lasci�� disperse.
XXVI
Ivi le travi, che fur scherzo a l'ira?De l'Oce��no, col pensier misura?Intentamente; e bench�� rotto, ei mira?Che quasi in stato un battelletto dura;?Ponvi la mano, e su l'asciutto il tira;?Poscia fornirlo, e risaldar procura?Con gli arnesi sdrusciti, e con le sarte,?Che de la vinta armata il mare ha sparte.
XXVII
Ed al fin punta in su la ripa il piede,?E 'n varando il naviglio ei su v'ascende;?E poi da terra allontanato il vede,?Picciola vela agli aquilon distende.?Ma su la poppa non veduto siede?L'Angelo seco, ed al governo attende?Con occhio intento, e per la fragil nave?Spira su lucida onda aura soave.
XXVIII
N�� con sembiante neghittoso e lento?I gran soccorsi rimirava Aletto,?Mostro infernal, cui sol pena e tormento?Di Rodi afflitta empiea di gaudio il petto:?Volse il pensier per mille parti intento?A sviarne il campion dal Cielo eletto,?E quando ella il dispera, aspra s'ingegna?Di far Rodi espugnar prima ch'ei vegna.
XXIX
Teme del campo a Rodi avverso, teme?Del Tartareo tiranno aspri destini;?N�� pu�� mirar da le miserie estreme?A sua salute i Rod?an vicini.?Arsa tra queste furie ulula, e freme?Livida i guardi, invenenata i crini;?N�� punto cessa intra furori immensi,?Che su lo strazio de Cristian non pensi.
XXX
Quinci un momento sol non spende in vano;?Ma di Bostange ella vest�� sembianza,?E vol�� trasformata ad Ottomano?L�� sotto Rodi in ammirabil stanza:?Ponsi ivi al petto l'una e l'altra mano,?E reverente a la real possanza?La fronte inchina, e le ginocchia piega,?E con tal voce i suoi pensier dispiega:
XXXI
Perch�� dal ferro, e dal travaglio oppressi?Alcuna requie i tuoi guerrier ristori,?Gi�� molti d�� dal guerreggiar tu cessi,?E del tuo fiero cor tempri gli ardori;?Rompi i riposi al campo tuo concessi,?E con l'armi risveglia i tuoi furori,?Risvegliali, Ottomano; ecco a gran corso?Sen viene inverso Rodi alto soccorso.
XXXII
A pi�� de' monti, e fra quelle alpi estreme,?Onde il Francese inver l'Italia scende,?Regna AMEDEO, che di virt�� supreme?Quasi un fulgido Sol quivi risplende;?Forte cos��, ch'ogni nemico il teme,?O se spada impugnando egli contende?Fuor di dorato arcione, o se con asta?Su corridor spumante altrui contrasta.
XXXIII
Deggio forse narrar come possente?Dom�� l'orgoglio de' vicin nemici,?O ne i regni lontan come non lente?Spieg�� l'insegne a sollevar gli amici??Che pi�� narrar degg'io? l'inclita gente?Sempre in guerra ha vibrato arme felici;?E questi ad emular forte s'accese?Di tanti avi magnanimi l'imprese.
XXXIV
Scoter�� forte il tuo s�� saldo impero,?Farassi appoggio a queste debil mura:?Sorgi, sorgi, Ottoman; tanto guerriero?Precorri armato, e tr?onfar procura.?S�� disse il mostro, e dilegu�� leggiero,?Come rapido augel per l'aria pura,?E sparsi i nembi, onde egli apparve adorno,?Ivi stridendo se ne va dintorno.
XXXV
Grida Ottomano; e che far�� quel forte??Alzi l'antenne, e quanto pu�� s'affretti;?Vengane omai; dure catene, e morte?Per suo trionfo, il forsennato aspetti.?Rodi sottrar da miserabil sorte??Ardir cotanto de' Cristian ne' petti??Perch�� non paventar, ch'Europa cada?Sotto il giusto furor di questa spada?
XXXVI
Ma pur da gli atti a reputar costretto?Ch'oltramondano il messaggier si manda,?Bench�� rigonfio d'alterezza il petto,?I gran duci del campo a se dimanda.?A pena han de gli araldi inteso il detto,?Che corrono ad udir ci��, ch'ei comanda,?E stan dimessi ad ascoltar sue voci;?Ed ei s�� le formava aspre, e feroci:
XXXVII
Rodi soccorso avr��; s�� per pietate?Odo, ch'a' Re cristian vien che ne caglia;?Ma pria giungano qu�� lor navi armate?Certo ella ha da cader per mia battaglia;?Oggi le turbe io vo' veder schierate;?Come risorga il Sol vo' che s'assaglia;?Non sia per gioco mia parola udita;?Chi non avr�� valor, non avr�� vita.
XXXVIII
Qu�� fine ei pose a gli orgogliosi accenti;?E quei dimora ivi non fanno alcuna;?Ma ver l'insegne le disperse genti?De' tamburi animosi il suon raguna.?In tanto sul gran pian mille Sergenti?Spiegano tenda di real fortuna,?Di donde rimirar l'alto tiranno?Debba le turbe, che schierate andranno.
XXXIX
Parte di gemme la distinse, parte?D'oro e di seta, inimitabil mano,?Ammirabile s��, ch'ivi con l'arte?Giostrar vedeasi ogni ricchezza in vano;?Di bianche perle intra zaffiri sparto?Ondeggia un tranquillissimo oce��no,?Che i lidi implica; e di tessuto vento?Il fanno tremolar soffi d'argento.
XL
Vedeasi, alto diletto a l'altrui ciglio,?Argo solcarvi; ed il drappello Acheo?Travaglia i remi nel mortal periglio?Per entro i golfi de l'ignoto Egeo:?Canta su cetra, e di virt�� consiglio?A ciascun porge incoronato Orfeo;?Quinci liete sen van l'antenne ardite;?Guardale con stupor l'ampia Anfitrite.
XLI
Ver s�� gran tenda il gran Signor s'invia;?Seco Sultana a paro, a par movea;?Ed Ebr?in mille guerrier per via,?Usata guardia, intorno lor scorgea;?Purpurea vesta ad Ottoman copr��a?Il busto fier, che di piropi ardea;?E cinto su quegli ostri aureo risplende,?Onde al fianco la spada aurea s'appende.
XLII
Di bianchissimi lin turbante altiero,?Carco di gran tesor, fascia i capelli,?E tremano su lui, ricco cimiero,?Gemmate piume di famosi augelli.?Tale in sembianza minaccioso, e fiero?Gli occhi volgea per giovent�� pi�� belli,?E spirava nel barbaro ornamento?Per entro ad ogni cor tema e spavento.
XLIII
Ma ne l'anima altrui sol spira amori?Sultana, e foco di letizia pieno;?S�� vincea con la chioma i pi�� fin'ori,?E con la tersa fronte il ciel sereno;?Rubin le labbra, e su la guancia fiori?Avea rosati, e d'alabastro il seno;?Ed in celeste fiamma i guardi accesi?Con dolce asprezza a rimirar cortesi,
XLIV
Cerchio sazio di
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