Abrakadabra | Page 7

Antonio Ghislanzoni
non cesseremo, per quanto i
nostri mezzi ce lo permettono, di opporre un freno allo spirito ed alla materia ribelle. Se
non ci è dato impedire, noi ritarderemo. Verrà giorno in cui, meditando il nostro non
possumus, quegli stessi che oggi ci accusano quali nemici della umanità, ci
proclameranno ispirati da Dio.
«Poco dianzi, parlandovi dei contadini e degli effetti immediati che dovranno prodursi in
questa categoria sociale dal benefizio dell'istruzione, io vi faceva presentire la terribile
minaccia: «badate! l'uomo che sa leggere e ragionare non può adattarsi a trascinare
l'aratro.» In questa verità stanno i germi della più micidiale, della più orribile rivoluzione
che mai abbia insanguinata la superficie della terra.
«Come riuscirete a sedarla? quale sarà il mezzo della tregua? il componimento
finale?--Via! confessatelo, signori progressisti umanitarii--su questo punto della
questione voi non siete più avanzati di noi.
«Basta! a suo tempo ci penseremo--non è vero? tale è la vostra filosofia; ed io mi
congratulo di vedervi sorvolare con tanta leggerezza agli scrupoli dell'avvenire. Ma vi è
nel presente qualche cosa di più grave, di più contradditorio, a cui forse non avete ancora
badato. I vostri progressi non sono solamente una minaccia che gravita sui vostri
contemporanei. Tutte le scoperte che soccorrono ad un bisogno, ad un comodo, o ad un
diletto della vita umana--ogni nuovo passo dello spirito inventivo, che, a vostro dire,
segna una nuova fase di civilizzazione, moltiplica necessariamente sulla terra il numero
degli schiavi, e inchioda più aspramente alla catena quei milioni di paria che voi
pretendereste redimere.
«Voi scuotete il capo, signor farmacista! Ciò vi sembra un paradosso... Vi spiegherò il
pensiero cogli esempi... Compiacetevi di abbandonare le astrazioni, e di scendere con me
sul terreno della vita reale, a cui, se non mi inganno, voi altri liberali vi dimenticate
troppo spesso di appartenere.
«Il primo uomo che, camminando per una foresta di vergini piante, corse dietro ad un
candido fiocco staccatosi da un ramo, e strofinandolo leggermente fra le dita, concepì il
pensiero di ridurlo a filo per tramarne dei tessuti--il primo uomo che si propose coltivare
il cotone per farne dei drappi; quell'uomo, nell'ingenua compiacenza di recare un
immenso vantaggio alla umanità, segnò la condanna di milioni e milioni di negri--fu
l'innocente iniziatore di una mostruosa barbarie, che anche oggigiorno fa inorridire la

terra.
«Volgetevi intorno--una occhiata alla vostra mensa--alla vostra guardaroba--ai vostri
mobili--ai meccanismi che vi rendono agiata l'esistenza!...
«Dacchè il sale divenne una necessità dei palati istupiditi, parecchi milioni di uomini
furono condannati a intisichire onde apprestarvelo. Per variare i vostri foraggi, il riso fu
introdotto sulle mense--non importa che migliaia di infelici paghino della loro vita questo
capriccio di ghiottoneria. Il paria delle risaie lombarde, dopo aver lottato venticinque
anni colle terzane, a trent'anni è vecchio, a quaranta è decrepito, a quarantacinque anni è
cadavere.
«I cristalli che vi splendono sulla tavola, i colori brillanti delle vostre tappezzerie, i
metalli che servono agli usi più comuni, la luce artifiziale della notte; tutto il lusso, tutti
gli agi che vi circondano, narrano la istoria dei vostri progressi con gemiti e strida
disperate.
«La locomotiva che attraversa la terra come un conquistatore inebriato di fumo e di
possanza; questo sorprendente meccanismo che accelera il moto dell'uomo e la diffusione
delle idee--non ha forse relegati nelle cave di carbon fossile migliaia e migliaia di
sciagurati, perchè muoiano nelle impure esalazioni a benefizio del progresso che
cammina? Esaminatelo attentamente il grande ordigno civilizzatore--studiatelo in ogni
sua parte, in ogni suo accessorio--poi fate bene il vostro computo, e ditemi quanti milioni
di schiavi sieno necessariamente aggiogati e stritolati alle ruote di questo carro
emancipatore!
«Ed ora vediamo un po' come la intendiate! Questi paria, questi schiavi della civiltà, che
dovranno necessariamente moltiplicarsi per servire ai nuovi bisogni, ai nuovi comodi del
secolo--impareranno anch'essi a leggere, a filosofare con voi? E qual sarà la catena per
vincolarli alle cave tenebrose, al maglio rodente delle officine? Forse la coscienza del
dovere?--Io credo, signor sindaco, che il vostro cenno affermativo sia un amaro sarcasmo.
La coscienza dei propri diritti farà dire a questi paria conculcati: È oramai tempo che i
felici del mondo prendano il nostro posto!
«Una volta--ai tempi dell'ignoranza e della superstizione--quando il paesano vegetava
nella sua atmosfera più omogenea, quando l'operaio non si era ancora associato
all'esaltazione ed all'ateismo--bastava un versetto del vangelo o una parola del curato per
mantenere in questo povero popolo la fede del lavoro, e la rassegnazione alla miseria.
«Noi ripetevamo al villano: i ricchi godono la loro porzione di felicità in questo mondo,
ma voi ne avrete a ridoppio nell'altro--beati coloro che soffrono, perocchè saranno
consolati!--più soffrirete quaggiù, e più grande sarà la vostra esaltazione in paradiso.
«Gli scorati, i dubbiosi avevano fede nella parola del curato; tornavano ai campi, alle
officine--lavoravano, soffrivano... e morivano nella speranza.
«Ah! voi
Continue reading on your phone by scaning this QR Code

 / 92
Tip: The current page has been bookmarked automatically. If you wish to continue reading later, just open the Dertz Homepage, and click on the 'continue reading' link at the bottom of the page.