Il fallo duna donna onesta | Page 8

Enrico Castelnuovo
proposto un
sistema di segnali per conversare insieme nell'ora in cui egli era a bordo;
ella non volle; non volle nemmeno visitare il bastimento. Confessò che
quella mole bianca le destava un terrore superstizioso, confessò che
l'odiava. O forse il suo rifiuto aveva una ragione più semplice. Le
ripugnava esporsi ai commenti dei compagni di Guido, che senza
dubbio avevano scoperto l'intrigo galante del loro amico.
Comunque sia, era vero ch'ella odiava il Cristoforo Colombo, ma non
l'odiava perchè tra poco le avrebbe portato via il suo amante. Per
quanto ella tentasse giustificare ai propri occhi l'onta della sua caduta
con la scusa della passione, ella non poteva sperare, non poteva
nemmeno augurarsi che questo stato di cose durasse a lungo. Che
Guido di Reana partisse presto, che partisse per lidi remoti era forse il
meglio che potesse succedere. Ma il Colombo rappresentava per lei una
di quelle fatalità della vita contro cui si ribellano gli spiriti logici,
positivi, nemici dell'imprevisto. La Teresa Valdengo pensava che se
quel bastimento, anzichè salpare da Venezia pel suo viaggio di
circumnavigazione, fosse salpato da Genova, da Napoli, dalla Spezia,
da Taranto, ella, secondo ogni probabilità, avrebbe continuato a menar
la sua esistenza scolorita ma calma e serena, e sarebbe giunta rispettata

e tranquilla a quel porto della vecchiaia che non teme più le burrasche.
Ah per questo ella odiava il Colombo.
Intanto sui giornali si leggevano notizie contradditorie circa alla data
della partenza e all'itinerario della nave. Un giorno la Gazzetta aveva
un telegramma da Roma portante l'annunzio che il capitano di vascello
Gerletti destinato a comandare il Cristoforo Colombo era stato ricevuto
da S. E. il ministro della marina. Pare, aggiungeva il dispaccio, che il
legno lascierà il porto di Venezia il 28 corrente e farà rotta per la Plata.
Ma il giorno appresso c'era una rettifica.
«Si afferma insistentemente che, in seguito alle perturbazioni politiche
dell'estremo Oriente, il Cristoforo Colombo non sarà diretto più per
l'Atlantico ma per i mari della China. Il comandante Gerletti è ancora
alla capitale. La partenza potrebb'essere ritardata di una settimana».
Era certo però che, se non agli ultimi di ottobre, ai primissimi di
novembre il Colombo avrebbe abbandonato Venezia, e la Teresa non
potè indugiar più oltre a secondare un desiderio di Guido. Egli voleva
ad ogni costo la sua fotografia. Quella di due anni addietro non gli
bastava; voleva quella della donna che lo aveva amato e ch'era
infinitamente più bella. E questa fotografia egli voleva metterla in
cornice, voleva collocarla nel suo camerino in un posto d'onore, come i
devoti tengono l'immagine della Madonna.
Ella tentennava la testa.--Prima che finisca il viaggio quante ce ne
saranno di queste Madonne!
--Una sola! una sola!--proruppe enfaticamente l'ufficiale.
Il fotografo (al servizio delle LL. MM. il Re e la Regina e decorato con
medaglia d'oro in parecchie Esposizioni) la ritrasse in due pose, e nel
prometterle, poich'ella aveva fretta, di mandarle l'indomani le prove,
aggiunse qualche sdolcinatura all'indirizzo della cliente che aveva
onorato tante volte il suo Stabilimento e ch'era sempre uno dei soggetti
che recano maggior soddisfazione all'artista. La Teresa, pur non
dandone segno, fu piuttosto punta che lusingata da questi complimenti

banali e non potè a meno di chiedere a sè stessa se in lei, per solito così
riservata nell'aspetto e nei modi, vi fosse qualche novità da autorizzare
una maggior confidenza. O forse la sua tresca era nota anche al
fotografo, o forse le si leggeva in viso ch'ella era uscita dalla via retta.
Comunque sia, l'indomani sera (era di martedì) ell'ebbe le prove,
riuscitissime tutt'e due, e stava esaminandole quando giunse Guido di
Reana.
L'ufficiale era turbato.
--Che cos'hai?--ella gli chiese prima ch'egli aprisse la bocca.
--Giovedì mattina si parte.
Ella impallidì. Doveva esserci preparata; c'era troppo dolore nella sua
voluttà perch'ella non dovesse invocarne la fine; pure all'annunzio della
separazione imminente ell'ebbe una stretta al cuore.
--Giovedì!--ella ripetè con voce sorda.
--Sì, al Ministero non sanno mai quel che si vogliono--disse Guido
sinceramente addolorato.--Pareva che avessero deciso di ritardare fino
ai primi di novembre; invece, che è che non è, oggi piomba da Roma
come un fulmine il comandante Gerletti e ci dà la bella notizia.
--E... dove andate?
--La prima tappa sarà Porto Said... Poi pel Canale, pel Mar Rosso, pel
Mare Indiano, finiremo in qualche porto della China o del Giappone a
marcir laggiù chi sa per quanti mesi.... Ma già tutto è lo stesso... dal
momento che ti lascio... Dio, Dio, che pena!
Egli aveva le lagrime agli occhi. Toccava a lei far la parte di
confortatrice.
--Era inevitabile... Almeno ti ricorderai?
--Potrei dimenticare?

Ella sapeva ch'egli avrebbe dimenticato, nondimeno finse di credere e
lo ringraziò con un mesto sorriso.
--E tu, e tu mi scriverai?--egli riprese con calore.
--Ti scriverò... Dove?
--Intanto a Porto Said... Ch'io trovi una tua lettera
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