Il Comento alla Divina Commedia, e gli altri scritti intorno a Dante, vol. 1 | Page 5

Giovanni Boccaccio
di
raccontarle. Tanto solamente non voglio che non detto trapassi, cioè
che, secondo che egli scrive e che per altrui, a cui fu noto il suo disio, si
ragiona, onestissimo fu questo amore, né mai apparve, o per isguardo o
per parola o per cenno, alcuno libidinoso appetito né nello amante né
nella cosa amata: non picciola maraviglia al mondo presente, del quale
è sí fuggito ogni onesto piacere, e abituatosi l'avere prima la cosa che
piace conformata alla sua lascivia che diliberato d'amarla, che in
miracolo è divenuto, sí come cosa rarissima, chi amasse altramente. Se
tanto amore e sí lungo poté il cibo, i sonni e ciascun'altra quiete
impedire, quanto si dee potere estimare lui essere stato avversario agli
sacri studi e allo 'ngegno? Certo, non poco; comeché molti vogliano lui
essere stato incitatore di quello, argomento a ciò prendendo dalle cose
leggiadramente nel fiorentino idioma e in rima, in laude della donna
amata, e accioché li suoi ardori e amorosi concetti esprimesse, giá fatte
da lui; ma certo io nol consento, se io non volessi giá affermare l'ornato
parlare essere sommissima parte d'ogni scienza; che non è vero.

VI
DOLORE DI DANTE PER LA MORTE DI BEATRICE
Come ciascuno puote evidentemente conoscere, niuna cosa è stabile in
questo mondo; e, se niuna leggermente ha mutamento, la nostra vita è
quella. Un poco di soperchio freddo o di caldo che noi abbiamo,
lasciando stare gli altri infiniti accidenti e possibili, da essere a non
essere sanza difficultá ci conduce; né da questo gentilezza, ricchezza,
giovanezza, né altra mondana dignitá è privilegiata; della quale comune
legge la gravitá convenne a Dante prima per l'altrui morte provare che

per la sua. Era quasi nel fine del suo vigesimoquarto anno la bellissima
Beatrice, quando, sí come piacque a Colui che tutto puote, essa,
lasciando di questo mondo l'angosce, n'andò a quella gloria che li suoi
meriti l'avevano apparecchiata. Della qual partenza Dante in tanto
dolore, in tanta afflizione, in tante lagrime rimase, che molti de' suoi
piú congiunti e parenti ed amici niuna fine a quelle credettero altra che
solamente la morte; e questa estimarono dover essere in brieve,
vedendo lui a niun conforto, a niuna consolazione pórtagli dare
orecchie. Gli giorni erano alle notte iguali e agli giorni le notti; delle
quali niuna ora si trapassava senza guai, senza sospiri e senza copiosa
quantitá di lagrime; e parevano li suoi occhi due abbondantissime
fontane d'acqua surgente, in tanto che piú si maravigliarono donde
tanto umore egli avesse che al suo pianto bastasse. Ma, sí come noi
veggiamo, per lunga usanza le passioni divenire agevoli a comportare,
e similmente nel tempo ogni cosa diminuire e perire; avvenne che
Dante infra alquanti mesi apparò a ricordarsi, senza lagrime, Beatrice
esser morta, e con piú dritto giudicio, dando alquanto il dolore luogo
alla ragione, a conoscere li pianti e li sospiri non potergli, né ancora
alcuna altra cosa, rendere la perduta donna. Per la qual cosa con piú
pazienza s'acconciò a sostenere l'avere perduta la sua presenzia; né
guari di spazio passò che, dopo le lasciate lagrime, li sospiri, li quali giá
erano alla loro fine vicini, cominciarono in gran parte a partirsi sanza
tornare.
Egli era sí per lo lagrimare, sí per l'afflizione che il cuore sentiva dentro,
e sí per lo non avere di sé alcuna cura, di fuori divenuto quasi una cosa
salvatica a riguardare: magro, barbuto e quasi tutto trasformato da
quello che avanti esser solea; intanto che 'l suo aspetto, nonché negli
amici, ma eziandio in ciascun altro che il vedea, a forza di sé metteva
compassione; comeché egli poco, mentre questa vita cosí lagrimosa
durò, altrui che ad amici veder si lasciasse.
Questa compassione e dubitanza di peggio facevano li suoi parenti stare
attenti a' suoi conforti; li quali, come alquanto videro le lagrime cessate
e conobbero li cocenti sospiri alquanto dare sosta al faticato petto, con
le consolazioni lungamente perdute rincominciarono a sollecitare lo
sconsolato; il quale, come che infino a quella ora avesse a tutte

ostinatamente tenute le orecchie chiuse, alquanto le cominciò non
solamente ad aprire, ma ad ascoltare volentieri ciò che intorno al suo
conforto gli fosse detto. La qual cosa veggendo i suoi parenti, accioché
del tutto non solamente de' dolori il traessero, ma il recassero in
allegrezza, ragionarono insieme di volergli dar moglie; accioché, come
la perduta donna gli era stata di tristizia cagione, cosí di letizia gli fosse
la nuovamente acquistata. E, trovata una giovane, quale alla sua
condizione era decevole, con quelle ragioni che piú loro parvero
induttive, la loro intenzion gli scoprirono. E, accioché io
particularmente non tocchi ciascuna cosa, dopo lunga tenzone, senza
mettere guari di tempo in mezzo, al ragionamento seguí l'effetto: e fu
sposato.

VII
DIGRESSIONE SUL MATRIMONIO
Oh menti cieche, oh tenebrosi intelletti, oh
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