Fante di picche | Page 2

Salvatore Farina
per dar tempo al giovine di comporre il
volto alla pietà d'un ingannevole sorriso. La sorellina, che potè tener
dietro a Donato con assai maggior naturalezza e punto scrupoli, vide
poc'anzi il fratello colla testa fra le mani... un pezzo... un pezzo,
trattenne il respiro e sentì gonfiarsi il cuore dall'affanno, e finalmente
non potendone più, diede in uno scoppio di pianto che costrinse Donato
a scoprire la faccia lagrimosa. Egli corse a lei, si abbracciarono stretti,
confusero le loro lagrime, finchè la giovinetta levò il bel viso, e pose
negli occhi una domanda.
Donato si schermì, si chinò a raddrizzare una dalia curvata dal vento,
poi appiccò discorso, costrinse la sorellina ad ammirare il ceruleo
anfiteatro delle montagne lontane, si provò anche a cercar argomento

scherzevole, e trovatone uno vi spese più barzellette che non meritasse,
e delle barzellette rise più forte del solito, e fe' pure ridere la fanciulla;
ma quando, esaurita quella forza fittizia, guardò negli occhi di
Mariuccia, vi lesse chiaro la stessa dimanda di prima: «e perchè
piangevi?»
«Sono uno sciocco, disse allora, mi vergogno di me stesso; piangevo
perchè ho paura di presentarmi agli esami; un superbiaccio pari mio
meritava questa umiliazione; a te lo posso dire: il Veloce-Club, e le
cavalcate, ed altro mi hanno fatto trascurar la scuola di meccanica e di
costruzioni, gioco una brutta carta...
E come se gli si ripresentasse alla mente l'immagine della propria
sciagura, s'interruppe e non aggiunse parola.
Anche Mariuccia tacque, perchè vide venire il babbo da lontano.
Altrimenti ella avrebbe pur detto al fratello che le sue paure erano
fantasime vane, che d'esami ne aveva già superati un esercito senza
averne mai trovato uno che gli facesse proprio paura, che per dieci o
venti lezioni di meccanica perdute uno studente di matematica non è
già in rovina, e può diventare ingegnere e dei buoni ugualmente. Ella
avrebbe pur detto tutte queste cose ed altre, o piuttosto non avrebbe
detto nulla, perchè s'era accorta che, per la prima volta in vita, Donato,
il suo buon Donato... mentiva, e si teneva certa non altro essere tutta la
storiella degli esami se non un nero tessuto di bugie per carpire la fede
della sorellina ingenua.
Donato alla vista del babbo tornò ilare, passò il rovescio d'una mano
sugli occhi per cancellare ogni traccia delle lagrime versate, si dimenò
come una girandola che non piglia fuoco, facendo cento cose inutili,
gettò qualche scintilla di buon umore... e finalmente si spense. E per
non trovarsi innanzi alla tenera sollecitudine di quella faccia serena di
vecchio, tutta rughe ed amore, girò sui tacchi come sopra un cardine, e
se n'andò a testa bassa, curvandosi a raccogliere un fiore che non
guardava nemmeno od un sassolino che lanciava distratto a saltellare
sul viale...
Ed ecco perchè il vecchio babbo e Mariuccia, rimasti soli, guardano

alle giogaie alpine baciate ancora dal sole, alla vallata del Lambro dai
larghi piani d'un verde cupo, sentono in quell'ora melanconica come
un'ansia paurosa, e non si avvedono che la brezza invola alle loro
labbra un sospiro.
«Bella sera! dice Norberto.
--Bella! risponde Mariuccia.
E il babbo pensa che la fanciulla abbia ricevuto le confidenze di Donato,
e la fanciulla dice a sè stessa che certo il babbo dev'essere informato
della vita che Donato fa a Milano e di quanto può essergli accaduto.
Tacciono.
I raggi del sole valicano le ultime creste del Resegone e si perdono
nello spazio azzurro, le ombre si addensano tutt'intorno, le campane dei
paeselli si rispondono da lontano, e l'ala greve del pipistrello passa
come un'ombra nera nella luce impallidita del crepuscolo.
«Partirà domani Donato? domanda la fanciulla.
--Domani...
--Povero Donato! È in pensiero pegli esami.
--Te l'ha detto lui?
--Sicuro.
--Ho notizie dai suoi stessi professori, non deve temer di nulla, è
studioso, diligente ed assiduo.
--Anche alla meccanica?
--Anche a quella.
Mariuccia l'ha immaginato, non domanda altro; e il babbo che vorrebbe
sapere dalla fanciulla... senza metterla inutilmente in malizia... non sa

proprio come fare.
--Non ti ha confidato nulla Donato? chiede finalmente, tirandosi sotto il
braccio la figliola ed avviandosi verso la palazzina.
--Null'altro.
Mariuccia, la scienza dei suoi sedici anni compiti, se anco non l'ha
appresa da altri, l'ha indovinata benissimo, e però soggiunge dentro di
sè:
«A questo avevo pensato anch'io! Ma se fosse innamorato, a me lo
avrebbe detto!»
Due ore dopo la piccola Maria ed il vecchio Norberto si augurano la
buona notte con un bacio. Ciascuno d'essi deve passare innanzi ali'uscio
socchiuso della camera di Donato.
«Buona notte!
«Buona notte!
E alla voce argentina della fanciulla ed alla tremula voce del vecchio,
Donato risponde facendosi sull'uscio a baciare in volto i suoi cari, poi
rientra, si ferma nel mezzo della stanzetta ad ascoltare i passi della
sorella e del padre, e quando non ode più nulla, altro che
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