un povero artista! E Sindaco, Assessori, Deputati
lo avevano colmato di grandi promesse.
Cardello era stato incaricato di ridurre in pezzettini quattro quinterni di carta, e bollarli,
mentre don Carmelo, con gli occhiali a cavalcioni sul naso, vi scriveva a grossi caratteri:
GRANDE SERATA TUTTA DA RIDERE
BALLO E CANTO.
--Domani sera dobbiamo farci onore! Vo' farli rimanere a bocca aperta. Che si credono
questi signori? Doppia illuminazione. Tu e Cardello, alla porta, col vassoio sul tavolino
tra due candelabri. Un bel sorriso e--Grazie.--Le lire e le mezze lire pioveranno
abbondanti, e anche qualche fogliolino da cinque lire. Vorrei vedere che il Sindaco e gli
Assessori.... E i signori del Casino!.. Sono dugento biglietti!--
Donna Lia e Cardello si guardavano negli occhi. La povera donna era guarita dalle febbri,
ma ne portava ancora le tracce sul viso pallido e smunto. Da un pezzo, però, non più
ricolmi piatti di vermicelli col sugo, nè larghe fette di stufato; e, raro, qualche bicchiere di
vino riserbato soltanto a don Carmelo. Il quale però non mancava di prendere una sbornia
alla taverna, con gli amici che lo invitavano e che ogni sera venivano a godersi gratis lo
spettacolo, conducendovi mogli e figliuoli. Almeno servivano a riempire il teatrino!
Cardello era quasi irriconoscibile. Aveva preso l'aria del mestiere. S'era lasciato crescere
la zazzera e portava su la nuca un vecchio berretto rosso da bersagliere con grave
spavalderia. Già sapeva a memoria le parti di Peppe-Nappa e di Peppe-Nino, e n'era
orgoglioso. E quando il popolino, sodisfatto e messo di buon umore, applaudiva e
chiamava fuori quei personaggi, involontariamente, dietro la scena, mentre faceva
ringraziare con belli inchini il pupazzo, s'inchinava anche lui, sorridendo; infine, quegli
applausi e quelle chiamate andavano alla sua persona, alla sua abilità.
Ma in quel maledetto paesaccio dov'erano disgraziatamente capitati, gli zotici spettatori
ridevano sì, ma non applaudivano, non chiamavano fuori Peppe-Nappa e Peppe-Nino; e
questo teneva di cattivo umore Cardello che avea consigliato più volte al padrone:
--Andiamo via! Cerchiamo un'altra piazza!--
Per ciò Cardello non partecipava alle illusioni dell'Orso peloso intorno al successo della
grande serata, e guardava negli occhi donna Lia, che era più scoraggiata di lui,
impensierita inoltre per la tosse della bambina, tenuta su le ginocchia intanto ch'ella
lavorava una gonna nuova a Colombina, con certi cenci regalatile dalla moglie del
proprietario del magazzino per farne un vestitino a quella creatura. Cardello, a ogni colpo
di tosse della piccina, si sentiva stringere il cuore. Quando non aveva da fare, il suo svago
era quello di tenerla in braccio, di scherzare con lei che non capiva e balbettava qualche
parola insegnatale da lui.
Appena l'Orso peloso cominciava a bisticciare con donna Lia, Cardello portava via, fuori,
la bambina per timore che quel furibondo non la colpisse picchiando la moglie. Cardello
non sapeva spiegarsi per qual ragione don Carmelo, da qualche tempo in qua, attaccasse
più frequentemente lite con la povera donna, e le rovesciasse addosso tante
parolacce.--Lasciatelo dire, donna Lia! Non gli rispondete,--egli suggeriva alla padrona.
--S'infuria peggio!
--Ma perchè?
--Perchè è pazzo. Non lo sa neppur lui perchè!--
Cardello dalla via, con la bambina in collo, lo sentiva sbraitare:
--Un giorno o l'altro!... Un giorno o l'altro!....--
Udiva i pianti e gli strilli della disgraziata, e non sapeva che cosa fare. Se passava
qualcuno, lo pregava:
--Per carità, accorrete! Levategliela dalle mani!--
Ma se c'era uno che tentava d'inframmettersi, l'Orso peloso si rivoltava:
--Che volete voi? In casa mia faccio quel che mi pare e piace!--
E la gente andava via, stringendosi nelle spalle:
--Se la vedano tra loro!--
Qualcuno anche soggiungeva:
--Forse il marito ha ragione.
* * *
Da due giorni c'era pace nel teatrino--don Carmelo diceva sempre teatrino parlando di
quello stanzone che il proprietario soleva affittare per usi diversi, secondo le occasioni.
Cardello era affaccendato ad attaccare parecchi lumi a petrolio coi riflettori di latta alle
pareti, a trasportare seggiole tolte in prestito dai vicini per la grande serata--giacchè i
signori non potevano mettersi a sedere sui panconi come la marmaglia -, a provare i
complicati macchinismi della scena pei cangiamenti a vista, mentre don Carmelo andava
attorno a distribuire i biglietti.
Tornando a casa, don Carmelo trovò la moglie in lagrime con la bambina su le ginocchia,
e Cardello che, in piedi davanti a lei, si grattava il capo e cominciava a singhiozzare
anche lui.
--Che cosa è stato?
--Ah! La bambina! Non può inghiottire!
--È passato il dottore; l'ho fatto entrare,--soggiunse Cardello.
--Ebbene?--fece don Carmelo.
--Il dottore tornerà con la medicina; se la farà dare gratis lui.
--O dunque? Non mi fate bestemmiare! Zitta! E tu va' a comprare il petrolio pei lumi. Ho
parlato col droghiere della cantonata; ci fa credito fino a domani. Zitta!
--Non vi arrabbiate! È figlia vostra!--balbettò la povera donna, asciugandosi le lacrime,
baciando la bambina

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