volete sentire una risposta mille volte.
DON FLAMINIO. Pur, che ti disse?
PANIMBOLO. Quel che suol dir l'altre volte.
DON FLAMINIO. Non puoi redirmelo? non v��i dar un gusto al tuo padrone?
PANIMBOLO. Cose di vento.
DON FLAMINIO. E udir cose di vento mi piace.
PANIMBOLO. Che Carizia non stava di voglia, che raggionava con la madre, che ci era il padre, che venne la zia, che sopraggionse la fantesca, che come ar�� l'agio parlar��, far��, e cose simili. Ben sapete che �� un furfante e che, per esser pasteggiato e pasciuto da voi di buoni bocconi, pasce voi di bugie e di vane speranze.
DON FLAMINIO. Io ben conosco ch'�� un bugiardo: pur sento da lui qualche rifrigerio e conforto.
PANIMBOLO. Scarso conforto e infelice refrigerio �� il vostro.
DON FLAMINIO. Ad un povero e bisognoso come io, ogni piccola cosa �� grande.
PANIMBOLO. Anzi a voi, essendo di spirito cos�� eccelso e ardente, ogni gran cosa vi devrebbe parer poca.
DON FLAMINIO. Il sentir ragionar di lei, di suoi pensieri e di quello che si tratta in casa, m'apporta non poco contento; e mi ha promesso alla prima commodit�� darle una mia lettera.
PANIMBOLO. O Dio, non v'�� stato affermato per tante bocche di persone di credito che non sieno persone in Salerno pi�� d'incorruttibil onest�� di queste, e che invano spera uomo comprarse la loro pudicizia? n�� voi in tanto tempo che la servite ne avete avuto un buon viso.
DON FLAMINIO. Tutto questo so bene. Ma che v��i che faccia? non posso voler altro, perch�� cos�� vuole chi pu�� pi�� del mio potere.
PANIMBOLO. Chetatevi e abbiate pazienza.
DON FLAMINIO. La pacienza �� cibo o de santi o d'animi vili.
PANIMBOLO. E voi amate senza goder al presente ci�� n�� sperar al futuro.
DON FLAMINIO. Almeno, se non ama me, non ama don Ignazio, e non la possedendo io non la possiede egli. Quella sua onest�� quanto pi�� m'affligge pi�� m'innamora: io non posso odiar il suo odio, godo del suo disamore. Ch�� s'alle pene ch'io patisco s'aggiungesse il sospetto di don Ignazio, sarebbono per me troppo aspre e insopportabili.
PANIMBOLO. Io dubbito che don Ignazio avendo tentata la via ch'or voi tentate ed essendoli riuscita vana, ch'or ne tenti una pi�� riuscibile.
DON FLAMINIO. Don Ignazio non vi pensa n�� la vidde.
PANIMBOLO. Son speranze con che ingannate voi stesso.
DON FLAMINIO. Facil cosa �� ingannar un altro, ma ingannar se stesso �� molto difficile. Io in quel giorno, perch�� non avea altro sospetto che di lui, puosi effetto ad ogni suo gesto e conobbi veramente che non s'accorse di lei: perch�� dove girava gli occhi, li girava io; dove mirava, mirava io; non diceva parola che non la volesse ascoltare; e accioch�� non s'accorgesse di lei, il tolsi dalla sala e il condussi allo steccato; e finito il gioco venne meco a casa, cenammo e ce n'andammo a letto e raggionammo d'ogni altra cosa che vedemmo quel giorno, eccetto che di quelle giovani. Ch�� s'egli si fusse accorto di s�� inusitata bellezza, non l'arebbe tratto tutto il mondo da quello steccato, da quella sala, dalle sue faldi; e quando t'imposi che ti fussi informato chi fusse, usai la maggior diligenza del mondo ch�� non se ne fusse accorto. Io non sono cos�� goffo come pensi. E se Leccardo, che abita in casa sua, n'avesse inteso altra cosa, non me l'arebbe referito?
PANIMBOLO. Il parasito Leccardo? state fresco, ch�� delle ventiquattro ore del giorno ne sta imbriaco o ne dorme pi�� di trenta. Vostro fratello tanto pu�� star senza far l'amore quanto il cielo senza stelle o il mar senza tempesta.
DON FLAMINIO. Egli sta invaghito e morto della figlia del conte de Tricarico--ed io sono mezano del matrimonio e mi ci affatico molto per t?rmi da questo suspetto,--e m'ha dato parola che, volendo dargli quarantamila docati, sposaralla; ma egli non vol darne pi�� che trentamila.
PANIMBOLO. Come pu�� starne invaghito e morto s'ella �� brutta come una simia? n�� credo che la torrebbe per centomila; ed essendo egli di feroce e magnanimo spirito, poco si curarebbe di diecimila ducati, ch�� se li gioca in mez'ora. Ma dubbito che essendo gran tempo esercitato negli artifici della simulazione, che tutto ci�� non dica per ingannarvi; e vi mostrarei per chiarissime congetture ch'egli aspiri a posseder Carizia.
DON FLAMINIO. Non piaccia a Dio che ci�� sia! ch�� se per altre cortigianucce di nulla ci siamo azzuffati insieme, pensa tu che farebbomo per costoro; e questa ingiuria io la sopporterei pi�� volentieri da ogni uomo che da mio fratello.
PANIMBOLO. Egli da quel giorno della festa �� divenuto un altro. Parla talvolta, sta malinconico, mai ride, mangiando si smentica di mangiare, dove prima mangiava per doi suoi pari, la notte poco dorme, sta volentieri solo, e standovi sospira, s'affligge e si crucia tutto.
DON FLAMINIO. Io ho osservato in lui tutto il contrario.
PANIMBOLO. Perch�� si guarda da voi solo; n�� mai lo veggio ridere o
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