Abrakadabra | Page 8

Antonio Ghislanzoni
credete utile e morale istillare la diffidenza e il sospetto in quei semplici cuori!
Che faranno i vostri libri? Distruggeranno la fede e la rassegnazione sotto pretesto di

combattere il pregiudizio. La vostra educazione griderà agli schiavi: «tutti gli uomini
hanno uguali diritti», non è giusto che i milioni lavorino nel pianto perchè i pochi
tripudiino nell'abbondanza e nel potere--animo, dunque! insorgete! domandate la
porzione che vi spetta!...
«E sapete voi quale sarà la vostra porzione? (proseguì il prete volgendosi ai contadini
delle tribune). Dopo avervi rapito il maggior di ogni bene, la fede: dopo avervi spogliati
della vostra semplicità, dopo aver mutato la vostra operosa pazienza in disperata
ribellione--il giorno in cui domanderete il compenso di una libertà tante volte promessa,
sarete appiccati ai gelsi delle vostre campagne, o ricacciati nelle officine a furore di
mitraglia.
«No! figliuoli delle officine e dei campi! Non vi lasciate adescare dai falsi apostoli della
scienza. La scienza, come il pomo del paradiso terrestre, ci insegna il bene, ma ci riempie
di mali.
«Ciò che vi si promette è un inganno. Credete al vostro curato. I ministri di una religione,
che ha per codice il Vangelo, non potranno mai farsi complici di quest'opera
abbominevole. Non possumus! non possumus! sarà la nostra insegna, la nostra invariabile
protesta, quando anche tutte le ire e le violenze del secolo si rovesciassero sopra di noi!

CAPITOLO V.
Rassegna delle idee.
I contadini si inginocchiarono come alla perorazione del Passio, e il curato impartì ad
essi la benedizione.
Il sindaco e il farmacista non osarono far repliche.
Tutti gli occhi eran fissi nel signore, aspettando che egli gettasse in mezzo alla quistione
una parola decisiva come la spada di Brenno.
Il signore si levò in piedi, e girò intorno una occhiata che fece abbassare tutte le ciglia.
Il medico e i domestici accorsero a lui, come infermieri al primo delirio di un malato.
Regnava nella sala un silenzio solenne.--Abrakadabra! Abrakadabra! Abrakadabra!
tuonò la voce del signore.
E portò la mano alla fronte, rimanendo nella attitudine dell'abbarbagliato che invoca dalle
tenebre una luce più veritiera.
Ma quella sera l'Abrakadabra non doveva essere l'ultima parola del signore.
Trascorsi pochi minuti, egli ritrasse la mano dalla fronte, e volgendosi ai tre antagonisti in
sembiante più calmo:

«Grazie! mille grazie a voi tutti!--esclamò--se la vostra polemica, non mi ha dato l'ultimo
verbo della idea, ha però versato molta luce sul caos. Io sento che le acque si separano
dalla terra, che l'aria ed il fuoco prendono il loro posto. Fra poco raccoglierò i miei
pensieri per ordinarli sotto questo raggio di luce, e forse domani potrò gridare eureka!»
Ciò detto, il signore fece un gesto di congedo, al quale tutti obbedirono. Il medico e i
domestici, che parevano esitare, dovettero uscire dalla sala fulminati da un'occhiata
inesorabile.
Poichè tutti furono usciti, il signore sedette, appoggiò i gomiti alla tavola, e, raccolta la
testa fra le mani, si fece a passare in rassegna le proprie idee, adunandole per ordinarle o
respingerle, come farebbe un generale con un esercito di sconfitti.
«--Ragione? forse che tutti non hanno ragione?... e non sarebbe più logico il dire che tutti
hanno torto?... Il triangolo è necessario, perfetto. Ciascun lato presenta la medesima
superficie. Leggete per diritto, leggete per rovescio, capovolgete--le cifre non si mutano,
la figura non si scompone--Abrakadabra!--Perchè adunque tanto strepito di polemiche?...
Acquietamoci una volta! Conveniamo che il moto non viene da noi, che l'uomo è uno
strumento, un meccanismo subordinato all'intelligenza mondiale. La regola è stabilita, nè
può mutarsi. Tutto ciò che pensiamo, tutto ciò che tentiamo è perfettamente logico,
perchè necessario. Ciò che si chiama errore, contraddizione, inganno, è una necessità
sapientissima nell'ordine, nell'armonia universale.
«Perchè si dice progresso?... Moto è la parola. Se l'umanità progredisse nel meglio;
quanto sarebbero da compiangere i nostri antenati, che vissero seimila anni prima di noi!
Pure anch'essi lavoravano per la medesima illusione... e si affannavano in questo moto
d'idee e di tentativi che non dà requie allo spirito umano.--Seimila anni di corsa; e dove
siamo arrivati?...--Al punto di partenza. Valeva la pena di mettersi in cammino?...
«Eppure, tutti i giorni si parte, e si corre... Non vi è dunque una meta?... Il farmacista, nel
limite delle sue idee politiche, vi dirà che la sua meta è la repubblica universale. Il
sindaco non vuol andare così lontano--egli si arresterebbe alla unificazione completa
dell'Italia, con un voto di simpatia per le nazionalità oppresse. Tutto ciò può avverarsi.
Ma quando il sindaco e il farmacista saranno arrivati?... Da capo, signori! L'umanità non
può arrestarsi--bisogna riprendere la corsa, lasciarsi rimorchiare... o farsi stritolare, che è
peggio!
«Chi rallenta, chi si fa rimorchiare è moderato--chi si ferma e pretende arrestare, è
reazionario.--Convenzioni! Moda!--Quest'ultima parola mi chiarisce l'idea.
«La moda è prepotente; o tosto o tardi, tutti dobbiamo uniformarci al figurino dell'epoca.
Gli
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