Economisti del cinque e seicento | Page 8

Geminiano Montanari
voglia spendere tose o leggiere; conciosiach�� chi le avr�� a ricevere, ricordandosi che le dovr�� pagare a peso di fino, non le vorr�� accettare, e non gli tornerebbe conto, tanto per rispetto della nuova e real tassa delle monete gi�� fatte, quanto anco per li caratteri e note del valore, della lega o finezza e del peso, che saranno impresse su quelle che di nuovo si faranno, e come nel capitolo XXII. E perch�� ho detto di sopra che chi far�� fare o rifare monete dovr�� pagare le fatture; e quantunque ci�� debba forse parere cosa strana a molti, non sapendo il buon fine di tal fatto, essendo che non si ud�� mai dire n�� si trov�� giamai che fosse posto in uso nel tempo che regnavano i romani e sotto il loro imperio il cavare le fatture dal corpo delle monete, ch'io sappia, ma solo molti anni dopo, che, con malaintesa invenzione, s'introdusse il cos�� cavarle; e parendomi ancora cosa convenevole che ciascuno sopra ci�� si paghi di ragione; dico ch'avendo io molte volte considerato e con gran diligenza ricercato se si trovi al mondo cosa che sia pi�� generale, nelli maneggi delle mercanzie e di molti altri contratti diversamente fatti dagli uomini, di quello che sia l'oro e l'argento ridotto in monete, ed anco se vi sia cosa lavorata che venga contrattata fermamente e senza dubitazione alcuna con i valori delle fatture in essa, nel modo come si fa e si usa delli danari, ci�� non ho mai potuto ritrovare. Ma ben ritrovo che tutte le altre cose ed opere, cos�� d'oro e d'argento come d'ogni altra sorte di metalli o d'altre materie che siano lavorate (per esser cose particolari e non generali, rispetto al maneggio dell'oro e dell'argento coniato), ora si contrattano compresi in esse i valori o prezzi delle loro fatture, ed ora non compresi e secondo i patti de' contraenti; ma non si contrattano per sempre comprese le dette fatture con certezza e fermezza, come si fa e si usa delle monete. E per essere dunque essi oro ed argento ridotti in monete (com'ho detto) per uso generale e universale, in quanto al loro essere principale e finale, per�� il maneggio di esse debb'esser tale che restino per sempre nel loro giusto essere per uso publico, e non che siano guaste e fose da una provincia all'altra, e da una citt�� all'altra, e nel modo che sinora �� stato fatto. E per mostrare questa verit�� circa dette fatture, cio�� che non si cavano dal corpo delle opere fatte di metalli, addurr�� per ora questo essempio di una sorte di metallo, oltre gli altri descritti nel capitolo XXIX. S'alcuno vorr�� far fare piatti o altre opere simili di stagno, si sa esser necessario che compri lo stagno, quando che non ne abbia del suo da far lavorare, e poi paghi la mercede della fattura al maestro che lo lavorer��: qual mercede non sar�� cavata dall'istesso stagno cos�� lavorato, ma sar�� pagata da chi l'aver�� fatto lavorare. Il simile avverr�� a chi porr�� oro o argento in zeca per farlo coniare; percioch�� pagher�� le fatture del suo proprio, o con oro o argento avanzato al zechiero nel compartire e fare le monete, overo che pagher�� di quegli istessi danari levati di zeca o d'altri, overo d'altre robbe, secondo che tra loro sar�� convenuto. E perci�� ogni persona cercher�� di far lavorare monete pi�� di fino per spendere meno in fatture, quali saranno anco pi�� leggiere e commode per portarle nei viaggi. Oltre che, non occorrer�� cambiarle quasi in capo di ogni dieci o quindicimilia, s�� come a' tempi nostri si usa di cos�� fare, con non poco danno di coloro che, per causa delle diverse nominazioni o titoli di monete, sono sforzati cambiare i suoi danari in altre sorti di monete; occorrendo anco in ci�� alle volte che le monete ch'essi cambiano sono migliori di quelle che nel cambio ricevono, come di ci�� �� cosa manifesta a tutti quelli che i loro viaggi fanno in diverse cittadi e paesi.

CAPITOLO XVI
Quattro eccessivi disordini, a' quali verr�� proveduto.
Creder�� bene che, quando saranno state tassate o corrette le monete gi�� fatte, molte di quelle in progresso di tempo saranno poi guaste e fose, parte per rifarne altre, come si dice nel capitolo XLII, e parte nell'arte degli orefici, come si narra nel capitolo XL; e ci�� per cagione delli rotti vantaggiosi, che in esse saranno per le loro varie finezze, pesi e valori. Essendoch�� il rotto di ciascuna moneta, qual non arriver�� al valore di un quattrino, non dovr�� esser posto in tassa per le cause allegate nel capitolo XLI; e tal fatto sar�� perch�� alcuni hanno lavorato nei tempi passati, ed alcuni anco di presente lavorano nelle zeche l'argento a finezza o lega di once 11 e denari 18
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