di conchiudere con un
sospiro; poi si lasciò cadere sopra una poltroncina dinanzi allo specchio,
e tirò languidamente il cordone del campanello per chiamare Olimpia.
Press'a poco a quell'ora, dalla stanza più remota, la voce di un altro
campanello avvertiva il vecchio cameriere che il padrone si era
svegliato. La testa canuta di Bortolo non entrò sola; la precedeva un
testone crespo ed espressivo, solidamente piantato sopra un corpo alto e
massiccio.
Bortolo era corso innanzi ad aprire le finestre, per lasciar entrare la luce;
il visitatore si era fermato sul limitare, tenendo pronto un sorriso di
saluto, e sul lettuccio in fondo alla camera un giovane pallido e bruno si
era tirato mezzo il corpo fuor delle coltri, portando una mano agli occhi
e facendo cenno coll'altra a Bortolo perchè non aprisse tanto le imposte.
Bortolo misurò studiosamente un grado di luce che potesse venir
tollerato dal suo padrone, e se n'andò in silenzio. Leonardo e l'incognito
stettero faccia a faccia.
--A che ora sei venuto a letto?--domandò il visitatore con una voce
dolce e carezzevole, pigliando il polso del giovane.
--Saranno state le sei, m'immagino.
--Si capisce; hai il polso agitato, incerto; segno che hai dormito poco e
male e che hai passato la notte al solito.
Leonardo sembrava alla tortura, si contorse sul letto, guardò qua e là, e
non rispose. L'altro gli toccò il mento coll'indice:
--La lingua.--
Leonardo mise fuori la lingua di mala grazia.
--Temevo peggio,--proseguì a dire il dottore col medesimo accento
mellifluo,--hai un organismo che fa miracoli di resistenza, ma finirà col
cedere; tu non puoi durarla un pezzo così. Ed ora vediamo gli occhi.--
E senza badare alle smorfie dell'ammalato, il dottore andò ad aprire la
finestra e tornò a fare il suo esame:
--Nessun peggioramento,--disse,--ma d'altra parte nessun modo
d'impedire lo sviluppo d'un malanno serio, se non muti vita... pensaci....
--Ci penso.
--Senti delle punture?...
--No....
--Hai degli abbagli?
--No....
--Vedi doppio qualche volta?
--No... cioè sì... qualche volta! Insomma mi secchi! Lasciami dunque in
pace. Questa mattina sono d'una irritabilità nervosa....
--Comprendo, i soliti guai con tua moglie.
--Sì... cioè no... non i soliti, ma peggio dei soliti... anzi bisognerà che ci
pensi sul serio, e ti assicuro che faccio una fatica, una fatica... sono
malato, dovrebbe risparmiarmi... nossignore!
--Che dice tua moglie?
--Agenore mio, ha una testa bizzarra!... dice che non vuol più star meco;
ha comperato un codice e voleva che lo studiassimo insieme per
imparare come ha disposto la legge quando due non possono andare
d'accordo! Ma io ci vado, ci sono sempre andato, ci andrò sempre
d'accordo purchè mi lasci fare a modo mio....--
Il dottore Agenore abbozzò un sorriso malizioso.
--Sta zitto, proseguì Leonardo coll'accento d'un fanciullo viziato, so
quello che vorresti dire, che tutti i cattivi mariti non parlano
diversamente... ma ti pare che io sia un cattivo marito? Che cosa faccio
a mia moglie? Nulla.--
L'amico dottore si rizzò sulla punta dei piedi, e si lasciò ricadere sui
calcagni, ripetendo come un eco: --Nulla!--
Fatto un grandissimo sforzo sopra di sè per contenersi, Leonardo
scivolò sotto le lenzuola, tirandosele fino sotto il naso. Quell'atto di
supremo accasciamento fe' balenare un altro sorrisetto sulla faccia del
dottore, il quale ripetè ancora una volta: «Nulla!»
--Nulla,--ripigliò Leonardo con una convinzione
profonda,--assolutamente nulla; in questi giorni sono stato costretto a
fare una specie di esame di coscienza; ebbene, ti giuro che sono un
marito immacolato. Non ho intrighi, tu lo sai, non faccio la corte a
nessuna donna; colle ballerine mi piace solo cenare, perchè in generale
sono creature allegre e d'una ignoranza e d'un appetito che mettono di
buon umore; non giuoco, non mi ubbriaco, non faccio debiti. Se mi
guardo d'attorno, vedo il conte A... che mantiene una corista, il signor
B... che si fa mantenere da un vecchio soprano di cartello, il barone C...
che passa i giorni e le notti alla bisca e corre di galoppo verso la rovina,
eccetera; tu li conosci, costoro ed altri, al par di me, e sai che hanno
tutti moglie e figliuoli... eccoli i cattivi mariti! eccoli! ho anch'io il
senso critico dell'uomo virtuoso.--
Leonardo tacque; e vedendo che il dottore Agenore faceva di sì col
capo, tirò un lungo sospiro, si voltò sul fianco e proseguì con voce
compassionevole:
--Sono proprio disgraziato, piglio moglie credendo di fare un'azione
meritoria, di assicurarmi la mia porzione di paradiso, e invece mi tiro
un inferno addosso. Tu sai come è andata. Ernesta mi piaceva ed io
piaceva ad Ernesta; sola lei, solo io; essa non aveva una casa, ed io ne
aveva una, in cui non stavo mai... Ci sposiamo? Sposiamoci. E fu fatto.
«Mobiglierà la casa di suo genio, dicevo, perchè sarà lei che dovrà
starci, io mi reputerò felice di vedermi venire incontro un visino ridente
e mi
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