di vera piet�� colmo il sembiante?Tenta per ogni via l'alta clemenza.?A quel parlar commosso il gran Tonante,?Rivolse nel pensier nova sentenza,?E si dispose a dispensar pietate;?Poi queste fece udir voci beate:
IX
In lor gran cecit�� non mai per certo?Fian ciechi i peccator, s'a' lor peccati?Dimanderan perdon col vostro merto,?O nel colmo del Ciel spirti beati;?Ed oggi i Rod?an del mal sofferto?Godranno il fine, e gli avversarj armati?Vedran sul campo traboccar funesti;?Con s�� fatta piet�� preghi porgesti.
X
Cos�� diceva, ed il pensier, che chiude?Nel petto eterno, a Gabriel fa chiaro;?Scenda di Sciro in su l'arene ignude,?Ove il grande AMEDEO vinto gittaro?Di concitato mar tempeste crude,?Poi ch'i navigli suoi sparsi affondaro;?Indi per l'ampio mar seco sen vada,?E poi di Rodi al fin gli apra la strada.
XI
Dier lode allor nel Re del mondo intenti?I gran stuoli de gli Angioli, e dei Santi;?E gli aurei cerchi de le stelle ardenti,?E i campi eterni risonaro a i canti.?Ma veste infra soavi almi concenti?Fulgidi vanni a fulgido or sembianti?Quel divin nunzio, e ne fornisce il tergo,?Ed esce fuor del sempiterno albergo.
XII
Qual se poi lungo vagheggiar l'aspetto?De l'aureo sol, de le stellanti sfere,?Move aquila superba aspro diletto?A sanguinar l'unghie ritorte, altiere,?S��, le nubi nel ciel fende col petto,?E 'n un punto qu�� gi�� l'aure leggiere,?E quanto �� d'aria infra la terra, e 'l polo?Sembra solcar, sembra varcar d'un volo;
XIII
Tal gi�� si cala, e le volubil piume?Rivolge intento a l'arenosa sponda,?Ove tra salse, e tra cerulee spume?Il procelloso Egeo Sciro circonda;?Omai de l'alba rugiadosa il lume?Indorava del mar l'instabil onda,?Quando l'Angelo giunse a l'antro ombroso,?Ove in terra AMEDEO prendea riposo.
XIV
Egli lo stuol de' suoi, che 'n mare estinto?Scorse affondar ne la tempesta rea,?Pianse dolente, e se medesmo; or vinto?I nobili occhi in sul mattin chiudea;?Qu�� fronte annosa, e lungo crin ritinto?In molta neve il messaggier prendea,?E di rigidi manti il busto involve;?Lo scote, e sveglia, indi la lingua ei solve:
XV
O d'arme invitto, e pi�� di cor gentile,?Germe immortal degl'immortali Eroi,?Com'��, che d'ozio neghittoso e vile?Non tuo valor, non tua virt�� s'annoi??Tu di vil plebe a seguitar lo stile?Or volgi riposando i pensier tuoi;?Ma qual poscia in Italia, almo paese,?Fia sculto marmo a le tue chiare imprese?
XVI
Allor di doglia al cos�� dir confuso?Tragge dal mesto cor lungo sospiro,?E diceva AMEDEO: del vulgar uso?L'anima serva a le vilt�� raggiro??Io vago d'ozio? che risplenda, o chiuso?Stia 'l sole in mar, questa prigion sospiro??Ah che qu�� circonscritto odio la vita,?E conto ore e momenti a la partita.
XVII
Sciolsi spirando in cielo aure serene,?Del gran S?on per adorar le mura;?Ma su per queste inabitate arene?Ruppe nostri sentier cruda ventura;?S�� tra fere, e tra boschi il ciel mi tiene,?Come tu scorgi e 'l lagrimar non cura;?Cos�� l'onor, di che sperava altiero?Mio nome incoronarsi, omai dispero.
XVIII
Ma tu chi sei? che 'n s�� crudel martoro?Anima afflitta visitar non sdegni??Vivi mortale? od immortal fra loro,?C'han pace eterna in su gli eterni regni??Se m'appari celeste, ecco io t'adoro;?Toglimi, o Santo, a tanti casi indegni;?O perch�� mia memoria indi difenda,?S�� rei destin la bella Italia intenda.
XIX
Cos�� pregava alto gemendo; allora?Sparse d'eletti fior nembo giocondo?L'Angelo intorno; e s�� di raggi indora,?Mirabil vista! entro fulgor profondo:?Dice, o guerrier, del cui gran pregio ancora?Memoria eterna fia sacrata al mondo,?A pi�� lieti pensier l'alma rivolta,?E me messo di Dio verace ascolta.
XX
Come risorga il sol, (del mar forniti?I rischi or son: non paventar sue frodi)?Pensa al partir; ma ricercar quai liti?Deggia partendo, di mia bocca or odi;?Asia, Or?ente, eserciti infiniti,?Arme d'inferno, aspro guerreggian Rodi,?E mille armate navi, orribil guerra,?Tutto chiudono il mar, chiudon la terra.
XXI
Oppressa da furor barbari ed empi?Sente omai da vicin l'ultimo pianto;?Va tu col��; suoi formidabil scempi?Saran del ciel cura pietosa intanto;?L�� fa scudo a gli altar, fa scudo ai Tempi,?E di Savoia sempiterna il vanto;?Cos�� diceva; e di pietate accese?L'anima fida a le sacrate imprese.
XXII
S'invola poscia il volator Divino,?Qual sparisce per l'aure aureo baleno.?Tende le palme, e reverente inchino?Traeva gridi il cavalier dal seno:?Qual celeste piet��, qual mio destino?Ti veste l'ali? e gi�� dal ciel sereno?A questo afflitto dispensar conforto?Te qu�� possente messaggiero ha scorto?
XXIII
Deh se ne l'alto ciel fatto hai ritorno,?Mio pronto cor, deh tua piet�� non cele;?Esponlo, prego, a' pi�� di Dio; col giorno,?Qual tu m'impon, dispiegher�� le vele;?Pronto a morir, con mille rischi intorno?A' cenni suoi combatter�� fedele.?S�� da l'antro deserto, ove ei si serra,?Volgesi a Dio con le ginocchia in terra.
XXIV
N�� cos�� tosto a l'immortal sentiero?Mosse la fulgida Alba il pi�� celeste,?Ch'ei nel fondo del cor sveglia il pensiero,?Come se stesso a la partenza appreste.?Su l'erma piaggia non pervien nocchiero;?Or come troncher�� l'aspre foreste??Onde bipenne avr��? con quali ingegni?A far naviglio tesser�� quei legni?
XXV
In tanto affanno ver la terra inchine?Ferma le ciglia; e gi�� nel sen non posa?Il cor, che vuol, n�� pu�� partirsi; alfine?Ne ritrova la via l'alma animosa;?Vassene a l'aspre rupi indi vicine?L��, 've le navi sue l'onda spumosa?Con lungo assalto tempestando aperse,?E sovra i liti le
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