alla mente, il suo pugnale venne fuori come
una striscia di fuoco. Quindi brandendo il ferro, Attilio sclamò:
"Maledizione a quell'indegno Romano che non sente l'umiliazione della
sua patria e che non è pronto a bagnare il suo ferro nel sangue de'
tiranni che la deturpano facendone una cloaca".
"Maledizione! Maledizione!" rimbombò per più minuti l'ampia volta
delle ruine, ed il tintinnio de' ferri cozzanti, faceva riscontro al clamore
delle voci; terribile musica all'indirizzo de' corrotti e scellerati padroni
di Roma.
"Silvio!--ripigliava Attilio--questa fanciulla più infelice che colpevole,
abbisogna di protezione e tu generoso non gliela niegherai. Vanne e
l'accompagna, ed il giorno della riscossa, noi siamo certi, non
mancherai al tuo posto".
E Silvio era generoso davvero e amava ancora la sua disgraziata
Camilla. Costei alla vista dell'amante parve quasi per incanto calmata
dal morboso furore, e tacita, rannicchiata era diventata docile come un
agnello.
Silvio le si accostò, sollevolla, l'avvolse nel proprio mantello e
dolcemente tenendola per mano, la condusse fuori del Colosseo verso
l'abitazione di Marcello.
"Per il quindici alle Terme di Caracolla, e pronti a menar le mani!...".
"Pronti! Pronti!" ripeterono i trecento. Ed in pochi minuti il deserto
delle rovine avea ripreso la sua tetra spaventosa solitudine.
CAPITOLO VI
L'ARRESTO
Cencio, come fra la gioventù Romana suole a parecchi accadere, era
disceso più per colpa dei genitori che propria, nell'abbiezione in cui
l'abbiamo trovato.
Onesto carpentiere, il padre avea sposata una di quelle tante donne
uscita dal connubio dell'alto clero con femmina Romana(11).
(11) Come può essere diversamente con un clero ricco ed una
popolazione povera?
Costei non ignorava la non mediocre sua nascita e vanarella sognava
poter innalzare il proprio figlio al disopra dell'umile condizione del
padre suo. Essa faceva gran conto sulla protezione dell'Eminente
genitore e le pareva che questi dovesse proprio occuparsi del suo nuovo
nato. Stolta! che non sapeva come i godimenti mondani sieno la sola
norma dei porporati predicatori della vita eterna e che, una volta satolli,
costoro distruggono o abbandonano la prole.
E Cencio destinato dalla madre allucinata a grandi cose non curò
imparare l'arte del padre, si diede dell'aria e finì, ostentando una
condizione che non era la sua, a precipitarsi nel vizio e vendersi
finalmente al primo ministro dei piaceri di un'Eminenza.
Dalla stanza dove lo aveva collocato Gianni egli non perdeva Manlio di
vista; ed una sera mentre l'artista stava intento al lavoro piomba Cencio
nel suo studio e con voce commossa, si fa così a supplicarlo: "per
l'amore di Dio! voglia permettermi di rimanere qui un istante, sono
inseguito dalla polizia... mi cercano per imprigionarmi.
L'assicuro,--continuava l'impostore,--che non ho altro delitto, tranne
quello d'esser liberale; nel calore di una disputa ho detto francamente
che la caduta della repubblica era stato un assassinio. Per tutto questo
mi vogliono arrestare!".
Così terminando il suo discorso Cencio per dare alle sue parole
maggior colore di verità, fingeva di cercare dietro i marmi, ond'era
ripieno lo studio, un nascondiglio che lo coprisse dalla vista della
strada.
"I tempi corrono difficili", pensò Manlio fra sé, "c'è poco da fidarsi del
prossimo; ma come si fa a cacciar di casa un compromesso politico?
come si fa a mandarlo a crescere il numero degli infelici che gemono
nelle prigioni dei preti?".
"Poi,--pensava Manlio sbirciando il nuovo venuto,--il giovane mi
sembra di buon aspetto. Giunta che sia la notte, potrà facilmente trovare
uno scampo".
E l'uomo onesto condusse lui stesso Cencio nella recondita parte dello
studio, non sospettando di certo ch'egli albergava un traditore.
Non passò molto che una frotta di sgherri sfilando lunghesso la via si
fermava davanti lo studio e vi penetrava chiedendo al proprietario il
permesso di farvi una visita domiciliare per ordine superiore.
Non è difficile trovare il nascondiglio di uno che vuol essere scoperto.
Poi il capo degli sgherri già d'intelligenza con Cencio lo avea da
lontano veduto entrare ed era certo di non dover frugare invano.
Povero Manlio! poco sospettoso, come lo è generalmente la gente
onesta, cercava di persuadere il briccone che nulla o nessuno si trovava
nel suo studio che potesse dar sospetto alla polizia e procurava frattanto
di guidare i cercatori in parti diverse da quella del nascondiglio di
Cencio.
Ma il malandrino per abbreviare l'indagine che lo annoiava tirò per le
falde dell'abito il capo-birro, mentre gli passava daccanto e questo con
un piglio vittorioso afferrando il complice per il collo:
"Oh! Oh! voi renderete conto al Governo di Sua Santità del ricovero
dati ai nemici dello Stato" disse, pavoneggiandosi il galeotto. E
aggiunse "seguirete immediatamente in carcere il colpevole che avete
voluto albergare".
Manlio poco avvezzo al contatto di quella canaglia era rimasto
sbalordito. Ma alle minaccie del furfante sentì il sangue ribollirgli nelle
vene e lo sguardo gli corse tosto ai ferri che adornavano lo studio. Eran
scalpelli, martelli, mazze e Manlio stava
Continue reading on your phone by scaning this QR Code
Tip: The current page has been bookmarked automatically. If you wish to continue reading later, just open the
Dertz Homepage, and click on the 'continue reading' link at the bottom of the page.