per la terra ogni dí egli
armeggiava;
tutta la gente fea meravigliare
per la grande allegrezza
ch'ei menava.
E la reina lo fece chiamare,
e in una zambra lei sí lo
guidava.
Di ricche gioglie li mostrò per certo:
di sua persona li
parlò scoverto.
29
Messer Galvan non ne vòlse far niente
della regina suo vil piacimento.
E la regina fe' venir presente
donne e donzelle, e fece un
torniamento.
Li cavalieri, armati immantinente,
fûr sul palazzo
senza restamento.
--Ciascun si vanti--disse la reina,
--ch'io vo'
sapere chi ha gioia piú fina.
30
Tutte le donne e tutte le donzelle
e i cavalier si presono a vantare
ciascuno delle gioie le piú belle,
e quelle poi li convenía provare.
Messer Galvano stava in mezzo d'elle,
e poi e' cominciò cosí a parlare:
--Dappoi che ciascheduno s'è vantato,
io sopra ciò non voglio aver
parlato.--
31
La regina chiamò messer Galvano,
e li disse:--O malvagio
iscognoscente,
di questa corte tu se' 'l piú villano:
tu non ti vanti di
nulla al presente,
ora ti dái un vanto piú sovrano
di nullo cavaliero
immantinente.
Se tu se' cotal uom come ti fai,
sovr'ogni cavalier ti
vanterai.--
32
Allor messer Galvan disse:--Io mi vanto,
e d'està cosa i' mostrerò
certanza:
io son avventuroso di cotanto
piú d'ogni cavalier che porti
lanza;
e chi cercasse il mondo tutto quanto,
non troveria una sí bella
amanza
come è la mia gentile damigella;
e quella è il fiore d'ogni
donna bella.--
33
E la reina disse a tutti quanti:
--Lo bando della corte ora intendete,
conti e baroni e cavalieri erranti,
piccoli e grandi, quanti voi qui sète.
Ciascheduno che s'hanno dato vanti,
il terzo giorno a me ritornerete.
Chi s'è vantato, e nol possa provare,
tosto la testa li farò tagliare.--
34
La baronia di corte fu partuta;
messer Galvano in suo zambra fu ito,
ed all'anello disse:--Ora m'aiuta!
tosto ti muovi, o messaggiero
ardito,
e la Pulzella Gaia mi saluta:
di' ch'ella vegna col viso
chiarito.--
La vertú dell'anello era mancata,
per quella gioia c'ha
manifestata.
35
Messer Galvano forte lagrimava,
e disse:--Lasso! ch'io mi rendo
morto.--
E a quell'anello pur si richiamava:
--Di quel ch'io dissi i'
non mi fui accorto!--
e fortemente lui lo scongiurava:
--Or mi
soccorri, ch'io son a mal porto!--
All'anel non valea lo scongiurare,
ché piú vertude e' non poteva fare.
36
E 'l terzo giorno disse la regina:
--Ciascuno del suo vanto sia
fornito.--
Messer Galvan di pianger non rifina,
e nello viso tutto era
smarrito.
E sí chiamava:--O giovane fantina,
Pulzella Gaia dal viso
chiarito:
se a te pur piace ch'io non sia morto,
ora mi scampa, ch'io
son a mal porto!--
37
Del terzo giorno fu il termin passato,
all'anel non valea lo scongiurare;
e per Galvano allora fu mandato,
che tosto ei si dovesse
apparecchiare
venire a corte, dove è giudicato
che a lui bisogna la
testa tagliare.
Drappi di seta nera ei s'è vestito:
messer Galvano alla
corte fu ito.
38
Disse lo re Artú:--Vegnami avanti
lo ciocco, e la mannaia, e la mazza,
con i baroni e cavalieri erranti,
e tosto tutti vadan ver' la piazza.--
Piangendo se ne andavan tutti quanti;
messer Galvano ciascuno sí
abbraccia.
Donne e donzelle, tutte allor piangea
d'un sí pro' cavalier
ch'elli perdea.
39
Messer Galvan, lo nobile barone,
lo ciocco e la mannaia lui portava;
e questo fea perch'elli era ragione;
ed aveal tolto a colui che 'l
guidava,
dicendo:--Poi ch'i'ho fatto tradigione
alla Pulzella, che
tanto mi amava,
dappoi ch'i'ho fallato allo mio amore,
ben è ragion
ch'io muora con dolore.--
40
Messer Galvano alla piazza ne andava:
di seta un drappo li fu
appresentato.
Messer Galvano suso si montava,
lo ciocco e la
mannaia have posato.
Tutti li cavalier gran duol menava
del buon
Galvano, cavalier pregiato;
e poi ciascuno indrieto torna presto:
sua
cruda morte non vuol aver visto.
41
Messer Galvano sí prese a parlare,
e disse allo re Artú:--Or
m'intendete:
la baronia fate presto tornare;
questa grazia, per Dio,
mi concedete!
Da tutti quanti mi vo' accombiatare;
sarò contento, se
'l don mi farete.
Tutti i baroni che son scritti in corte
sí vegnano a
vedere la mia morte.--
42
Lo re Artú sí li fece tornare;
tutti a messer Galvan furono intorno;
e
tutti quanti aveano a lagrimare,
e da messer Galvan s'accombiatôrno.
Messer Galvano si prese a parlare:
--Della mia morte non sono
musorno.
L'anima mia ne raccomando a Dio:
morir vo', giacché
piace all'amor mio.--
43
Galvano al ciocco allor s'inginocchiava,
e sí chiamava:--O rosa
imbalconata,
poi che t'è a grado, morir non mi grava,
la mia morte
si fu ben meritata.
Merta morire mia persona prava.
Dove sei tu, o
donna delicata?
Pure una volta veder ti vorria;
poi di morir non mi
rincresceria.
44
Allora la Pulzella con pietade,
per camparlo da morte e darli vita,
tosto sí corse inver' quelle contrade;
drappi di seta nera fu vestita.
Molto gioiosa per quei sentier vade;
mai non fu vista donzella sí
ardita.
E, per camparlo, lei si messe in via
con molta gente e gran
cavalleria.
45
E la Pulzella fece suo' richieste,
ben trentamila giovani donzelle;
tutte di seta nera fûr suo' veste,
e quelle eran lucenti piú che stelle;
e
via cavalcan per ogni foreste.
Ben eran venti schiere tutte belle;
ciascuna aveva mille cavalieri,
e buone arme e correnti destrieri.
46
Allora la Pulzella molto presta
tostamente cavalca in quella parte,
appresso a Camellotto senza resta,
secondo come dicono le carte;
tamburi e trombe, che parea tempesta;
e queste gente fea venir per
arte.
Lo re Artú,
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