bisogno di quiete, sono tre notti che non dormo per fare
i sigari di contrabbando; almeno questo si chiama essere onesto. Ohè!
Orsola, quanto si sta ad andare a cena?--
L'ostessa non rispose, era troppo occupata della pentola e della padella.
Bruto e Catone continuarono a ragionare seriamente, come se nessun
trambusto avesse luogo, ed i quattro, compreso Cacanastri intento ad
asciuttarsi il sangue che dal naso gli grondava fin sulle carte,
proseguirono a giuocare a briscola, come se nulla fosse successo.
--Cospettone! urlò il vecchio oste dando un'occhiata dalla parte del
camino, che si fa colà in quel mucchio? Cospettone! che? vi picchiate
voialtri che siete innamorati? Oh! questa è nuova di zecca.--
Infatti la giovinetta, ingarzullita dei bei zecchini del marinaro, gli si era
gettata addosso con impeto; e questi, abbottonatosi la sarga per meglio
assicurare il suo tesoretto dalle rapaci mani della sua fidanzata, si era
sciolta la larga fascia rossa che gli cingeva i lombi e, postala al collo
dell'amante, glielo stringeva fino quasi a soffocarla, mentre questa colle
mani lo frugava per trovar l'oro. Nella rapidità dei movimenti erano
caduti uno sopra l'altro; fortuna che i giuocatori ed i filosofi stavano
troppo occupati, in caso diverso chi sa se qualche motteggio non avesse
fatto andare in collera la bella Concetta? Questa per altro, scomposta
nelle vesti e nella chioma, urlava, si dibatteva, voleva il denaro ad ogni
costo: l'altro non curava i graffi ed i calci, e con la destra di quando in
quando minacciava strozzare la bella, mentre colla sinistra teneva stretti
i bottoni della sarga. Intanto che ciò accadeva, la mamma continuava a
friggere; il babbo, non sentendosi rispondere, si era rivoltato sulla
panca dall'altra parte ritornando a dormire profondamente; i quattro
giuocavano, ridevano e fumavano; Bruto guardava con impazienza
l'orologio e sospirava; e Catone, preso di tasca un taccuino, vi
disegnava col lapis la pianta d'una fortezza e di un campo
d'osservazione. Gli amanti, rotolandosi per terra, si erano ridotti in uno
dei più oscuri cantucci della stanza, e da un pezzo parevano rimpaciati:
finalmente si alzarono; la fanciulla si mise di nuovo lo stile dorato che
servivale di spillo nei capelli, ed alla meglio si acconciò, si riassettò le
vesti e, raccolta di terra la pipa rotta del suo amante, dicevagli
all'orecchio:
--Birbone!
--Sta zitta, mia cara, le aveva risposto il marinaro, è tanto che ti voglio
bene e ti sposerò; e poi non ti è riuscito di averli tutti i quaini?
--Sì, sì, ma li serbo per te, riprese allegra la bamboccia; con questi vo'
comprarmi le gioie per le nozze, e a te l'oriolo. Quel che è stato è stato;
ma quando mi sposi?
--Fra un anno, al ritorno delle coralline: to' un bacio in caparra.--
E pigliando un carbone dal focolare, riaccese la pipa.
--Mamma, mamma, disse la fanciulla, datemi la padella, tocca a me.
--Mi parrebbe tempo, brontolò la vecchia; è un'ora che mi arrostisco a
friggere. Ma tu dove eri andata?
--Io? rispose la figlia arrossendo, non mi sono partita dalla stanza.
--Umh!--
E voltasi verso il marito:--Dormiglione! su, su; è l'ora di andare a cena;
aiutami ad apparecchiare.
--Eccomi, disse il vecchio, e si alzò. I giuocatori gli fecero posto. Bruto
con riso sardonico, disse enfaticamente:
--Oh verginali costumi di plebe che un giorno dee dominare!--
Intanto suonò mezza notte, e si udirono tre colpi all'uscio.
--Chi sarà mai? dissero i giuocatori.
--Gente che aspetto io, replicò Bruto.--
E si avviò di sopra ad aprire. Quando discese, un nuovo commensale
era con lui: Il caprone.
CAPITOLO II.
Rosina.
Il caprone entrò con Bruto. La sua venuta produsse un effetto magico
su i nostri personaggi. L'oste si drizzò come un soldato in parata, si
levò il berretto di testa e non ardiva parlare. L'ostessa si chinò per
baciargli la mano; dico mano e non zampa, poichè fino dall'entrare
nell'osteria il caprone aveva lasciato cadere a terra la veste lanuta, la
testa e le corna fittizie, ed era apparso un bellissimo giovane, di
maestoso portamento, di occhi cerulei, di capelli biondi.
Concetta aveva raccolto le spoglie dell'animale cornuto e le aveva poste
su di una tavola in altra stanza perchè umide dal bagno fatto nel mare e
nel fosso.
I quattro giuocatori si erano fatti attorno al nuovo commensale e,
perduta ogni idea di rozzezza, esternarono segni di alto rispetto.
Catone lo aveva preso per la mano, ed anche il marinaro si era alzato
dalla panca e, dismettendo il fumare, erasi posta la pipa in tasca. In un
attimo tutti si affacendarono per porre in pochi minuti in sesto la mensa.
Il Caprone (ci sia permesso chiamarlo così fino a che non verrà tempo
di dargli altro nome) aveva una di quelle fisionomie dolci che
incantano ovunque. Le sue maniere erano così affabili che attraevano la
maggior simpatia, e
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