Clelia | Page 8

Giuseppe Garibaldi
lì lì per impugnare un pié di
porco massiccio e fracassare con quello il cranio dell'insolente, quando
apparve scendendo dalle scale Clelia preceduta dalla madre.
La vista di quelle care creature fiaccò lo sdegno dell'artista. Esse
avevano dal balcone vista entrare quella insolita visita e non vedendola
partire ed avendo sentito qualche cosa d'imperioso nella voce del birro,
tementi e curiose discesero nello studio.
Era il crepuscolo della sera e siccome nel piano generale dell'arresto di
Manlio era stabilito non lo si avesse a condurre in prigione di giorno,
per paura di qualche riscossa dai Transteverini che amavano e
rispettavano il nostro amico, così calcolò il capo-birro che a lui
conveniva differire la traduzione dei prigionieri: onde col piglio
simulatore della volpe. "Via dunque", rivolto a Manlio gli disse:
"tranquillate le vostre donne, la cosa finirà in niente. Voi verrete a
rispondere ad alcune interrogazioni e questa sera stessa, io lo spero,
potrete tornare a casa vostra".
Vane furono le rimostranze delle donne, e Manlio sdegnando di
supplicare il birro, incamminossi di lì a poco colla tristissima
compagnia.

CAPITOLO VII
IL LEGATO
Il fenomeno della insaziabile tendenza pretina al solo godimento dei
beni materiali è cosa a tutti nota, mentre pur tutti sanno egualmente che
per il resto del mondo, cioè per chi non è prete, essi predicano e
millantano i beni spirituali d'una vita avvenire _colla gloria del
paradiso!_
Osservate bene e ben ponderate quella gloria dei preti: "_Gloria del
Paradiso! Maggior gloria di Dio!_". Udite sacrilegio da impurissima
bocca: _Gloria a Dio!_ Come se l'Onnipossente, l'Eterno, l'Infinito
potesse essere illustrato, glorificato da quella razza di vermi! Agli stolti
l'ignoranza e la miseria, per la maggior gloria di Dio; ai preti la crapula,
ricchezze e lussuria, sempre per la maggiore gloria di Dio!
Oggi non più ma in passato, i preti, a forza d'imposture e per

l'ignoranza delle genti accumularono sterminate ricchezze. Esempio ne
sia la Sicilia ove la metà dell'isola apparteneva ai preti e frati d'ogni
specie.
E due erano le principali sorgenti delle ricchezze loro. La prima
proveniva dalle donazioni dei grandi, i quali dopo aver trascinata
un'esistenza di delitti credevano, cedendo al clero una parte dei loro
furti, rendere legittimo il possesso dell'altra e sottrarsi al castigo di Dio.
La seconda sorgente di ricchezze i preti la derivavano al capezzale
degl'infermi ove padroni dei loro ultimi istanti, colle paure dell'Inferno
e del Purgatorio da loro suscitate, carpivano legati e bene spesso l'intere
eredità dai morenti a pregiudizio dei figli che riduceano senza pietà alla
miseria.
Correva il dicembre del 1849. La Repubblica Romana, sorta dai voti
unanimi dei rappresentanti legittimi del popolo, era stata sepolta da
alcuni mesi dalle bajonette straniere. I preti ripigliata l'antica possanza
dovevano riempire le prebende un po' smunte da quegli eretici di
repubblicani ed il conforto, la cura, il sollievo delle anime dovevano
ancora provvedere al conforto, alla pienezza, alla libidine di quei corpi
beati!
Erano di poco trascorse le nove e fittissima era calata la notte sulla
piazza quasi deserta della Rotonda. Sapete voi cos'è la Rotonda? Quella
chiesuola ove ogni mattina poche donnicciuole vanno a far corona ad
un pretuncolo per la maggior gloria di Dio? Ebbene la Rotonda è il
Pantheon dell'antica Roma! Un tempio che conta duemila e più anni, e
direste eretto appena ieri tanto la sua conservazione è perfetta, tanto la
sua architettura è sublime.
Ogni colonna del suo peristilio sarebbe pagata a peso d'oro
dall'antiquario straniero ed il gigante della scoltura Michelangelo, cui
questa Rotonda bastava a turbare i sonni, non fu tranquillo se non dopo
di avere innalzato nello spazio quel tempio di tutti i dei e postolo come
cupola sul colosso monumentale dell'universo(12).
(12) Il Tempio dì S. Pietro.
Ma il prete ne ha fatto la Rotonda, come del Foro Romano, ove
s'adunavano i padroni del mondo per discuterne le sorti, ne fece un
_Campo Vaccino!_
Erano dunque le nove d'una notte oscura di dicembre ed a traverso la
piazza della Rotonda si vedeva scivolare qualche cosa di nero che

t'avrebbe posti i brividi nelle ossa, fossi tu stato uno dei coraggiosi
militi di Calatafimi.
Era ribrezzo o paura il sentimento svegliato dall'apparizione di quel
fantasma? Non lo saprei spiegare ma credo fosse l'uno e l'altra ed erano
giustificati entrambi, poiché sotto la nera sottana che ti scivolava
davanti, batteva il cuore d'un demonio, anelante al compimento di tale
delitto, che solo l'anima d'un prete può ideare ed eseguire.
Giunto al portone di casa Pompeo, situata in un lato della piazza, il
prete dava mano al battente, lo lasciava cadere leggero, quindi tiravasi
un po' indietro, ricercando collo sguardo la fitta tenebria, timoroso
ch'alcuno non lo scorgesse mentre era intento a compiere la scena
scellerata, ch'egli doveva aggiungere ai lugubri drammi della sua vita
d'infamie.
Ma chi si curava del perpetratore d'un delitto
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