Il fallo duna donna onesta | Page 5

Enrico Castelnuovo
amico.
--In tal caso, o presto o tardi il suo bravo predicozzo te lo farà.
--Dovresti essergli riconoscente di non farmelo che tardi.
--Non lo nego... Tuttavia...
--Che c'è ancora?
--Mi trovi sconveniente?
--Ti trovo... curioso fuori di luogo... Ecco...
--Se è così, taccio.
--Parla, andiamo.
--Quel Vergalli... Ma se non vuoi che continui?

--No, no, continua.
--Lo conosci da molto tempo?
Ella sorrise.--Da quindici anni... Quanti ne avevi tu allora?
Guido proseguì imperterrito:--Non è stato mai altro che un amico per
te?
--Un amico carissimo. Nient'altro.
--Però ti ha fatto la corte?
--Ha provato per me un'affezione sincera e profonda, che, vivente mio
marito di cui egli era intimissimo, ho piuttosto indovinata che scoperta.
--E quando tuo marito morì?
--Mi offerse la sua mano e il suo nome.
--Che non hai accettato.
--No... Avevo già trentacinqu'anni; egli ne aveva più di cinquanta.
Siamo vecchi tutti e due, gli dissi. Restiamo due buoni camerati.
--Egli consentì?
--A malincuore, ma consentì.
--Spererà sempre.
--Non credo.
--E quando è assente ti scrive? Anche adesso ti scrive?
--Sì.
--Sospetta il nostro legame? Cerca distaccarti da me?

La Teresa alzò verso l'ufficiale i suoi occhi limpidi atteggiati a
un'espressione di mite rimprovero.--Oh Guido! Tu mi dai un giorno
della tua vita, un giorno che non può aver domani, e da me vorresti
tutto, il presente, il passato e l'avvenire! Vorresti ch'io ti sacrificassi le
mie memorie, le mie amicizie... Non ti basta quello che hai avuto?
Guido si portò le mani alle tempie.--Hai ragione, Teresa... Sono un
pazzo, sono un perverso. Dovrei ringraziarti in ginocchio, e invece ti
tormento.
--Forse ho avuto torto io--ella riprese--di respingere l'offerta di Vergalli.
Diventando sua moglie avrei avuto una difesa.
--Se ci fossimo incontrati non mi avresti amato?
--Ah, no--ella rispose fieramente. Ma, pensando forse che l'orgoglio era
in lei fuori di posto, soggiunse a voce più bassa:--Spero.
--Cattiva! Avresti amato lui... nonostante la sua età?
--Tu dimentichi la mia... In ogni caso confido che un alto senso del
dovere mi avrebbe protetta, come mi protesse in gioventù.
--Così bella, così seducente, non hai avuto amanti?
--Inquisitore! Sono stata anch'io corteggiata, insidiata come le altre; ma
più fortunata delle altre, o più fredda, ho resistito.
Dopo una breve pausa susurrò con un amaro sorriso:--Ne valeva
proprio la pena!
--Per me, per me sei discesa dal tuo piedestallo di santa?--proruppe di
Reana cedendo nuovamente all'impeto della passione.--E dover partire!
Dover lasciarti!... Vuoi, Teresa, ch'io non parta? Ch'io trovi un pretesto
per rimanere accanto a te?
--Bambino!--ella disse.--Mi stimi così poco da presumere ch'io ti
consiglierei una viltà, che t'incatenerei alla mia esistenza, che rovinerei
la tua carriera?

--Dover lasciarti per tre anni!--ripetè di Reana seguendo il corso dei
suoi pensieri--Essere in capo al mondo, e saperti qui circondata da
gente che non risparmierà nessun mezzo per strapparti dal mio cuore!
Mentr'egli si sfogava in vane querele, un'infinita tristezza si dipingeva
sul volto della Teresa. Ella avrebbe voluto dirgli:--O fanciullo, tu parli
della nostra relazione come di cosa che possa sopravvivere a un
distacco di tre anni, e un'ora forse dopo che il Colombo sarà uscito dal
porto ti ricorderai appena di me, e forse tra pochi mesi, se t'accadrà di
dover discorrere di quest'avventura, te ne scuserai con gli amici... Una
condiscepola, quasi una coetanea di tua madre!... E intanto, disgraziato,
ti crucci all'idea che alcuno prenda il tuo posto e temperi l'acerbità del
mio cordoglio... S'io morissi dopo il tuo ultimo bacio, allora sì saresti
contento.
Eppure, di mano in mano ch'ella faceva queste riflessioni acerbe, la
Teresa sentiva rammollirsi il suo cuore; provava una pietà dolorosa,
quasi materna, pel giovinetto che adesso certo l'amava con un trasporto
sincero, che pendeva dalle sue labbra, ch'era a vicenda beato e infelice
per cagion sua. Nè gli rinfacciava il suo egoismo; non era lui l'egoista;
il grande egoista era l'amore. Anch'ella se ne accorgeva talvolta;
anch'ella, dopo la sua caduta, era assalita di tratto in tratto dalla febbre
dell'annichilimento, della distruzione. V'erano momenti in cui ella
capiva le regine, le imperatrici che avevano ucciso i loro amanti, perchè
le labbra che le avevano baciate non si posassero su altre labbra, perchè
i cuori ch'esse avevano sentito battere sul loro petto non si posassero
sopra altri cuori.
Lento lento egli le si avvicinò per di dietro, e chinandosi sopra di lei le
sfiorò i capelli.
Con un fremito ella arrovesciò la testa: negli occhi dolci e bellissimi
egli lesse il perdono e si chinò ancora di più... Le loro labbra si unirono.

IV.

La Teresa Valdengo non vedeva, si può dire, quasi nessuno; un po'
perchè la sua intimità con di Reana contribuiva a isolarla, un po' perchè
in quella stagione i suoi conoscenti, maschi e femmine, erano per la
maggior parte fuori di città. Invece non passava giorno che la posta non
le
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