I demagoghi | Page 8

Cesare Monteverde
di due piani situata circa la metà della via Ferdinanda. Il primo e secondo piano sono abitati dalla signora Maria Guglielmi vedova con due figli: Alfredo, giovane militare al servizio di Sardegna, da qualche giorno rimpatriato, per ottenuto provvisorio congedo; la figlia, una giovinetta di sedici anni. Il suo portamento svelto e nobile la farebbe giudicare una di quelle vergini dipinte da Rafaello: tutto in lei era grazia e candore; nata per amare, fuoco d'innocente amore le brillava dai begli occhi cilestri, parole di amore spiravano i suoi labbri, e melanconico amore le stava sul viso pallidissimo, che rendevano più alabastrino i biondissimi capelli i quali le cadevano a ciocche sul collo tornito. Essa era pettinata alla vergine, avea cioè la divisione dei capelli perfettamente a mezzo del capo, senza ricci sulla fronte, ritondati all'indietro, ricinti da un nastro di seta celeste; le pendeva dal collo un monile di semplice avorio lavorato alla China e d'inestimabile prezzo, e della stessa materia avea gli orecchini, i quali contrastavano col niveo colore del bel volto. L'abito della fanciulla, tutto di raso celeste a fiori bianchi della più leggiadra forma del tempo, quasi sto per dire secondava le leggiadre forme della giovinetta. Aveva essa appunto terminato la sua toeletta, e già le cameriere stavano per licenziarsi, quando macchinalmente posò lo sguardo su d'un bellissimo oriuolo a pendolo che stava sul caminetto della camera.
--Ah! disse, sono le sette e mezza, manca un'ora all'apertura della festa; mi avete abbigliata troppo presto: mi noiano tanto queste feste, queste ricercatezze!
--Io credo che V. S. sia la sola fanciulla che a sedici anni parla in questa guisa. La festa che avrà luogo giù nell'appartamento del primo piano sarà una delle più splendide di Livorno, soggiunse la cameriera più avanzata in età, mentre che l'altra, rispettosamente inchinandosi, si era allontanata.
--Mary, per essere inglese, tu non sei punto inclinata alla misantropia; ti piacciono tanto le feste!
--Mi piacciono sicuramente, e come non avrebbero a piacermi? Mance di qua, mance di là.... Oh! la vita di noi cameriere ha bisogno di respirare in un'atmosfera di mance: e per questo viva la vostra patria! che cuore! Oh i Livornesi! per cuore e per generosità sono gli unici del mondo.
--Ti ringrazio per i miei concittadini, replicò la signora e si adagiò sul sofà di velluto che era da uno dei lati della camera. Orsù, Mary, resta a farmi compagnia mentre attenderò l'ora della festa; mi dispiace dovere scendere così per tempo. La mamma vuol così, bisogna obbedirla. Io non ho padre.--E qui un grosso sospiro partì dal cuore della bella.
--Il signor generale morì molto giovane, disse Mary.
--Ah! io era peranco bambina. Egli fu dei più intrepidi della guerra di Russia; fu fatto generale sul campo.
--E fece la carriera di soldato?
--Sì, mia cara, di semplice soldato; il suo valore passerà nei volumi della storia. Ah! perchè non posso io stringerlo al seno questo caro padre? Perchè non posso dirgli: deh! guida la tua figlia nel periglioso cammino della vita.
--Bando, bando alle idee malinconiche, signorina; si direbbe che foste impastata di lacrime e di sospiri.
--La memoria del padre.... oh! credimi, Mary, è il più dolce de' miei pensieri; eccolo là (e additava un ritratto di un guerriero), eccolo là; qual nobile fisionomia! qual coraggio spira dai fulminanti occhi! O padre mio, io vado superba di esserti figlia.
--Ma, signora Rosina, si affrettò a dire la cameriera, perchè tanto darsi in preda alla sensibilità? lo vedete? una grossa lacrima vi è caduta sul fisciù; voi scomponete il vostro assetto. Orsù date retta alla vecchia Mary, passate nel vostro gabinetto, ponetevi al piano forte, fatemi udire quella vostra vocina a cui vo' tanto bene. Ciò vi salverà dalla malinconia.
--Voglio compiacerti, Mary; sei troppo buona, mi ami qual madre.
--Certamente: vi ho quasi veduta nascere, vi ho tenuta sulle ginocchia intere giornate quando.... Ah! io pure cadeva a parlare della guerra moscovita.
--Cosa vuoi ch'io canti? soggiunse Rosina con un sorriso di compiacenza infantile.
--Oh! su questo poi... fate voi, padroncina: tutto mi piace da quel bel bocchino di corallo.
--Ho capito; canterò a capriccio, disse risoluta la fanciulla, improvviserò: andiamo nel mio gabinetto al piano-forte.
E, spiccato un salto, penetrò nella stanza favorita e, assisasi innanzi all'istrumento, preludiò una musica fantastica, tutta di sua idea, oltremodo appassionata, a cui unì con voce angelica le appresso parole.
O amor, possente spiro, Dolce alimento al cor, Recasti dell'empiro Sovra la terra i fior.
Per te del padre mio Sacro è il ricordo ognor; Ben può sfidar l'oblío Di figlia il casto amor.
Nel virginal mio petto Non vo' diverso amor: Mi basta il puro affetto, Quello del genitor.
Ma se d'un altro fuoco Arder potesse il cor, Può sol trovarvi loco Di patria il santo amor.
Rosina cantava queste strofe, le quali con tutto il fuoco dell'animo virginale accompagnava con soave melodia sugli armoniosi tasti, quando, posato l'occhio sopra un mobile
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