La serpe disse:--O sire, in cortesia,
dimmi 'l tuo nome e non me lo
celare;
ch'è un gentil cavaliere in fede mia,
che lungo tempo l'ho
avuto a amare.
Se tu se' desso, o dolce anima mia,
di ricche gioglie
t'averò a donare;
che mai piú ricca gioglia né piú bella
non ebbe
cavalier che monti in sella.--
11
Messer Galvan rispose:--Altri che Dio
di te non poría fare cosa bella;
ma, poi che vuoi saver lo nome mio,
lo sire Lancilotto ogn'uom
m'appella.--
La serpe li pon mente con disio,
e disse:--Tu m'inganni
alla favella.
Di arme ho avuto a far con Lancilotto:
tu se' di lui
molto piú saggio e dotto.--
12
Messer Galvano sí prese a parlare,
e sí li disse molto umile e piano:
--Ora m'intendi, pessima mortale--
e l'elmo si cavòne con la mano,
--vegno appellato da tutti 'l liale
e avventuroso cavalier Galvano.
Se
da te scampo ch'io non sia morto,
i' prenderò allegrezza e gran
conforto.--
13
La serpe l'udía molto volentieri;
di quella forma s'ha strafigurata:
piú bella che una rosa di verzieri
si fece una donzella dilicata;
e
disse:--Ora m'abbraccia, o cavalieri,
ch'io sono la tu' amanza a sta
fiata.--
Puoseli 'l braccio al collo e l'ha abbracciato,
dicendo:--Tu se'
quel c'ho disiato.--
14
Messer Galvano allor ne fu gioioso,
e di buon cuore abbracciò la
donzella.
Ed ella:--O cavaliero avventuroso
piú che nullo che mai
montasse in sella!--
E lui li disse:--O bel viso amoroso,
voi che
parete in tutto un'angiolella,
dite chi sète e di cui sète nata,
voi che
parete un'angiola informata.--
15
La donzella rispose umile e piana:
--Io tel dirò, da poi che 'l vuoi
sapere.
Figliuola i' son della fata Morgana,
di quella donna che
guarda l'avere.
Molto gran tempo i' son stata lontana,
e sí t'ho
disiato pur vedere.
Pulzella Gaia m'appella la gente:
or di me prendi
gioia allegramente.--
16
Messer Galvan non fece piú dimore,
abbracciò la donzella, a quel
ch'io sento,
e della rama ben ricolse il fiore
della donzella piena
d'olimento.
E disse:--Ogni bellezza, o dio d'amore,
m'avete data qui
a compimento!--
E cosí stetton fin nona passata
Galvano con la rosa
imbalconata.
17
Messer Galvano allor s'arricordava
della testa ch'avea messa al
paraggio;
forte cominciò a pianger, lagrimava,
perduto ebbe 'l
colore del visaggio.
La damigella allora li parlava,
dicendo:--Cavaliero pro' e saggio,
la veritá mi di' senza tardanza:
forse non t'è 'n piacer ch'io sia tu' amanza?--
18
Messer Galvano disse:--Anima mia,
di te mi tegno ricco e piú pagato
che se lo mondo avessi in mia balía
e 'l paradiso poi mi fosse dato.
Ma da te mi part'or con gran dolía,
mai non credo vederti in nessun
lato.
A corte e' mi conviene andar morire,
c'ho fatto un vanto, e nol
posso fornire.--
19
E la Pulzella disse:--O amor mio,
to' questo anello e teco il porterai.
Quante cose che son di sotto a Dio,
se tu gliele addimandi, tu le
avrai.
E, quando mi vorrai al tuo desio,
a questo anello
m'addomanderai.
Ma non manifestar la gioia avuta,
ché l'anel la
vertú avria perduta.--
20
Messer Galvano alla Pulzella giura
di quella gioi' mai non
manifestare,
e infin la sera, appresso a notte scura,
di lei e' non
potevasi saziare.
La serpe ritornò in sua figura;
messer Galvano
prese a cavalcare;
e 'l primo don, che dimandò all'anello,
si fu un
destriero poderoso e bello.
21
E lo destrier li si fu appresentato;
davanti gliel menava uno scudieri.
Messer Galvano suso fu montato,
e gioioso cavalca pel sentieri.
Poi dimandò che presto li sia allato
immantinente cento cavalieri,
e
dodici baron feriti a morte,
che per prigioni andassono alla corte.
22
Poi dimandò una nuova cacciagione,
che piedi di caval di drieto
avesse,
e quei davanti piedi di grifone,
la coda d'uno pesce fatta
avesse,
e le ali con le penne di pavone,
lo viso d'una femmina
paresse,
e un occhio avesse negro e l'altro bianco:
sí nuova fiera
non fu vista unquanco.
23
Li baroni sí giunsono alla corte
e di messer Galvan fecion richiamo,
che lui li avea feriti tutti a morte,
--E noi per suo' prigioni ci
rendiamo.--
Poi con letizia giunse il baron forte,
e i cavalier tutti
incontra li andârno.
Per vedere la caccia ch'ei menava
molti baroni
incontra si li andava.
24
Messer Galvan con cento cavalieri
molto gioioso venía cavalcando;
ciascuno aveva accanto 'l suo scudieri,
con due poi drieto, in mezzo
lor menando
la nuova fiera sopra d'un destrieri:
intorno tutti
l'andavan guardando;
giá non aspetta la madre la figlia
per andar a
veder tal meraviglia.
25
Piccoli e grandi, ognun sí l'inchinava;
tutti dicevan:--Ben vegna 'l
barone!--
e quella nuova fiera, ch'ei menava,
alla reina sí
l'appresentòne.
E la reina quella sí accettava,
e in una zambra la
messe al balcone;
e tutti quei che quella sí vedeva
molta gran
meraviglia sen faceva.
26
Troiano avea paura di morire,
e della corte tosto si partía.
Messer
Galvano si puose a dormire,
e fu svegliato all'alba della dia.
Ed
all'anello tosto prese a dire:
--Ora ti priego, non fare indugía!
e tosto
e di presente fa' che appaia
nelle mie braccia la Pulzella Gaia.--
27
Dappoi li fu in piacer ch'ella venisse,
e la Pulzella fu nelle suo bracce;
entrambi duo pareva che morisse;
piú si distendon che non fanno
l'acce.
E la Pulzella a lui quivi sí disse:
--Fa' che lo nostro amor non
si discacce!
non lo manifestare e non lo dire,
se questa gioglia tu
non vuoi fornire.--
28
Messer Galvan rispose:--Non dottare!
Or
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