mani di Benedetto Malfante suo parroco. Confortato in tal guisa dalla Religione, si mor�� il 14 ottobre 1638; e il d�� appresso, fu il suo cadavere onorevolmente accompagnato alla chiesa di S. Jacopo de' Minori Riformati, e nell'arca della sua famiglia deposto; ma n�� la moglie, bench�� agiata ed erede del marito, n�� gli amici, n�� il Comune pensarono mai a onorarne la tomba. Lelia sopravvisse fino al 1647. Il testamento del Poeta ha la data del 3 febbrajo 1634; quello della sua vedova, del 5 maggio 1640: ambedue ricevuti in Savona dal notajo Marcantonio Castellini. Qui porr�� fine alle notizie di GABRIELLO CHIABRERA, principal vanto di Savona, gloria della Liguria ed ornamento d'Italia.
ANNOTAZIONI ALLA VITA.
[1] Bench�� il Chiabrera non dica per qual motivo Giovanni suo zio abitasse in Roma, io credo poter affermare che ci�� fosse per ragione di commercio. Certo �� che Augusto fratel naturale del Poeta _maneggiava_ in Roma _la dote_ di Lelia; e maneggiare qui significa _mercanteggiare_. Lelia era di casa Pavese; e che i Pavesi eziandio tenessero negozio in Roma, �� cosa notissima. Sappiamo similmente che al commercio applicavano nella capitale del mondo cattolico i Siri, ragguardevole famiglia di Albisola. Erano speculazioni commerciali di banco, che non offuscano la nobilt��, secondo che dimostra il Conte Napione nella sua dissert. sulla patria di C. Colombo. Ma il Chiabrera che voleva comparire nelle Corti, non ha parola, da cui si ritragga il negoziare de' suoi, i quali sopperivano coll'industria alla strettezza del nostro territorio. E a dirla schietta, io penso che pure a motivo di negozj fosse in Roma all'et�� del Chiabrera un ramo degli Spotorno; e l'argomento dal vedere che la casa avevano a Ripa grande, e la sepoltura in S. Francesco a Ripa, come insegnano le iscrizioni che vi si leggono tuttavia.
[2] Il marchese Maffei nell'_Arte magica dileguata_ riferisce che il dotto P. Lebrun nell'opera _des pratiques superstitieuses_ ebbe fede a colui che gli rifer�� ?come suo padre e sua madre per sette anni erano stati inabili, e che una vecchia ruppe il maleficio e li lasci�� liberi.? E qualche chiesa particolare di Francia, non mai la Romana, lasci�� trascorrere ne' Rituali diocesani alcun cenno di tali malie per inabilitare gli sposi.
[3] Molte di queste notizie si trovano nel _Viaggio per la Liguria_ del sig. Bertolott��; ma e' le trascrisse assai fedelmente dal tomo IV. della _Storia Letteraria Lig_.
[4] Abbiamo i _Sermoni_ del Chiabrera corretti sovra d'un testo a penna ed illustrati, Genova, 1833 in-12.o e in-8.o per gentil cura del chiar. Prof. Ab. Rebuffo che intitol�� quest'edizione?all'illustre suo amico Prof. Bertoloni.
AMEDEIDE
POEMA
Con gli Argomenti
DELL'AVVOCATO
GIAMBATISTA BELLORO
SAVONESE
CANTO PRIMO
ARGOMENTO.
_Di Rodi Angel divino alla difesa?AMEDEO chiama, e 'l guida in sul naviglio;?Ma l'empia Aletto allor da tanta impresa?De' suoi temendo l'ultimo periglio,?Alla stretta citt�� novella offesa?Sveglia Ottomano a far, col suo consiglio;?Ed egli di Sultana il cor piagato,?La mostra vuol veder del campo armato._
I
Musa, ch'alme corone al crine adorno?Tessi di stelle, e di bei lampi ardenti,?E dal Cielo, ove fai dolce soggiorno,?D'ammirabile spirto empi le menti,?Di' d'AMEDEO, come da Rodi intorno?Tolse il furor de le nemiche genti,?Quando a' Cristiani altar porgendo aita?Il feroce Ottoman trasse di vita.
II
E Tu, ch'alto adoprando, ampio sentiero?T'appresti, o CARLO, a le magion stellanti,?Mentre pur sali, e nel v?aggio altiero?Belle orme imprimi, odine lieto i canti;?Non perch�� 'l corso del real pensiero?Spronar tu deggia del grand'Avo ai vanti;?Non �� mestier: cos�� spedito, e franco?Voli a le mete eterne unqua non stanco.
III
Scorgi sol, ch'agli Eroi sacra corona?Dassi in Parnaso; e lo sperar sia certo,?Ch'un d�� cetra immortal lungo Elicona?Temprer�� Febo al tuo s�� nobil merto:?Bene alto in terra d'AMEDEO risuona?Il giusto affanno in guerreggiar sofferto;?Ma pi�� sublimi inverso il ciel tue lodi?Allor n'andranno: or d�� l'orecchio a Rodi.
IV
Chi mosse in prima, e per piet�� soccorse?Quei tanto afflitti, e guerreggiati regni??Il gran Batista; Egli ver Dio sen corse?Forte pregando, e mitig�� suoi sdegni.?Per le colpe di Rodi in ira sorse,?Ch'avean d'ogni piet�� varcati i segni,?E guardava su lei con fronte carca?Di ben giusto furor l'alto Monarca.
V
Gi�� d'acerbi guerrier tutte cosperse?Avea l'aspro Ottoman piaggie, o pendici,?E gi�� sforzando le difese avverse,?De le mura abbattea gli alti edifici.?Ma non Giovanni rimirar sofferse?Senza conforto i popoli infelici,?E sperando impetrarne alcun perdono,?Di Dio sen venne a l'ineffabil Trono.
VI
Ed ivi ardente, come amore invita,?Parl�� cosparso di piet�� ben vera:?Alto Dio, la cui forza alta infinita?Non mai per ira i peccator dispera,?Che 'n lor miseria i Rodiani aita?Sperin da tua merc�� per mia preghiera,?Etti palese; e s'io per lor procuro,?Di non spiacerne a Te son ben sicuro.
VII
Eterno Redentor, tempra i disdegni,?E di tua gran bont�� cresci gli esempi;?Non dar popoli tuoi, non dar tuoi regni?A' tuoi nemici abbominati ed empi;?Quante rie ferit��, quanti atti indegni?Su gli aitar forniransi, e dentro i Tempi??Quante vergini pi�� verransi a meno??Deh Dio, deh stringi a la giustizia il freno.
VIII
Cos�� pregando inginocchiato avante?Del Signor stava a l'immortal presenza,?E
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