giovine scarmigliata, fuori di sé,
grondante acqua dalle vesti, si precipitava in mezzo ai congiurati.
Silvio fu il primo che la riconobbe, e:
"Povera Camilla!" sclamò il coraggioso cacciatore di cignali. "Povera
Camilla! in quale stato mai l'hanno ridotta codesti mostri, che l'Europa
c'impone a padroni, per i quali l'inferno solo dovrebbe servire di
stanza".
Subito dietro alla Camilla, erano entrati alcuni dei giovani rimasti di
guardia al di fuori e al loro capo raccontavano come quella donna al
chiarore del lampo li avesse scoperti, come si fosse slanciata verso il
loggione, senza che fosse stato possibile, in modo alcuno, trattenerla.
"Vedendo una giovane donna--dissero le sentinelle--abbiamo creduto
farci interpreti del vostro desiderio non adoperando le armi per
arrestarla. In altro modo ci è stato impossibile il farlo".
Camilla intanto, sollevata da Silvio avea innalzato meccanicamente gli
occhi fino a lui. Ma fissatolo un momento, diede un urlo spaventoso e
cadde a terra boccone, così dolorosamente singhiozzando da intenerire
le pietre.
CAPITOLO V
L'INFANTICIDIO
Si ritrae dalle statistiche che Roma è la città ove nascono in maggior
numero i figli naturali.
E degli infanticidi quale è la cifra che danno le statistiche?... Nel 1849,
al tempo del Governo degli uomini, io ho assistito a delle ricerche nei
penetrali di quelle bolgie che si chiamano conventi e in ogni convento
non mancavano mai gì'istromenti di tortura e l'ossario dei bambini.
Cosa era quel nascosto cimitero di creature appena nate o non nate
ancora? Un senso d'orrore rivolta ogni anima che non sia di prete
dinanzi a tale spettacolo.
Il prete invece impostore, cresciuto alla menzogna ed all'ipocrisia,
deridendo la credulità degli stupidi, è naturalmente propenso a satollare
tanto il ventre come la lussuria. E come potrebbe egli contentare gli
appetiti del corpaccio se non facendo scomparire i frutti della seduzione
o della violenza?
E così, nata, strangolata o macellata e sepolta era una creatura umana
per nascondere la libidine di chi si era consacrato alla castità.
La terra, i fiumi, il mare, certo nascondono a milioni le vittime della
scelleraggine e dell'impostura.
Povera Camilla! anche il nato dalle tue viscere andò nel carnaio degli
innocenti dopo aver esalato il respiro sotto il coltello degli sgherri dello
stesso Procopio, di quel Gianni che in questo momento s'aggira per
sedurre e perdere la perla di Trastevere, la bellissima Clelia.
Nata contadina l'infelice Camilla ebbe come l'Italia il dono funesto
della bellezza. Silvio, nelle sue caccie verso le paludi pontine, soleva
fermarsi, passando, in casa del buon Marcello, padre di Camilla, a poca
distanza di Roma. E s'era colà innamorato della fanciulla. Riamato da
Camilla e chiestala al padre, l'ottenne e si fidanzarono. Era una bella
coppia quella dell'avvenente e robusto cacciatore colla gentile e bella
contadina ed entrambi assaporavano anticipatamente con l'anima le
delizie della loro unione.
Ma troppo bella era Camilla e troppo innocente in quella metropoli
della corruzione. I bracchi dell'Eminenza avean fiutato la colomba e
quando viene fiutata e tracciata la selvaggina da costoro, è ben difficile
non cada.
In una escursione di caccia, il povero Silvio aveva presa la febbre, sì
comune in quelle paludi, e questo malanno fu cagione che il
matrimonio venisse ritardato e più facile si rendesse il disegno degli
avvoltoi su quella preda gentile.
Raramente ma pur qualche volta Camilla soleva recarsi a portar delle
frutta in piazza Navona e lì una fruttaiola comprata da Gianni tese tante
lusinghe e reti all'innocente contadina che la fece finalmente cadere
nella trappola.
La caduta non rimase a lungo occulta. Il ventre ingrossando minacciò
svelare l'arcano, onde temendo del padre e dell'amante, la povera
Camilla si lasciò persuadere ad occupare una stanza nel palazzo Corsini
ove a bell'agio il cardinale poteva continuare la tresca coll'infelice.
Il parto riuscì un bambino e quel bambino fu destinato come tanti altri
al carnaio.
Camilla ne impazzì e grazie alla generosa pietà del porporato, il quale
sognava nuovi amori, fu rinchiusa in un manicomio. Una notte però, sia
colla violenza, sia deludendo la vigilanza dei custodi, la pazzarella
riuscì a guadagnare l'aria libera. Uscì, vagò, vagò a lungo in quella
notte tempestosa, senza direzione preconcetta, finché per caso
avvicinatasi al Colosseo le parve intravvedervi una luce, avanzossi. In
quel momento il precursore della folgore avea rischiarato ogni cosa e
fra le altre le sentinelle che vigilavano all'ingresso dell'anfiteatro.
L'istinto, un vago presentimento la spinsero verso quegl'individui che
almeno non avevano l'aria di preti. Costoro vollero arrestarla, ma
Camilla avea in quella notte una forza sovrumana. Si svincolò, salì e
giunta al loggione cadde spossata in mezzo ai trecento.
Povera Camilla! E Silvio che l'aveva riconosciuta, raccontava ai
compagni la storia dell'infelice. "È tempo,--ripigliava Attilio,--di
purgare la nostra città da questo immondo pretume" ed un lampo di
sospetto per la sua Clelia, forse in procinto di cadere fra gli artigli delle
belve istesse, balenatogli
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