stato; sarebbe un seme di far nascer tra noi tal sdegno che ci ammazzaremmo senz'alcuna pietade.
SIMBOLO. Seguite. E poi?
DON IGNAZIO.... Appena entrammo nello steccato, come in un famoso campo di mostrar virtude e valore, che f?r stuzzicati i tori, i quali furiosi e dalle narici spiranti focoso fiato vennero incontro noi. Onde se mai generoso petto fu stimulato da disio di gloria, fu il mio in quel punto; perch�� sempre volgea gli occhi in quel ciel di bellezza, parea che da quelle vive stelle de' suoi begli occhi spirassero nell'anima mia cos�� potentissimi influssi, cos�� infinito valore ch'io feci fazioni tali che a tutti sembrarono meraviglie, ch'io non solo non andava schivando gli affronti e i rivolgimenti de' tori, ma gli irritava ancora, accioch�� con maggior furia m'assalissero. Di quelli, molti ne destesi in terra e n'uccisi; ma in quel tempo ch'io combatteva con i tori, Amor combatteva con me. O strana e mai pi�� intesa battaglia! onde un combattimento era nello steccato apparente e un altro invisibile nel mio cuore: il toro alcuna volta mi feriva nella pelle e ne gocciolavano alcune stille di sangue, e il popolo ne avea compassione; ma ella con i giri degli occhi suoi mi fulminava nell'anima, ma perch�� le ferite erano senza sangue, niuno ne avea compassione. De' colpi de' tori alcuni ne andavano v��ti d'effetto; ma quelli degli occhi suoi tutti colpivano a segno. Pregava Amore che crescesse la rabbia a' tori, ma temperasse la forza de' guardi di Carizia. Al fin io rimasi vincitore del toro, ella vincitrice di me: ed io che vinsi perdei, e fui in un tempo vinto e vincitore, e restai nella vittoria per amore. Del toro si vedea il cadavero disteso in terra, il mio vagava innanzi la sua bella imagine; il popolo con lieto applauso gradiva la mia vittoria, ed io piangeva la perdita di me stesso. Ahi quanto poco vinsi! ahi quanto perdei! vinsi un toro e perdei l'anima....
SIMBOLO Faceste tanto gagliarda resistenza a' fieri incontri de' tori e non poteste resistere a' molli sguardi d'una vacca?--Come si port�� vostro fratello?
DON IGNAZIO. Fece anch'egli grandissime prodezze.--... In somma ella fu l'occhio e la perfezione de tutta la festa. Finito il gioco, fingendomi stracco e altre colorite cagioni, ritrassi don Flaminio dallo steccato, il quale avea gran voglia d'uscirne, e ci reducemmo a casa; ma prima avea imposto ad un paggio s'avesse informato chi fusse. Andai a letto avendo il cuore e gli occhi ripieni della bellezza della giovane e l'anima impressa della sua bella imagine; onde passai una notte assai travagliata. Intesi poi la matina che era una gentildonna onestissima, dotata di molte peregrine virt��, di casa Della Porta; ma povera per essernole state tolte le robbe per caggion de rubellione, ch�� Eufranone, il padre, avea seguite le parti del principe de Salerno.
SIMBOLO Se state cos�� invaghito di costei, perch�� trattar matrimonio con la figlia del conte de Tricarico e ci avete posto don Flaminio vostro fratello per mezano?
DON IGNAZIO. Quando piace a' medici che non calino i cattivi umori ne' luoghi offesi, ordinano certi riversivi: io per ingannar mio fratello, ch�� non s'imagini che ami costei, lo fo trattar matrimonio con la figlia del conte.
SIMBOLO Ben, che avete deliberato di fare?
DON IGNAZIO. Per dar fine alle tante volte desiato e non mai conseguito desiderio, t?rla per moglie.
SIMBOLO Avetici molto ben pensato prima?
DON IGNAZIO. E possedendo lei non sar�� un terreno iddio?
SIMBOLO Avertite che chi si dispone t?r moglie, camina per la strada del pentimento: pensatici bene.
DON IGNAZIO. Ci ho tanto pensato ch'il pensiero pensando s'�� stancato nell'istesso pensiero.
SIMBOLO Che sapete se vostro fratello se ne contenta, o vostro zio che vi vol maritar con una figlia de grandi de Ispagna? Poi, povera e senza dote! Si sdegnar�� con voi e forsi vi privar�� di quella parte di eredit�� ch'avea designato lasciarvi: perch�� gli errori che si fanno ne' matrimoni, dove importa l'onor di tutta la famiglia, si tirano gli odii dietro di tutto il parentado e principalmente de' fratelli e de' zii.
DON IGNAZIO. Purch�� abbia costei per moglie, perda l'amor del fratello, del zio, la robba e ogni cosa, fin alla vita. Che mi curo io di robba? son altro che miserabili beni di fortuna? L'onest�� e gli onorati costumi son i fregi dell'anima; ricchezze ne ho tante che bastano per me e per lei. Or non potrebbe essere che, trattenendomi, don Flaminio mi prevenisse e se la togliesse per moglie, ed io poi per disperato m'avesse ad uccidere con le mie mani? Ho cos�� deliberato; e le cose deliberate si denno subbito esseguire.
SIMBOLO Ecco don Flaminio vostro fratello.
DON IGNAZIO. Presto presto, scampamo via, ch�� non mi veggia qui ed entri in sospetto di noi.
SIMBOLO. Andiamo.
SCENA II.
DON FLAMINIO giovane, PANIMBOLO suo cameriero.
DON FLAMINIO. Panimbolo, quando vedesti Leccardo, che ti disse?
PANIMBOLO. Voi altri innamorati
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