Il fallo duna donna onesta | Page 4

Enrico Castelnuovo

vedeva l'immagine dinanzi a sè. Era pallida, scomposta; mostrava,
checchè sostenesse Guido di Reana, i suoi trentott'anni. Come mai egli,
che ne aveva ventidue, come mai aveva potuto innamorarsi di lei?

III.
--Dunque mammina no?--ripetè Guido.
Ed ella, alla sua volta, in tono secco, reciso:--Ho detto di no.
Le pareva, e non a torto, che quel titolo desse un'apparenza incestuosa
alla loro relazione.
--E allora diremo: Perchè il mio tesoro mi fa il viso duro?
Ella gli passò una mano nei capelli e sorrise.--È una tua fantasia.
--Mi ami sempre?
Spesso egli le faceva questa domanda, ed ella gli rispondeva di sì. Che
cosa poteva rispondergli? Che altra scusa aveva se non quella di amarlo?
Ma di tratto in tratto l'assaliva il dubbio che non fosse vero, ch'ella non
avesse nemmeno questa scusa, l'unica buona.
Oggi ella rispose sospirando:--Pur troppo.
--Perchè pur troppo? Perchè?
--Perchè faccio male, e nel male non si dovrebbe perseverare.
--A me tu hai fatto tanto bene!--egli esclamò, scoccandole un
bacio.--Sanguinavo ancora dai morsi di un demone, e adesso son
portato sulle ali di un angelo.
A lei spiacevano queste frasi ch'egli pronunciava con enfasi

melodrammatica. Si strinse nelle spalle e susurrò:--Che angelo!--Indi
soggiunse:--T'ho fatto del bene?... Non come voleva tua madre, a ogni
modo... S'ella sapesse!...
--Ti benedirebbe, mia madre.
Ella non replicò. Fors'era vero. Le madri considerano le cose sotto un
punto di vista speciale. La Teresa Valdengo aveva fatto dimenticare a
Guido di Reana la femmina indegna che lo aveva tenuto prima nelle
sue reti; la Teresa gli aveva dato momenti dolcissimi, non gli smungeva
la borsa, non gli chiedeva di sposarla, non pretendeva nulla; perchè la
madre di Guido non l'avrebbe benedetta? Sì, nel suo inconscio egoismo
l'ufficiale aveva côlto nel segno. A lui ella aveva fatto del bene. Che
importava a Guido ch'ell'avesse rovinata la propria esistenza? A lui ella
aveva fatto del bene. Non era abbastanza?
--A che pensi?--egli disse, vedendola taciturna, concentrata, chiusa in
sè stessa.
Ella tentennò la testa.--A niente.
Guido tentò una carezza più ardita.
Ella si ritrasse.--No, no.
Le accadeva talvolta di aver come un risveglio degli antichi pudori;
quasi l'illusione che non fosse vero ch'ell'avesse ceduto, ch'ella dovesse
ceder di nuovo. Sulle prime, Guido, sconcertato, confuso dall'inattesa
ripulsa, non capace ancora di dominare una certa soggezione che quella
donna gli ispirava anche dopo il fallo, si atteggiava a un dolore così
profondo e sincero, che ella stessa, la Teresa, non tardava ad aprirgli le
braccia. Ma, ormai, cresciuta la dimestichezza, sbollita alquanto la
passione, di Reana non si turbava per questi vani tentativi di resistenza,
e persuaso che la sua amante non lo avrebbe lasciato andar via in
collera, faceva l'indifferente, discorreva del più e del meno,
intercalando nel suo discorso, senza forse rendersene conto, qualche
parola acre, qualche allusione sgradevole.... Oh, così giovane aveva già
imparata l'arte di tormentare la persona amata!

--Domani il Colombo esce dall'arsenale--egli disse.
--Ah!--fece la Teresa.
--Verrà ad ancorarsi in bacino, dirimpetto alla Caserma del Sepolcro...
Dalla tua finestra lo vedrai benissimo... un po' a sinistra.
La Valdengo abitava un quartierino sulla Riva degli Schiavoni.
--Oh, lo vedrò per poco.
--No, no, il comandante Gerletti non è ancora arrivato, e scommetterei
che non si salperà di qui che alla fine del mese... Non parliamo di
malinconie adesso, e cerchiamo d'impiegar bene il tempo che ci rimane.
Egli fece di nuovo un movimento per abbracciarla; ella, di nuovo, lo
respinse. Stasera egli le pareva così volgare.--Santo Iddio, che non si
possa chiacchierare un poco in quiete, da buoni amici?... Via,
raccontami qualche cosa.
--Non ho nulla da raccontare--rispose di Reana alzandosi
dispettosamente. Prese da uno scaffale un volume legato con rara
eleganza, lo portò sulla tavola, e si mise a sfogliarlo. Era un de Musset
in edizione di lusso, con le illustrazioni di Bida.
--Anche questo è un regalo?--egli disse.
--Già, quasi tutti quei libri son regali.
--Del tuo conte?
--Di lui e di altri.
--Ma specialmente di lui?
--Specialmente di lui. Che te ne importa?
--M'è antipatico quel Vergalli. Non te n'hai mica a male?

--Non posso impedirti che ti sia antipatico... Ma non trovo cortese il
dirmelo... E poi è molto singolare che sia antipatica una persona che
non si conosce.
--Lo conosco a forza d'averlo sentito nominare. A ogni modo l'antipatia
è istintiva... è reciproca... Giurerei che se il conte Vergalli fosse qui non
potrebbe soffrire.
--Sono ipotesi.
--Pretenderesti forse ch'egli non avrebbe avversato il nostro amore?
--Certo che mi parrebbe più strano ch'egli l'avesse approvato.
--Ma che diritto--interruppe con qualche vivacità il sottotenente--che
diritto ha quel signor conte di approvare o non approvare la tua
condotta?
--Caro mio--replicò la Teresa--il diritto di giudicare i propri simili se lo
prendono tutti, anche quelli che non lo avrebbero... E Vergalli lo ha...
Ti ripeto ch'è amico mio, il mio migliore
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