I demagoghi | Page 9

Cesare Monteverde
di mogano sul quale vedevasi un magnifico specchio, vi sc?rse un oggetto che attrasse tutta la di lei attenzione deviandola dall'argomento del canto.
--Mary, disse con accento alquanto iroso, Mary, non custodite voi questo segreto mio appartamento?
--Sì, amabile padroncina, rispose l'ancella alquanto arrossendo nel vedere che Rosina guardava sempre sul mobile ed aveva ritirate le mani dalla tastiera del piano-forte: se ho errato in qualche cosa, vi scongiuro a dirmelo.
--Errato, può darsi, riprese Rosina con accento un poco più dolce; o, almeno, azzardato di troppo.
--Ed in che mai?
--In che? non vedi tu quella camelia rossa che spicca sul marmo dello stipo?
--La vedo: vi sta ella forse male?
--Non dico ciò, riprese Rosina, ma nessuno dee azzardarsi di adornare il mio segreto gabinetto senza mio permesso. Lo sai, su ciò sono severa severissima; con te non vorrei esserlo, o Mary, ma lo sarò, oh! lo sarò certo (nel tono della voce della fanciulla si scorgeva un misto di sdegno e di amorevolezza). Orsù chi ti ha dato quel fiore?
--Signora, replicò l'ancella, nessuno.
--Come nessuno? è forse caduto dal cielo, oppure il marmo fa germogliare le camelie? Mary, Mary, aggiunse quindi un poco più dolcemente, da qui in avanti chiuderò il mio gabinetto a chiave. Fiori non ce ne voglio, ed in specie fiori rossi.
--Ah! ah! prese a dire Mary cercando di ricomporsi, vengo allo scoprimento del mistero: parmi stamane aver veduto quel fiore in petto della mia compagna Teresina; essa è venuta su per assettare i mobili mentre voi, signorina, eravate scesa per la colazione: ve lo avrà posato, o forse anche il signore Alfredo....
--E che? mio fratello viene egli nelle mie stanze? Te l'ho pur detto, il mio gabinetto dev'essere eguale a quelli delle donne turche; non ci voglio profani. Quel fiore, ah! quel fiore.... invano tu speri guarirmi della mia tristezza; se tu sapessi....
--O mia padroncina, perdonatemi, esclamò ad un tratto Mary, tante bugie non le posso dire; e poi dirle a voi mi parrebbe doppio peccato mortale.
--Dunque?
--Dunque quel fiore mi è stato dato.
--Dato? e da chi? riprese Rosina sentendosi un fuoco inusitato alle guance.
--Dato..... cioè fatto avere misteriosamente, ma non mi sgridate; voi sapete quanto io vi ami.
--Prosegui....
--Ebbene, questa mattina è venuto all'uscio un povero a me ignoto. Costui, dopo le solite nenie, ?Dio la rimeriti, Dio la rimeriti?, mi si è accostato, ed avendo levato una scatoletta di sotto il giubbone, me l'ha mostrata dicendo: è per la signorina, e quindi me l'ha gettata ai piedi.
--Ah Mary!...
--Io non volea prenderla: ma colui facendo un ceffo terribile mi ha troncata la volontà di rifiutarmi. ?Mary, mi ha detto con una vociaccia, se vi è cara la vita, date ciò che contiene la scatola alla signorina, datela, non temete; si tratta del volere di chi comanda a me e a voi.? A me? ho risposto, oh!... Ma l'incognito si allontanò fuggendo; allora io per curiosità ho aperta la scatola e, vedendo che conteneva un fiore, mi sono, confesso il vero, tranquillizzata. Ah! ah! ho detto fra me, sarà qualche zerbinotto pretendente a fare il grazioso con la signorina, e non ho avuta più paura delle minacce del messaggero; ma siccome ho pensato certo non essere ben fatto disgustare il poveruomo (tanto più che chi ha una bella padroncina dee trovarsi spesso a simili faccende), ho fatto la cosa a metà, togliendo cioè il fiore dall'elegante scatola, che ho ritenuta per me, e mettendolo su quel mobile.
--Incauta!
--Perdonatemi, ma giacchè nell'inverno tali fiori sono rarissimi, non sarebbe bene approfittarsene? Se non lo sdegnate, vel porrò io con uno spillo sul camicino.
--Mary....--
Ma la cameriera, senza frapporre indugio, corse a prendere il fiore e presentollo alla signorina, la quale facendo atto come di ricusarlo, percosso con la mano il calice di quello, ne uscì e cadde in terra una piccola carta ripiegata.
--è destino! è destino! esclamò la fanciulla, anche un anno fa.... anche un anno fa!!!--
E dalla ritrosìa passando a senso diverso, prese il fiore dalla cameriera, adornossene il seno, mentre, leggermente curvandosi, raccolto il caduto involto, vi lesse vergato da mano a lei ignota:
Nel virginal tuo petto Serba il filiale amor, Ma non spregiar l'affetto Di lui che per te muor.
La patria adoro anch'io, La coprirò di all?r: Chi sa che all'amor mio Non pieghisi il tuo cor?
--Ahimè! riprese Rosina, ecco il metro della mia favorita romanza. Destino! destino! tu mi perseguiti.
--Incominciano a circolare le carrozze, si popola già la casa, volete discendere, padroncina? o desiderate che io mi ritiri? disse Mary.
Ma Rosina, collo sguardo fisso sui versi testè ricevuti, non dava segno di udirla; ella era immersa in una folla di riflessioni e di reminiscenze. Onde Mary mormorò fra sè: Eh! feci pur bene a non rimandare il povero. Caspita! dieci zecchini di mancia! L'innamorato dev'essere un gran signore.
--Mary, Mary, proruppe Rosina uscendo da un'estasi, io l'ho veduta; era l'ombra del padre mio, sì,
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