intendere oro ed argento puro.
Dico adunque che quasi tutto l'oro e l'argento, o almeno la maggior parte di essi, cos�� li grezi delle min��re come quelli che sono ridotti in monete ed in ogni altra sorte di opere, sono accompagnati con rame o stagno o piombo o altro metallo. Ma quell'oro, che si dice esser ?puro?, si chiama in Italia e in altre provincie ?di denari vintiquattro?; e similmente l'argento fino si chiama ?di dodici leghe?: le quali nominazioni dovranno necessariamente e fermamente in tutti i luoghi esser osservate; e ci�� per avere la loro dipendenza dal numero duodenario, il qual �� numero perfetto. E questi sono de' quali intendo di ragionare, avendo io per sempre nel conteggiarli, ed in particolare sopra il fatto delle monete, la detta compagnia loro per esclusa.
CAPITOLO V
La cagione perch�� si trova men oro che argento, e qual forma o proporzione si trova tra loro.
Per cognizione delle cose in questo Discorso contenute, dico che, trovandosi molto men oro che argento, da altro non procede se non perch�� pi�� raro il numero delle cose pi�� preciose che delle meno sempre si trova. Quindi nasce che, considerata la real proporzione che tra essi si trova, qual �� ch'una parte d'oro puro a peso vaglia per dodici di fino argento appunto (per ordine, come credo, cos�� dato da Dio ed osservato dalla natura, e come cos�� anco �� stato dichiarato dal divin Platone nel suo dialogo intitolato Ipparco, overo ?del desiderio del guadagno?, overo ?dello studio di guadagnare?, come nel fine d�� esso), fa di bisogno e si �� sforzato con viva ragione e con real fondamento apprezzare o valutare essi oro ed argento con prezzi certi, a similitudine delli pesi, di uno per dodici e dodici per uno, per poter fare le leghe corrispondenti in proporzione, per far monete di varie sorti che restino per sempre nelli loro reali dati valori. E' quali prezzi, ancorch�� non siano mai stati in uso a detti preciosi metalli con ordine fermo, n�� in particolare n�� in universale, n�� meno apertamente descritti e dimostrati da esso Platone n�� da' suoi commentatori, �� necessario per�� che si mettino in osservanza per sempre, tanto per li non coniati quanto anco per quelli che saranno posti in zeca, accioch�� da tutti li zechieri siano per l'avenire compartiti in far monete che siano di giusti e proporzionati dati valori, e di reale corrispondenza nel conteggiarle in ogni sorte di pagamenti, e che non si possano mai pi�� fondere o guastare per rifarne altre.
E perch�� si sa che 12 volte 6 fanno la somma di numero 72, ed il numero 6 nel 72 vi entra 12 volte, per�� i prezzi o valori di essi saranno questi: cio�� che il prezzo dell'oro puro sia di lire 72 per oncia, e quello dell'argento fino sia di lire 6 d'imperiali l'oncia, giusti e fermi; i quali prezzi sono (forse cos�� per voler di Dio) quasi conformi e i pi�� accosti o vicini alli valori e prezzi dati ed usati ad essi oro ed argento in questi nostri tempi. E, quando anco non vi fossero stati, facea di bisogno ridurli in effetto sotto i detti certi e terminati valori, ancorch�� tutto ci�� fosse paruto cosa di gran maraviglia alle genti per molte cagioni, e massimamente perch��, quando si fossero tassate le monete, le quali fossero gi�� state fatte e compartite sotto maggiori o minori valori delli suddetti, cio�� dell'oncia dell'oro e dell'argento, esse sarebbono poi riuscite di molti alterati o diminuiti valori, per conto del puro e del fino loro, ed a similitudine di tutto quello che si tratta nel capitolo VIII, sopra il peso di una libra pi�� greve o pi�� leggiera di quella di Bologna. E' quai valori cos�� proposti non dovranno mai pi��, per cagione alcuna, esser mossi ed alterati da questa terminata forma e regola, per le ragioni annotate in molti luoghi del Discorso, ed in particolare nel capitolo XXIX, se si vorr�� ch'essi preciosi metalli possano, com'ho detto, esser giustamente compartiti da tutti li zechieri e contisti di zeche ed altri con i debiti mezi, cio�� saggi, bilance e conti loro, nel far monete di varie sorti; essendo detti numeri e valori con ogni perfezione a ci�� veramente proporzionati, come si mostra nel capitolo XXXIII; col mezo de' quali da essi contisti non si faranno mai intervenire rotti alcuni nelle leghe di esse monete, e nel tassare anco tutte le monete finora fatte dovranno servare l'ordine istesso, come nel capitolo XIV. Onde ne succeder�� che tutti li conti, che poi si faranno tra essi oro ed argento, tanto i gi�� coniati quanto quelli che per l'avenire saranno in monete ridotti, si troveranno per sempre confronti e giusti, per causa del puro e del fino che si trover�� essere proporzionato, cos�� in qualunque sorte di monete
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