studi. L'ultimo convegno d'addio fu pieno di
giuramenti d'un amore costante e fedele.
Le lettere si succedettero senza alcuna interruzione nei primi sei mesi,
ed erano ardenti come il loro cuore. Ma dopo questo tempo Emilio,
corrotto dalle seduzioni della tremenda capitale, si sentì meno
innamorato, le sue lettere diminuirono finchè cessarono del tutto. Egli
attirato da alcuni suoi cattivi amici aveva dimenticata la sua gentile
Aspasia per slanciarsi anima e corpo nei balli e nei festini.
La povera amica dimenticata si struggeva come una candela; un malore
inqualificabile s'impadronì di lei, e senza i conforti e i saggi consigli
d'una sua amica sincera, sarebbe forz'anche morta di crepacuore. Ma
convinta e fatta forte dalla rassegnazione, divenne ancora la bella
donzella seducente di prima.
E siccome le rose non appassiscono mai sullo stelo, trovò subito chi
davvero l'amò d'un amore meno ardente e focoso ma più costante e
reale. La giovanetta sulle prime non voleva aprire il suo cuore a
nessuno, ma consigliata dall'amica sua lasciò che questo amore
benefico cancellasse i dolorosi avanzi del primo così sfortunato.
E ciò serva a dimostrare come il primo amore rare volte finisce col
matrimonio essendo troppo ardente e focoso.
================
CAPITOLO IV.
================
Conseguenze d'una cattiva scelta.
RACCONTO.
Eugenia B..., figlia di ricchi genitori che avevano pensato a ritirarsi
dagli affari per godere nella vecchiaia i discreti frutti del loro assiduo
lavoro giovanile, era una graziosa fanciulla sui 18 anni. Fra i molti
adoratori, un giovane per nome Horimonte aveva saputo far breccia nel
suo cuore e farsi amare. Era un giovanotto di belle apparenze,
quantunque nascondesse sotto la sua ricercata eleganza e compitezza un
cuore cattivo e un animo perverso. Tuttavia tanto seppe fare e dire che
entrò anche nelle grazie dei genitori, i quali illusi e privi d'ogni
informazione sul suo conto, lo tenevano caro e vedevano di buon
occhio l'amore dei due giovani. Horimonte era pieno di attenzioni per la
sua giovane sposa che in certo modo amava, ma d'un amore vivo e
volubile quanto il suo carattere; cercando di nascondere i suoi difetti
egli non faceva pompa che delle sue buone qualità che si sforzava di far
credere che avesse.
Finalmente tutti completamente illusi acconsentirono al matrimonio e
giunse il giorno nel quale uniti per sempre a braccio uno dell'altro esciti
dalla chiesa si avviavano verso casa. La folla che era accorsa numerosa
applaudiva a questa unione, e i giovani e le fanciulle da marito si
comunicavano tra loro la propria ammirazione. Molti anzi invidiavano
questa coppia che tutti chiamavano felice.
E così fu nei primi cinque o sei mesi di matrimonio. Il marito mai non
lasciava sola la sua cara Eugenia e le prodigava mille cure e mille
attenzioni.
Ma la luna di miele, ahimè! troppo presto passò e una completa
rivoluzione si palesò nelle abitudini di Horimonte.
Un giorno tra gli altri marito e moglie ebbero un grave diverbio che
fece accorrere la fantesca, la quale non potendo aprire l'uscio, essendo
questo chiuso al di dentro, stette ad origliare e tutto comprese. Di
maniera che dopo potè essere in grado di consolare la sua povera
padrona, alla quale voleva molto bene. Questa la pregò di tacere quanto
aveva udito. Essa lo promise; ma il giorno dopo tutto il quartiere seppe
che il giovane sposo tradiva la moglie e l'abbandonava per correr dietro
alle crestaie ed alle donne di mondo, per le quali spendeva e spandeva
con una eccessiva prodigalità. E pur troppo era vero. Horimonte dotato
d'un ricco temperamento sanguigno, aveva bisogno d'uno sfogo, e,
diceva egli, doveva cangiare amore e piaceri per sopportare
passabilmente la vita. Aveva speso il resto di quel patrimonio che gli
era restato, e per pagare gl'innumerevoli debiti aveva già intaccata la
dote della moglie.
Povera Eugenia, ben altre sciagure le sovrastavano!... Tuttavia dopo
qualche tempo dacchè conduceva questa vita scapestrata sembrò si
cangiasse, e ritornò infatti ad essere il marito affettuoso ed obbediente
dei primi mesi. La moglie credula e resa cieca dall'amore, credette a
una conversione e dimenticò le sventure trascorse. Poveretta! Questa
non era che un'infame commedia. Horimondo aveva bisogno di una di
lei firma per poter vendere una casa che formava parte della dote di lei.
Infine dopo una settimana di costanza e di scioccherie infinite, il marito,
esposto il suo progetto, rimase tutto sconcertato perchè la moglie
invece di accondiscendere subito, come aveva sperato, disse che
abbisognava anche il consenso di suo padre. Horimonte, preso dall'ira
per vedere il suo progetto sfumato, con una voce aspra e brutale
soggiunse:
«Ah! sono queste le proteste d'amore? Indegna, le vostre parole furono
sempre una vile menzogna. Se il mio onore e la mia vita fossero in
pericolo, voi non fareste il minimo sacrificio per salvarlo.»
Una lagrima spuntò sulle ciglia di Eugenia; voleva parlare, ma il pianto
le faceva
Continue reading on your phone by scaning this QR Code
Tip: The current page has been bookmarked automatically. If you wish to continue reading later, just open the
Dertz Homepage, and click on the 'continue reading' link at the bottom of the page.