di penare!--
Cardello prendeva in braccio la bambina che già aveva imparato a conoscerlo e gli
sorrideva e gli stendeva le manine, bionda, rosea, mentre la sua mamma lavorava.
Cardello le ripeteva:
--Dovreste parlare con la nonna, se volete che venga con voi.--
La vecchietta era venuta più volte a ringraziare il burattinaio per quel che faceva per suo
nepote.
Due o tre volte egli l'avea trattenuta a desinare con loro, ma del progetto di condur via
Cardello non le aveva mai fatto accenno. Da prima avea voluto convincersi
dell'intelligenza e dell'abilità del ragazzo; poi, riuscita la prova, avea pensato che era
meglio parlarne proprio il giorno avanti di partire.
Se la vecchia rispondeva di no....
--Non te la senti, di scappare?--avea egli domandato al ragazzo.--Tua nonna, va' là, mi
sarà grata che le tolgo l'impaccio di pensare a te.--E Cardello aveva risposto serio serio:
--Vedremo!--
Vita e morte di santa Genoeffa doveva essere l'ultima rappresentazione. Quella sera però
la folla fu così grande, anche perchè si sapeva che Cardello avrebbe fatto la sua parte, che
bisognò mandar via la gente e promettere una ripetizione dello spettacolo per la sera
dopo.
I compagni di Cardello, incontrandolo per la via quando il burattinaio lo mandava attorno
per qualche commissione, gli domandavano:
--Che fai? Impari l'arte del burattinaio?--
E Cardello si vantava:
--Ora so far muovere i pupi! Sto imparando una parte.--
Si era costrutto da sè un fischio; anzi ne avea costrutti parecchi, di quelli che servono per
la voce nasale di Pulcinella--due pezzetti di canna, con in mezzo una striscia di fettuccia,
legati insieme da un po' di refe--e li avea venduti un soldo l'uno. A chi gli
domandava:--Cardello dove vai?--egli rispondeva con lo strillo pulcinellesco, quasi come
segno del mestiere che intendeva di scegliere.
Poi avea parlato della cerva che sembrava viva, con le corna ramificate alte così;
l'avrebbe manovrata lui. E avea parlato delle nuvole, degli angeli e dei serafini che
portavano su, in cielo, l'anima di Santa Genoeffa. Si girava una manovella, e le nuvole e
gli angeli e i serafini e l'anima di Santa Genoeffa montavano lentamente su. Cosa
maravigliosa!
Già lui imitava le voci di diversi burattini. Le spacconate di Peppe-Nappa, le birichinate
di Peppe-Nino, i discorsi tartagliati di Tartaglia, le bizze di Colombina, le rodomondate di
Orlando e di Buovo d'Antona, gli uscivano di bocca così ben eseguiti che sembrava di
udire la stessa voce di don Carmelo e di sua moglie. I ragazzi stavano ad ascoltarlo a
bocca aperta. Soprattutti, poi, egli rifaceva Pulcinella con le sue poltronerie, coi suoi
strilli di paura, con le sue vanterie nei momenti che non si trovava di faccia qualcuno....
Don Carmelo però non avea potuto indurre Cardello a fare proprio una parte.
--Quando saremo in un altro paese. Qui mi vergogno.--
Finchè si trattava di far muovere i pupi, Cardello, nascosto dietro il fondo della scena,
non si sentiva intimidire. Ma far la parte, no. Se la gente riconosceva la sua voce,
avrebbero cominciato a gridare:--Bravo, Cardello! Viva, Cardello!--E sarebbe finita; non
avrebbe più saputo aprir bocca!
Contrariamente a quel ch'egli si aspettava, la nonna non si oppose che andasse via col
burattinaio.
--Ve lo raccomando come un figlio! È un povero orfanello.
--Non dubitate,--le rispose la moglie di don Carmelo:--È buono, si fa voler bene.
--E se muoio,--soggiunse don Carmelo:--(io non ho parenti) lascio ogni cosa a lui; sani la
sua fortuna.--
Così, otto giorni dopo, Cardello andava via col burattinaio, seduto sur un cassone accanto
alla moglie di quello, in uno dei carretti che portavano la roba. Don Carmelo con la pipa
in bocca e un cappellaccio in testa, gli dava la voce dall'altro carretto:
--Stai come un principe, eh?
III.
UNA RECITA STRAORDINARIA.
Era già un anno che Cardello andava di paese in paese col burattinaio, partecipando alla
buona e alla cattiva fortuna; giacchè non sempre gli affari procedevano felicemente. I
cartelloni ornati dei pupazzetti di Pulcinella e di Tartaglia, l'andata attorno di
Cardello--col camicione, il cappellaccio di feltro grigio e il tamburo su la pancia,--e della
moglie di don Carmelo in maglia e veste corta, suonando la tromba--non riuscivano in
certi posti a incuriosire la gente, ad affollarla alle rappresentazioni. Le seggiole da cinque
soldi rimanevano vuote, o bisognava permettere che vi si sedessero gli straccioni, la
marmaglia, come sprezzantemente li qualificava l'Orso peloso, e da cui non era possibile
pretendere più di un misero soldo di entrata.
Una volta non sapendo a qual santo votarsi, don Carmelo aveva concepito la bella idea di
una serata speciale pei signori, pei galantuomini che, non volendo mescolarsi con la bassa
gente nel suo teatrino, vi lasciavano deserte le trenta seggiole da cinque soldi destinate
per essi. Era andato a raccomandarsi al Sindaco, agli Assessori, ai Deputati del Casino di
convegno.... Se non proteggevano loro

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