Enrico IV | Page 6

Luigi Pirandello
questa cavalcata storica: storica, per modo di dire: babelica. Ognuno di noi doveva scegliersi un personaggio da rappresentare, di questo o di quel secolo: re o imperatore, o principe, con la sua dama accanto, regina o imperatrice, a cavallo. Cavalli bardati, s'intende, secondo il costume dell'epoca. E la proposta fu accettata.
Donna Matilde. Io l'invito lo ebbi da Belassi.
Belcredi. Appropriazione indebita, se vi disse che l'idea era sua. Non c'era neppure, vi dico, quella sera al Circolo, quando feci la proposta. Come non c'era del resto neanche lui!
allude a Enrico IV.
Dottore. E lui allora scelse il personaggio di Enrico IV!
Donna Matilde. Perché io--indotta nella scelta dal mio nome--così, senza pensarci più che tanto--dissi che volevo essere la Marchesa Matilde di Toscana.
Dottore. Non... non capisco bene la relazione...
Donna Matilde. Eh, sa! Neanch'io da principio, quando mi sentii rispondere da lui, che sarebbe stato allora ai miei piedi, come a Canossa, Enrico IV. Sì, sapevo di Canossa; ma dico la verità, non mi ricordavo bene la storia; e mi fece anzi una curiosa impressione, ripassandomela per prepararmi a sostenere la mia parte, ritrovarmi fedelissima e zelantissima amica di Papa Gregorio VII, in feroce lotta contro l'impero di Germania. Compresi bene allora, perché, avendo io scelto di rappresentate il personaggio della sua implacabile nemica, egli mi volle essere accanto, in quella cavalcata, da Enrico IV.
Dottore. Ah! Perché forse...?
Belcredi. Dottore, Dio mio, perché lui le faceva allora una corte spietata, e lei
indica la Marchesa
naturalmente...
Donna Matilde (punta, con fuoco). Naturalmente, appunto! naturalmente! E allora più che mai ?naturalmente?!
Belcredi (mostrandola). Ecco: non poteva soffrirlo!
Donna Matilde. Ma non è vero! Non mi era mica antipatico. Tutt'altro! Ma per me, basta che uno voglia farsi prendere sul serio...
Belcredi (seguitando). Le dà la prova più lampante della sua stupidità!
Donna Matilde. No, caro! In questo caso, no. Perché lui non era mica uno stupido come voi.
Belcredi. Io non mi sono mai fatto prendere sul serio!
Donna Matilde. Ah lo so bene! Ma con lui, però, non c'era da scherzare.
Con altro tono, rivolgendosi al Dottore:
Càpita, tra le tante disgrazie a noi donne, caro dottore, di vederci davanti, ogni tanto, due occhi che ci guardano con una contenuta, intensa promessa di sentimento duraturo!
Scoppia a ridere stridulamente.
Niente di più buffo. Se gli uomini si vedessero con quel ?duraturo? nello sguardo... --Ne ho riso sempre cosi! E allora, più che mai.--Ma debbo fare una confessione: posso farla, adesso dopo venti e più anni.--Quando risi così di lui, fu anche per paura. Perché forse a una promessa di quegli occhi si poteva credere. Ma sarebbe stato pericolosissimo.
Dottore (con vivo interesse, concentrandosi). Ecco, ecco, questo--questo m'interesserebbe molto di sapere.--Pericolosissimo?
Donna Matilde (con leggerezza). Appunto perché non era come gli altri! E dato che anch'io... sì, via, sono... sono un po' così... più d'un po', per dire la verità...
cerca una parola modesta
--insofferente, ecco, insofferente di tutto quanto è compassato e così afoso!--Ma ero allora troppo giovane, capite? e donna: dovevo rodere il freno.--Ci sarebbe voluto un coraggio, che non mi sentii di avere.--Risi anche di lui. Con rimorso, anzi con un vero dispetto contro me stessa, poi, perché vidi che il mio riso si confondeva con quello di tutti gli altri--sciocchi--che si facevano beffe di lui.
Belcredi. Press'a poco, come di me.
Donna Matilde. Voi fate ridere con la smorfia d'abbassarvi sempre, caro mio, mentre lui, al contrario! C'è una bella differenza!--E poi, a voi, vi si ride in faccia!
Belcredi. Eh, dico, meglio che alle spalle.
Dottore. Veniamo a noi, veniamo a noi!--Dunque, già un po' esaltato era, a quanto mi pare di aver compreso!
Belcredi. Sì, ma in un modo così curioso, dottore!
Dottore. Come sarebbe?
Belcredi. Ecco, direi... a freddo...
Donna Matilde. Ma che a freddo! Era così, dottore, un po' strano, certo; ma perché ricco di vita: estroso!
Belcredi. Non dico che simulasse l'esaltazione. Al contrario, anzi; s'esaltava spesso veramente. Ma potrei giurare, dottore, che si vedeva subito, lui stesso, nell'atto della sua esaltazione, ecco. E credo che questo dovesse avvenirgli per ogni moto più spontaneo. Dico di più: sono certo che doveva soffrirne. Aveva, a volte, scatti di rabbia comicissimi contro se stesso!
Donna Matilde. Quest'è vero!
Belcredi (a Donna Matilde). E perché? (Al Dottore) A mio vedere, perché quella subitanea lucidità di presentazione lo poneva fuori, a un tratto, d'ogni intimità col suo stesso sentimento, che gli appariva--non finto, perché era sincero--ma come qualche cosa a cui dovesse dare lì per lì il valore... che so? d'un atto d'intelligenza, per sopperire a quel calore di sincerità cordiale, che si sentiva mancare. E improvvisava, esagerava, si lasciava andare, ecco, per stordirsi e non vedersi più. Appariva incostante, fatuo e... sì, diciamolo, anche ridicolo, qualche volta.
Dottore. E... dica, insocievole?
Belcredi. No, che! Ci stava! Concertatore famoso di quadri plastici, di danze, di recite di beneficenza; così per ridere, beninteso! Ma recitava benissimo, sa?
Di Nolli. Ed è diventato, con la pazzia, un attore magnifico e terribile!
Belcredi. Ma fin da
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