nelle guerre, in cui il fatale Carlo V spegneva l'indipendenza
italiana, molti erano già, non pure aderenti, ma fervorosi in quelle
novità; toglievano a gabbo le superstizioni del popolo che trucidavano,
e tutt'insieme il culto, i preti, le dottrine. Fra questi Giorgio
Freundsperg tirolese, che fu uno dei maggiori capitani, e inventò i
Lanzichenecchi, fanteria stabile disposta in reggimenti, armata di
picche e secondata dai reitri a cavallo. Entusiasta luterano, costui
portava sempre allato un laccio d'oro, col quale vantava di voler
strozzare in Clemente VII l'ultimo dei papi. Passò egli pel lago di
Como al tempo delle fazioni ivi esercitate contro Giangiacomo Medici
castellano di Musso(8), e si fermò anche a Sorico, deponendovi la testa
colossale di Pompeo, rapita nel sacco famoso di Roma, e che poi recò a
Parigi.
Uno dei primi ad infervorarsi della riforma fu Francesco Minicio, detto
così secondo l'uso d'allora da Menaggio sua patria(9), lodato da Erasmo
di Rotterdam e dall'Alciato, e cui il Frobenio in una lettera a Lutero fa
onore del titolo di eruditissimo e sacro alle muse. Egli da Basilea, dove
molte opere di italiani eretici si stamparono, recò di qua dall'Alpi i libri
di Lutero, ed essendo stampatore in Pavia ebbe modo di propagarne
rapidamente le invettive, forse in buona fede lusingato dalle parole
antiche onde si coprivano errori nuovi. Quei libri diedero una scossa
agli ingegni, ed era per tutto un cianciar di teologia, come oggi si
ragiona di politica ben o male, e presumendo ognuno di saperne quel
che n'è, e riprovando chiunque non pensa come lui. Egidio della Porta,
agostiniano comasco dopo esser frate da quarant'anni, nei quali aveva
predicato con fama di singolare eloquenza, scriveva a Zuinglio come le
verità del Cristianesimo fomentassero in esso non il fervore, bensì
l'ambizione: "e sicché Iddio mi mostrò (così egli) la mia nullità, e che
siamo polvere e nulla più. Allora io gli chiesi: _O Signore, cosa vuoi
ch'io faccia?_ e l'anima mia si sentì dentro gridare: _Va e trova Ulrico
Zuinglio, ed egli t'insegnerà quel che tu deva_". E finisce assicurando
lo Svizzero che molti altri suoi paesani s'erano con lui rivolti al lume
dei nuovi insegnamenti. Zuinglio gli fece risposta che rimanesse e
traducesse in italiano il nuovo Testamento, che poi farebbe stampare a
Zurigo. E di qui cominciò ricambio di lettere, in una delle quali il
comasco prega l'altro a dissipare al più tosto certi dubbj dei religionarj
suoi: "scrivete una lettera, ma con prudenza, che sono pieni di orgoglio
e d'amor proprio. Con qualche testo delle sacre carte, fate loro veduto
siccome è voler di Dio che la parola sua venga predicata con semplicità
e senza fronzoli e che peccano in lui coloro che, come responsi del
cielo, spacciano le proprie opinioni"(10).
Nei partiti non si guarda ai mezzi, e dalle più strane vie si confida la
riuscita; e il nostro frate esultò quando vide le bande di Carlo V calar in
Italia col Freundsberg e col Borbone; e quei miserabili che da un capo
all'altro devastarono miserrimamente l'Italia, erano da lui sperati
salvatori, e a Zuinglio scriveva: "Dio ci vuol salvare; scrivete al
contestabile che liberi questi popoli; alle teste rase tolga il denaro, e lo
faccia distribuir al popolo che muore di fame. Poi ciascuno predichi
senza paura la parola del Signore. La forza dell'anticristo è prossima al
fine".
Corre una popolare tradizione che Martin Lutero predicasse in molti
paesi del lago di Como, e che a Menaggio alcuni lo facessero per
ispregio cader di pulpito. Del che, indispettito, voltò loro le spalle,
pronunziando certi versetti d'improperio che corrono fin oggi per le
bocche di quei terrazzani. Di ciò io non trovai monumento: pure la
tradizione deve avere qualche fondamento(11). Ben è fuor di dubbio
che Calvino, verso il 1535, visse sconosciuto alla corte di Ferrara
presso la duchessa Renata di Francia, scolara sua di religione, e non
pochi guadagnò. Ma poiché vennero scoperti, chi fu preso, chi scampò,
chi venne messo a carceri e tormenti(12).
Per le persecuzioni, com è il solito, nessuno si convertì, alcuni
dissimulavano le loro opinioni, i più fuggivano là dove potessero trovar
pace, negli Svizzeri, fra i Grigioni. E per continuare in luoghi ove il
cielo, i costumi, la favella gli avvertisse d'essere ancora in Italia, si
ricoveravano nei baliati svizzeri italiani, che oggi sono il Canton Ticino,
in Valtellina e massimamente a Chiavenna.
Il primo che d'Italia ci capitasse fu Bartolommeo Maturo, priore dei
Domenicani di Cremona, che predicò le novità in Valtellina nel 1528.
Poi nella Val Pregalia, infine fu pastore a Vicosoprano e nella valle di
Tomiliasca. Ai piedi dell'Albula s'erano messi Francesco e Alessandro
Bellinchetti fratelli bergamaschi e, abbracciata la riforma, vi
lavoravano una miniera di ferro. Avendo voluto riveder la patria,
furono arrestati dall'inquisizione; la dieta retica li reclamò come proprii
cittadini, e non
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