la pipa,--gli disse quegli una volta, cercando di levargli
la bambina di braccio.
--Dorme; non la fate svegliare.--
E Cardello indietreggiava, indietreggiava, supplicandolo con gli occhi, senza accorgersi
che là dietro era una sbarra di legno per terra. Inciampò, barcollò, diè un urlo e cadde
rovescio, sbattendo la testa su una grossa pietra sporgente dal muro.
La mamma, accorsa, con una mano avea sollevato la bambina, e con l'altra avea aiutato
Cardello a rizzarsi.
Egli sembrava soltanto un po' sbalordito. Tutt'a un tratto però, sentito un forte dolore
all'occipite, si era tastato con le mani nel punto che gli doleva....
--Ahi! Ahi!--strillò, quasi l'accorgersi del sangue, che gli avea tinte le mani, gli avesse
subitamente reso più acuto il dolore...
--Zitto!... Lasciami vedere! Non è niente!--
L'Orso peloso lo afferrava per la testa, scartava con le punte delle dita i capelli
insanguinati, chino per osservar meglio la ferita.
--Non è niente! Su! Un po' d'acqua fresca. Vieni qua. Lascia fare a me!... Dieci gocce di
sangue.... Eh! Ohe cosa vuol dire non aver anche due occhi dalla parte di dietro!.... Non
far lo spiritato!... Non è niente.... Ecco! L'acqua fresca è miracolosa! Ma non per berla....
Eh! eh!--
La sbornia gli era sparita a un tratto, ed egli voleva ridere, e rideva anche Cardello che si
era lasciato far i bagnoli di acqua fresca senza opporsi, per paura che l'Orso peloso non lo
trattasse peggio.
--Un po' di gonfiore! Nient'altro. Va' là; hai dura la cuticagna, Cardello, eh? eh?--
Lo accarezzava, un po' ruvidamente, sballottandolo di qua e di là per le spalle; voleva
vederlo ridere a ogni costo. E all'ultimo, scorgendo che l'Orso peloso si mostrava buono,
Cardello rise quasi suo malgrado, e, per far la pace, gli disse:
--Debbo andare a comprarvi il tabacco?--
L'Orso peloso volle dargli un segno della sua generosità, e gli mise in mano un soldo di
più:
--Con questo ti comprerai un soldo di liquirizia.
* * *
Si mangiava bene però nel magazzino del burattinaio. Ogni sera il teatrino, com'egli lo
chiamava, era affollato di spettatori; il sabato e la domenica, due infornate. Posti da
cinque soldi, con seggiole, pei cavalieri: posti da tre soldi con panche, per la maestranza,
posti da un soldo, in piedi, per la marmaglia. Non avevano altro svago in quel paesetto, e
don Carmelo era molto bravo nell'arte sua. Repertorio svariatissimo: tutta la serie delle
imprese dei Cavalieri della Tavola Rotonda, tutte le commedie e le farse dove Pulcinella,
Tartaglia e Peppe-Nappa e Peppe-Nino facevano smascellare dalle risa.... Per ciò si
mangiava bene a colazione e a desinare. Don Carmelo si dilettava anche di cucina, e
Cardello ingrassava a vista d'occhio con quei piattoni colmi di spaghetti col pomodoro
che egli stentava a finire, con certe fette di carne che non aveva mai viste neppur da
lontano e col vino che don Carmelo lo costringeva a bere, dicendogli:
--Giù! Tracànnalo d'un fiato! Questo fa buon sangue.--
E buon sangue se ne faceva, anche troppo, lui. Certe sere Cardello si stupiva che al
momento della rappresentazione don Carmelo riacquistasse, come per incanto, tutta la
lucidezza di mente che occorreva e parlasse spedito.
Da otto giorni era preannunziato lo spettacolo: Vita e morte di Santa Genoeffa; e l'Orso
peloso e sua moglie lavoravano a mettere in assetto i personaggi: a trasformare
Colombina in Santa Genoeffa, Carlo Magno in Principe del Brabante, e altri pupi in
gentiluomini di corte. Da otto giorni, Cardello si esercitava a far andare e venire dalle
quinte di carta la cerva, personaggio importantissimo, che dava il latte ai due bambini nel
bosco dove Santa Genoeffa viveva coperta di stracci, e a far muovere il macchinismo
dell'ultimo atto, quando l'anima della santa doveva salire in cielo fra una gloria di angeli e
di serafini, opera di don Carmelo, che la restaurava, incollando, dalla parte di dietro,
pezzetti di cartone alle ali dei serafini sgualcite e alle nuvole strappate.
In quei giorni l'Orso peloso era intrattabile; ogni minima contrarietà lo faceva andare su
le furie; e alla sua povera moglie eran toccati parecchi pugni e schiaffi, e a Cardello certi
scapaccioni da farlo traballare su le gambe.
Quando l'Orso peloso andava a far la spesa, la povera donna si sfogava con Cardello.
--Se non fosse per questa creatura!
--E come vi siete maritata con lui che è tanto più vecchio di voi?--gli domandò una volta
Cardello.
--È stata la mia disgrazia!
--Avete la febbre?
--Che importa! Se il Signore mi volesse! Ma prima dovrebbe far morire questa creaturina
qui!--
La poverina batteva i denti:
--Sono già tre mesi che mi trascino con la quartana.
--Volete che chiami il medico, di nascosto di lui?
--E le medicine chi me le dà? La quartana se n'andrà da sè, com'è venuta.
--E se non se ne va?
--Me n'andrò io, e finirò
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