Il fallo duna donna onesta | Page 3

Enrico Castelnuovo
sottotenente, ed egli le
aveva afferrata e coperta di baci la mano; poi tenendola forte con un
braccio le aveva, con labbra avide, temerarie, sfiorato i capelli, le
guancie, la bocca invano riluttante, aveva destato in lei, sorpresa,
smarrita, i palpiti del cuore e le febbri del sangue, e prima ch'ella
potesse risentirsi l'aveva stretta in un amplesso violento.
--Via di qua, infame... via...--ella gli aveva intimato subito dopo con
voce soffocata, levandosi in piedi bianca come una morta e accennando
all'uscio.
E mentr'egli confuso, vergognoso, balbettava qualche scusa e
raccoglieva goffamente il berretto cadutogli per terra, ella si
abbandonava sul divano nascondendo il viso tra le palme e rompendo
in singhiozzi.
Allora l'ufficiale le si era precipitato ai piedi, le aveva posato la testa
sulle ginocchia, e s'era messo a piangere come un fanciullo e a
implorare perdono.
Ella tentennava il capo senza rispondere, ma era manifesto che il suo
furore di poc'anzi era sbollito per incanto... Perdonare!... Che aveva ella
da perdonare a lui, povero ragazzo, che aveva ceduto agl'impeti della
sua età? A sè stessa, se fosse stato possibile, ell'avrebbe dovuto
perdonare. Era lei la colpevole. Se veramente non avesse voluto? Se
avesse serbato fin da principio un altro contegno? Se, da sciocca, non
avesse scherzato col fuoco?
Lento lento Guido alzò verso di lei i suoi belli occhi molli di lacrime, e
rinfrancato alquanto le dichiarò con accento appassionato il suo amore.

Tanto, tanto l'amava. Dal primo momento che l'aveva vista l'aveva
amata. Sua madre gliel'aveva descritta ancor giovine e bella, ma egli
non s'era mai immaginato di trovarla così bella, così giovine, così
seducente. Che cosa erano al paragone tutte l'altre signore ch'egli aveva
conosciute? E la sua voce? Quella voce ch'era una musica, che gli era
discesa subito al cuore, che aveva fatto vibrar le corde più riposte della
sua anima, che era stata per lui come la rivelazione d'un mondo
sconosciuto, di una vita nuova?
La Teresa cercava di chiudergli la bocca.--No, non dica cose assurde...
Dica che s'è lasciato trascinare dai sensi... Non parli d'amore... Vada
via.... Amore fra lei e me? Non sa quanti anni ho?
--Non sono degno, questo è vero, non sono degno ch'ella mi
ami--replicava l'ufficialetto con esaltazione crescente---ma ella non può
impedirmi di amarla, non ha il diritto di mettere in dubbio il mio
amore... Non so infingermi, glielo giuro... Domandi a tutti quelli che mi
conoscono, domandi a mia madre.
Questo suggerimento di rivolgersi per informazioni alla mamma in
un'occasione simile parve così grottesco alla Teresa che l'ombra d'un
sorriso le passò sulle labbra. Egli se ne accorse.--Vedo bene che mi
perdona--soggiunse, riafferrandole le mani.--Angelo, angelo, angelo!
--Basta, basta--ella riprese tentando di svincolarsi.--Si levi in piedi... E
se vuole che le perdoni, vada via... e non torni più.
--Ah no... non m'infligga questa condanna--gridò il sottotenente
rimanendo in ginocchio.--Qualunque altra più grave, non questa...
--Insomma, che cosa pretende?---replicò la Teresa che, suo malgrado,
si sentiva sempre più debole, sempre più disposta all'indulgenza.
--Qualunque altra--ripetè di Reana senza rispondere alla
interrogazione.--M'imponga di andare a casa e di tirarmi un colpo di
revolver...
--Zitto! È pazzo?--interruppe spaventata la povera donna.

--Oh... lo farò... anche s'ella non me l'ordina...
--Di Reana! Che spropositi dice?
--Lo farò s'ella mi chiude la porta in faccia... s'ella non mi lascia il
tempo di riabilitarmi ai suoi occhi... In fine, dopo aver toccato l'apice
della felicità, che cosa ci può esser di meglio che morire?... Ma pensi,
ma giudichi lei... Potrei vivere con l'idea ch'ella mi ha messo alla porta
come un brutale che ha sorpreso la sua buona fede e che non aveva
nemmeno la scusa di amarla?
--Via, di Reana... Gliel'ho detto che le perdono... Crederò ch'ella mi
ami... È assurdo, ma lo crederò...
--Deve crederlo--insistè l'ufficiale.--Amare è poco... l'adoro... Oh non
tiri in ballo la sua età... La sua fede di nascita dev'essere sbagliata... Per
me ella non ha neanche trent'anni... Si guardi nello specchio.
Con uno sforzo supremo la Teresa si alzò dal divano respingendo
senz'asprezza il sottotenente che si decise ad alzarsi egli pure.--Non
voglio sentir più queste bestialità--ella disse.--Vada!...
--Per prepararmi a tornare, o per tirarmi un colpo di revolver?
--Ma zitto, disgraziato!--intimò la Valdengo dando col piede un piccolo
colpo sul pavimento.--Non pensa alla sua mamma?
Indi con un'intonazione mesta e grave ella soggiunse:--Torni pure
domani... La persuaderò che ha torto ad amarmi.
La fisionomia di Guido di Reana s'illuminò come per un'irradiazione
interiore.--Angelo! Angelo!... Sarò io invece che persuaderò lei.
Ella portò il dito alle labbra nell'atto di chi invoca silenzio, e
avvicinatasi alla parete premè il bottone del campanello elettrico.
Il sottotenente s'inchinò ed uscì.
La Teresa Valdengo stette un momento immobile in mezzo al salotto

domandando a sè stessa se aveva sognato. Macchinalmente ella
s'affacciò allo specchio, e stentò a riconoscere la donna di cui ella
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