di vedere qualche bella figura di donna, vuoi
tu che chiuda gli occhi e dica: Domine salvum fac, come un santo
eremita, esposto alle tentazioni del diavolo?
--Se almeno ce ne fossero due, qua dentro, di donne!--ribattè il
Chiacchiera, che non voleva darsi per vinto.--Ma, a farlo a posta, non
c'è che questa, non c'è.
--Non prova nulla.
--Prova moltissimo. Che non ci sian più belle donne, in Arezzo? O che
abbiano presa l'abitudine di tapparsi in casa, quando passa il Giotto

redivivo?
--Ah sì, Giotto ridivivo! Ben detto!--esclamò Lippo del Calzaiuolo.--Se
ti sente mastro Jacopo, ti abbraccia e ti bacia sulle gote.
--Chi parla di mastro Jacopo?--gridò una voce, che mise lo scompiglio
nella brigata.--E chi ho da baciar sulle gote, se è lecito?
--Maestro!--dissero i garzoni, tirandosi indietro mogi e confusi.
Il maestro si avanzò in mezzo al crocchio e vide il quaderno dei disegni
di Spinello Spinelli.
--Ah!--riprese egli, con accento mutato.--Studiavate? Ammiravate
anche voi quel che sa fare questo bravo giovinetto? Avanti, su, si faccia
avanti quello che ho da baciar sulle gote, e mi dica cosa pensa di
Spinello Spinelli.
--Maestro,--scappò fuori il Chiacchiera,--io non so se mi bacerete sulle
gote, o se piuttosto non mi allungherete una pedata; ma dico, con vostra
licenza, che questo Spinello ha voluto fare un ritratto, in questo piccolo
schizzo.
--Orbene,--disse mastro Jacopo, rabbruscandosi;--e se avesse proprio
voluto fare un ritratto, che ci vedreste di male voi altri?
--Niente, Dio guardi; niente nell'intenzione. Ma quanto all'esito
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