minore e maggiore; quest'ultima ha dieci canti in ottava rima. L'AMEDEIDE fu dall'Autore pubblicata in canti 23 e ridotta in 10, e in questa minor forma, lui morto, data alle stampe.
N�� il CHIABRERA fu solamente poeta sommo: vuolsi pur lodarlo altamente come prosatore. Il suo parlare �� propriamente fiorentino purissimo; ma senza riboboli n�� smancerie da pedanti: parvi d'udire una gentil donna fiorentina che non abbia letto libri tradotti malamente dal francese, n�� conversato con uomini che s'estimano letterati solo che possano contaminare con modi stranieri il bellissimo idioma dell'Arno. Non ha periodi lunghi soverchiamente n�� trasposizioni affettate; e dice le cose grandi con parole gravi e semplici; le umili con graziose. Nelle lettere famigliari �� schietto, festivo, felicissimo; e va innanzi a tutti gli altri nostri, specialmente in quelle 150 a Pier Giuseppe Giustiniani, trovate in Genova, ed impresse in Bologna per gentil pensiero del P. Porrata, nobile genovese, della C. di Ges��. Nella ristampa fattane in Genova per mio suggerimento, ma condotta contro a' miei consigli, per mano altrui, si legge un certo numero di lettere inedite, che io ottenni gentilmente da chi avevale trascritte dall'archivio di Savona; ma in esse, come distese in istile curiale, non apparisce il valore del CHIABRERA. Lodevoli molto sono quelle altre, forse un 250, che usciranno colla mia assistenza dai torchj del signor Ponthenier. Bellissimi poi sono i dialoghi sull'arte poetica, e quello che contiene la sposizione di un sonetto del Petrarca: in essi non �� la grandezza platonica; s�� una nobile semplicit��, che vestendo leggiadramente una dottrina non volgare, diletta e rapisce. Nell'orazione per un nuovo Doge di casa Spinola e negli elogj de' letterati coetanei, il CHIABRERA �� minore di se. Degno di lui �� l'elogio di Alessandro Farnese, che con altre egregie prose, ricavate per mia cura da' testi a penna, fece stampare il signor Vincenzo Canepa nell'anno 1823 in-12. I discorsi all'Accademia degli _Addormentati_ di Genova possono dirsi mediocri.
Parmi di avere accennato tutte le composizioni di GABRIELLO CHIABRERA cos�� in prosa come in verso; bench�� ve n'abbian molte inedite; per figura, le lettere al pittore Luciano Borzone, e le poesie varie che Benedetto Guasco prometteva di voler mandare alla luce pubblica; ma furon parole.
Ora �� da far motto degli amici, che n'ebbe molti, e segnalati. Gi�� si �� detto di P. Manuzio, del Mureto, di Sperone Speroni, del P. Grillo, e di Gianvincenzo Imperiale. Aggiungeremo Fulvio Testi, Agostino Mascardi, Virginio Cesarmi, Giacomo Filippo Durazzo, e Monsignor Ciampoli, il P. Rho Gesuita di Lombardia, il P. Antinori, il Cav. Luca Assarino, Mariano Valguarnera, siciliano, il Cicognini, il Balducci, Ansaldo Ceb��, Giangiacomo Cavalli, poeta sommo nel dialetto di Genova, il pittore Cristofano Allori, Lorenzo Fabbri, lucchese, che stavasi in Genova, i due fratelli Ambrogio e Giulio Salinero, Pier Girolamo Gentile e il P. Alberti, Somasco, tutti e quattro?savonesi. In Firenze ebbe amici ed ospiti i signori Corsi marchesi di Cajazzo; in Genova, Gianfrancesco Brignole Sale marchese di Groppoli, e Pier Giuseppe Giustiniani: quest'ultimo signore, degno veramente dell'illustre sua stirpe, ebbe col CHIABRERA un'amist�� familiare, che dur�� fino alla morte del poeta: l'albergava in sua casa; e tutti gli anni il voleva a Fassolo; dove gli aveva fatto apprestare una stanza rivolta a mezzod��, e sopra la porta fatto incidere il distico seguente:
Intus agit Gabriel: sacram ne rumpe quietem:?Si strepis, ah! periit nil minus Iliade.
Gli onori che il Pindaro Savonese ottenne da' Sovrani d'Italia furon grandissimi; ed egli stesso gli ha minutamente descritti nella sua vita, che, tranne cotal vanit��, �� un modello non che d'eleganza, di modestia eziandio. Noi dunque nulla ne diremo; accennando solamente che per l'anno santo del 1625 Papa Urbano VIII, gli scrisse un breve, come si praticava co' principi, invitandolo a Roma: il Poeta and��, e fu ricevuto da quel dotto Pontefice con dimostrazioni singolari di stima e di affetto. E fu questo, parmi, l'ultimo viaggio del CHIABRERA; il quale sempre s'era dilettato di viaggiare; ed aveva visitato tutte le corti e le citt�� principali d'Italia; ma soggiorno non fece che in due, in Firenze ed in Genova; giacch�� a Roma, dopo il bando avutone alcun tempo per la rissa dianzi accennata, ebbe sempre l'animo avverso. In patria fu similmente onorato e prezzato; bench�� io non trovi ch'egli fosse mai _Priore degli Anziani_, ch'era la maggior dignit�� che potessero dare i Savonesi a' loro patrizj. Bens�� sappiamo che fu pi�� volte Oratore a Genova pe' suoi cittadini; cosa che piacevagli sommamente, perch�� gli dava opportunit�� di godersi Genova a spese di Savona.
Cos�� visse GABRIELLO CHIABRERA fino all'anno 87 della sua vita: manc�� poco a poco, per vecchiezza anzich�� per forza di morbo. Ed essendo vivuto mai sempre, come a vero cattolico s'addice, sentendo appressarsi il fine del suo vivere, si confess�� d'ogni sua colpa al P. Garassino, Servita, e ricevette il Viatico e l'Olio Santo dalle
Continue reading on your phone by scaning this QR Code
Tip: The current page has been bookmarked automatically. If you wish to continue reading later, just open the
Dertz Homepage, and click on the 'continue reading' link at the bottom of the page.