Abrakadabra | Page 6

Antonio Ghislanzoni
per il principio!
Tutti gli occhi erano fissi in lui. Il signore col suo sguardo severo pareva esigere una
spiegazione.
Il curato si levò in piedi, e volgendosi all'uditorio con un gesto da dominus vobiscum,
replicò a tutta voce due parole latine, il motto inesorabile, nel quale si riassume tutto il
programma religioso e politico della setta clericale:
«Non possumus!
«Non possiamo! non possiamo! proseguì a tutta voce l'onorevole interpellato, traducendo
il suo testo per adattarsi alla intelligenza delle tribune idiote.
«Il papa e i prelati della sacra venerabile curia romana, i grandi dottori della Chiesa vi
manderebbero a spasso con questo semplice motto, che è il corollario di un coscienzioso
e meditato sistema. Ma io non sono prelato, nè dottore della chiesa; io sono un povero
curato, l'ultimo fra gli ultimi nella gerarchia ecclesiastica; e voi potreste supporre che io
ripeta da papagallo il testo consacrato dalla Curia senza aver studiata la questione.
«Voi vi ingannereste, o signori. Io sono pienamente convinto del mio non possumus, più
che voi non lo siate delle vostre utopie liberali, umanitarie. Io le ho studiate le vostre
utopie, le ho discusse--ho fatto di più--mi sono provato ad applicarle mentalmente alla
vita pratica, e sono riuscito a concludere che tutte le vostre riforme, le vostre innovazioni,
ciò che voi chiamate civiltà, libertà, progresso, non sono che larve ingannevoli, assunte
dallo spirito malefico per insinuarsi nel mondo a moltiplicarvi la miseria e la corruzione.

«Ah! voi predicate la scienza universale; volete che tutti apprendano a leggere, a scrivere,
a ragionare, a filosofare! E siete voi che spacciate queste felici teorie!... voi proprietario
di seicento pertiche di terreno, e padrone di un vasto opifizio dove lavorano ogni giorno
da oltre sessanta operai!
«Avete mai riflettuto cosa avverrà dei vostri campi e dei vostri meccanismi il giorno in
cui la educazione universale avrà cessato di essere una brillante utopia per tradursi in una
realtà deplorabile?
«Quando voi, beatamente sdraiato nel vostro birroccio, lo zigaro in bocca, la punta del
naso fiammante di vino, percorrete la strada che attraversa i vostri poderi, i contadini che
non san leggere, si levano rispettosamente il cappello, col sorriso e col cuore vi danno il
buon giorno, e ansanti, sudanti, raddoppiano la lena della vanga.
«Essi dicono: il padrone è ricco, e noi siamo poveretti--egli è il nostro benefattore--egli ci
mantiene, ci dà la polenta--lavoriamo per lui!--è nostro dovere! senza di lui come
potremmo vivere?
«Così gli idioti contadini, che non sanno leggere, nè ragionare. Vedete qual logica
balorda! Come si illudono grossolanamente i poveretti sulla legittimità dei vostri diritti di
proprietario, e sulla necessità del loro servaggio! Sono ignoranti, sono zotici i vostri
paesani!!!
«Via, signor sindaco!... bisogna soccorrere all'idiotismo di questi infelici. Affrettiamoci
ad educarli! Poniamo loro in mano l'abbecedario, poi la grammatica, poi l'istradamento al
comporre, la prosodia, se volete--qualche libro di amena letteratura--e da ultimo,
abboniamoli ai giornali politici!
«Tutto sta che i maestri ci si mettano di zelo; e in meno di cinque o sei anni, i vostri
contadini, signor sindaco, ne sapranno quanto voi, o per lo meno quanto il vostro
segretario.
«Ecco là un'assemblea di scienziati, un areopago di filosofi... Via! battete le mani, signor
sindaco presidente! Il grande miracolo è compiuto! I vostri villani erano bruti ed ora sono
diventati uomini--erano schiavi, ed hanno infranto le catene--nuotavano nelle tenebre, ed
oggi aspirano alla luce. Tanto ciò è vero che essi hanno gettata la vanga e la gerla, e non
vogliono più saperne di fecondare coi loro sudori la gleba del tiranno.
«E sapete cosa è la gleba, signor sindaco?--è il vostro campo. Sapete chi è il tiranno?--Il
tiranno siete voi. Consolatevi! questa scoperta è dovuta al vostro sistema di educazione
universale. Il risultato poteva esser più pronto e più soddisfacente?
«Ma io ho forse abordato con soverchia leggerezza una quistione molto seria, che
racchiude il germe di sanguinosi avvenimenti. Il nostro non possumus data da secoli, e
mette capo a quel libro divino, a cui non vorrete negare qualche autorità--parlo del
vangelo. I pericoli e i danni della scienza universale sono prevenuti in quel codice santo,
dove la povertà dello spirito e l'umiltà del cuore stabiliscono la base di una morale
feconda di beatitudine.

«Attenendoci ai consigli della sapienza divina, noi abbiamo tremato di ogni nuova
istituzione che tendesse a traviare l'umanità pel cammino dell'orgoglio e del disordine.
«Fummo avversi alla stampa, presaghi delle sue abbominazioni infrenabili;
perseguitammo Galileo; ponemmo ostacolo per quanto era da noi alle temerarie
pellegrinazioni di Colombo--abbiamo negato il vapore, contrastato il telegrafo, imprecato
a tutti gli abusi della ragione, alla filosofia, all'esame critico, ai sacrileghi attentati della
chimica e del magnetismo, due scienze di terribile avvenire!...
«Se il genio del male fu più potente di noi--se la stampa e il vapore, i più fieri nemici
dell'umanità, si scatenarono sulla faccia dell'universo--noi
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