sentirò meglio equilibrato nel mondo.» Sissignore che facevo i
conti senza quella testolina bizzarra; figurati, vorrebbe che non mettessi
il piede al Circolo, nè al Caffè, che non riconoscessi più i miei amici da
scapolo, che avessi paura dei gonnellini delle ballerine, che andassi in
teatro solo per accompagnarvi lei, che la conducessi a spasso e nelle
buone famiglie e che stessimo a sbadigliare a quattrocchi tutto il giorno
quanto è lungo... e tu sai quanto è lungo! Mi provai a persuaderla e
sulle prime sperai di ricavarne qualche frutto.... «Disgraziata! non sai
che è la tomba del nostro amore che tu vuoi scavare con queste male
abitudini? Lasciami fare a modo mio, e non mi pentirò mai di aver
preso moglie, e mi piacerai sempre, e ti amerò in eterno; hai una
posizione, una famiglia; sei una donna collocata, come si dice, puoi
ricevere, dar delle veglie; divertiti come io mi diverto, onestamente,
fatti delle abitudini che non urtino le mie abitudini..., e lasciami in
pace.» Tempo perduto, fiato sprecato; ho dovuto sempre finire a
piantarla colle sue smanie ed andarmene al Circolo. Ha certi paroloni in
bocca, si fa certe idee dei doveri coniugali da diventare insopportabile;
peccato, perchè è bellina proprio e vi sono nella giornata alcune ore che
avrei sempre passato volentieri con lei; ma a darle retta non sarei più un
uomo, diventerei un fantoccio, e mi farebbe muovere a suo capriccio.
Pazienza; per parte mia rinuncio ai vantaggi sperati da questo
matrimonio; poichè non sa riconoscere la sua felicità, peggio per lei;
vuole andarsene, si accomodi.--
E così dicendo la povera vittima girava orizzontalmente come sopra un
perno e si voltava sull'altro fianco. Per un pezzo stette zitto, aspettando
forse che l'amico dottore entrasse a dire qualche cosa, ma l'amico
dottore non discuteva mai le opinioni degli altri senza un qualche
gravissimo interesse, ed aveva in ciò le sue ragioni filosofiche; onde
Leonardo, che aveva preso l'aire e non poteva fermarsi, dovette fare
un'evoluzione contraria sul proprio perno e mettere un'altra volta la sua
faccia di vittima di fronte alla faccia pensosa dell'Esculapio.
--Io la compatirei mia moglie, sì, se mi lasciasse in pace, sento che
avrei la forza di compatirla; le sono idee bevute coll'educazione, idee
da borghesucci, da gente di affari. Un impiegato che passa nove ore del
giorno all'ufficio, un bottegaio, un negoziante, che so io, ecco i mariti
modelli! Dio del cielo! La cosa difficile! Date otto giorni di vacanza
all'impiegato, tre feste di seguito al bottegaio, un piccolo fallimento che
costringa a quindici giorni di ozio un negoziante, e se costoro non
fanno dare in ismanie le loro Penelopi, come io la mia senza colpa, mi
si mozzi un dito, mi si mozzi! Mia moglie non comprende queste cose
perchè è un po' fatua, un po' spensierata, un po' frivoluccia, un po'
insomma tutto quello che ella dice che io sono, ma io... ma io....
La faccia da ridere del dottor Agenore imbrogliò la frase di Leonardo, il
quale fu costretto a fermarsi ed a domandare:
--Dimmi tu se ho ragione.
--Non c'è che dire,--rispose il medico,--hai ragione; le tue facoltà sono
equilibrate per modo che non vi può essere dubbio... hai ragione... è la
natura genuina, è il tuo sangue, sono i tuoi nervi, non potrebbe essere
altrimenti... insomma hai ragione.
--Manco male! interruppe l'altro,--manco male; io appartengo ad una
classe che ha vacanza tutto l'anno, e che di necessità deve avere
abitudini matrimoniali diverse... Bada un po' quanti avventori
ammogliati con prole conta il Caffè Cova! ed il Circolo quanti!
Domanda a costoro se, quando si sono coniugati, fu loro possibile da un
giorno all'altro mutare le abitudini di una quindicina d'anni per cucirsi
alle sottane della moglie! Non bisogna esagerare la virtù di quei quattro
articoli del codice che vi legge il Sindaco o l'Assessore; sono quattro
buoni articoli, ma non possono far miracoli; il giorno dopo che si è
cessato di essere scapoli, in fondo si è rimasti quello che si era la vigilia.
Molti credono il contrario e si illudono e fanno la propria e l'altrui
infelicità; io non l'ho creduto un istante e sento che potrei far la vita di
marito con molto garbo... se mia moglie mi lasciasse in pace. Il
marchese Viani e l'ingegnere Stefani fanno così, ma essi hanno avuto la
fortuna di trovare delle mogli che comprendono la situazione, ed a me
ne è toccata una testereccia che vuol guastarmi il sangue colle sue idee
balzane.... Pazienza! Ci separeremo. Accetto la mia parte di vittima.--
Dicendo queste ultime parole, il poveraccio protendeva tutte e due le
mani fuori del letto come eccitando il dottor Agenore a consegnargli
immediatamente quella parte disgraziata.
Pochi minuti dopo Leonardo, non sapendo più che dire e sicuro che
avrebbe aspettato invano i consigli del suo amico
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