Da Firenze a Digione | Page 5

Ettore Socci
Le pare, che noi
vogliamo suscitare una questione di diritto internazionale....
--Ma anche noi, le ripeto siamo stati spediti direttamente e a colpo,
sicuro: di più sappiamo che l'altra sera partirono altri volontarii,
mandati da loro, e si ha diritto d'andare anche noi.
--Per me si figuri le manderei subito--Aggiunse l'altro con un sorriso ed
io credendo immediatamente a quest'ultimo desiderio di lui che parlava,
ma non volendo darmi per vinto, esclamai: Ma è così, che l'Ambasciata
Francese di Firenze mantiene le proprie promesse?
--Noi non abbiamo ricevuto ordini dall'Ambasciata...
--Ma pure l'altra sera partirono...
--Non glielo nego, ma sapesse le rimostranze della questura...
--Ebbene: su noi può fidare, noi non la comprometteremo... ci dia
l'imbarco... lei vede lo scopo pel quale partiamo...
--Si provvedano dei loro passaporti...
--Se non gli vogliono dare.
--Prenda un mio consiglio... lei mi pare un giovane a modo, torni a
casa... Metz, se non ha capitolato, poco può stare a farlo... accetti un
mio consiglio, glielo ripeto, torni a Firenze.
--A Firenze poi no!..

--È la meglio!
--Mi meraviglio che un Francese..
--Allora faccia lei--secco, secco ed alzandosi, per farmi veder che
l'uggivo, mi proferì il cancelliere.
Disanimato, e non volendo attaccare una briga che poteva mandare a
voto tutti i nostri disegni, salutai appena il mio consigliere, e
gabellandolo per imperialista e anche, peggio, scesi di corsa la scala, e
preso a braccetto un mio amico, partii con gli altri dalla piazzetta del
Consolato.
Andare bisognava andare; a dispetto del mondo e delle circostanze; una
nuova poesia si aggiungeva a quella immensa che ci aveva sostenuto
fino a quel punto; sfuggire i questurini, farla in barba alle autorità
costituite, sfidare un nuovo pericolo, raggiungere il nostro scopo, giusto
appunto, quando i pusilli, scoraggiati sarebbero tornati indietro,... era
troppo bella, troppo attraente la prospettiva, per poter stare un
sol'attimo dubbiosi su ciò che dovevamo intraprendere.
Io esposi queste idee agli amici, e, godo dire, che queste idee furono
accolte con entusiasmo: ma a che parte rivolgersi per ottenere l'intento?
Quali passi potevamo tentare con sicurezza? Quale speranze ci
sorridevano? Quali probabilità di successo? Noi non lo sapevamo, il
romanticismo di una avventura, che offriva in se stessa tanti pericoli, ci
sorrideva certamente e noi eravamo contenti: contenti come il povero
diavolo, abbandonato da tutti che incerto dell'indomani, si addormenta
tranquillamente sull'erba di un viottolo, sotto un cielo sereno e popolato
di stelle, sognando pace, agiatezza, fortuna... Oh! l'idea dì un dovere
che si compie, malgrado gli ostacoli che frappongono gli uomini e la
sorte, fa piovere in seno una consolazione che intender non la può chi
non l'abbia provata.
Andammo all'Agenzia dei vapori della compagnia Valery, e per quanto
scongiurassimo l'agente, ci fu impossibile ottener da lui, anche
pagandolo il doppio, un biglietto di imbarco. Gli ordini della questura
erano precisi.
--Noi glielo daremmo anche gratis, ci ripetevano quegli impiegati,
ma...
Quel ma era tanto eloquente, che noi non aggiungemmo parola.
Con un po' di sconforto nell'anima, dopo aver girellato a casaccio
un'altra mezz'ora afiaccolati e cascanti ci butammo sulle panche di un

caffè di Via Grande; un tavoleggiante, giovinetto che avrà avuto appena
appena quindici anni, dopo averci ben bene sbirciato, venne da me e
chiamommi dapparte.
--Lei vuole imbarcarsi per la Francia? Mi sussurrò a bassissima voce.
--Sì--risposi io francamente, chè non potevo credere in sì giovine età
nequizia veruna.
--Ebbene... le dò il mezzo d'imbarco.
--Non scherzi?
--Sulla mia parola d'onore.. Aspetti un momentino e le porto l'uomo per
la quale!.....
--Bravo, e se farai bene ti prometto una buona mancia.
Il giovinetto se ne andò saltellante e fece poco dopo ritornò,
accompagnato da un barcaiolo, un pezzo di diavolone, tarchiato e
traverso; che era un piacere a vederlo; intanto io aveva messo i
compagni a parte della peregrina scoperta e, quando questi ultimi
videro avvicinarsi quel colosso in giacchetta, gli si fecero incontro con
una grazia e con certe fisonomie così gentilmente ridenti, che si poteva
credere che non un omaccio, ma la più vaga figlia di Eva fosse entrata
in quel mentre nel nostro caffè.
--Dunque loro vogliono, andare? Dandomi una seconda, stretta di mano,
cominciò a dirmi il barcaiolo.
--Sicuro!--Rispondemmo noi tutti--Ma vediamo tante difficoltà.
--Si fidino di me, che non fo per dire, ma lo può domandare a tutta la
piazza sono uno di quei buoni.. si figurino, ho fatte tutte le campagne e
anche Aspromonte e Mentana e se non fosse perchè; perchè... e questo
non è nulla: quello che ho fatto per salvare i compromessi politici!... Le
son cose che forse non le crederebbero... Hanno fatto bene a rivolgersi
a me, perchè ci è di gran canaglia tra i barchettaioli e.. e....
--E insomma t'impegni di farci entrare in un bastimento, deludendo la
vigilanza delle guardie?...
--Se me ne impegno.... Faccian conto di esserci sopra...
--Tu potrai
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