Abrakadabra | Page 4

Antonio Ghislanzoni
frigio. Via! cessate una volta dall'adulare la ghigliottina, attribuendo
all'istrumento feroce che ha mietuto tante nobili intelligenze la facoltà di rigenerare la
terra e di fecondarvi il progresso!
«La filosofia è luce di verità. Dessa si espande libera e vivace nell'atmosfera tranquilla,
ma rifugge dai cieli procellosi. I pensatori di quel secolo di luce, colla logica stringente
dei diritti naturali, col sarcasmo demolitore, colla satira, coll'inno di libertà, avevano già
compiuta la grande rivoluzione dell'ottantanove, prima che la ghigliottina si arrogasse il
vanto di averla iniziata colle sue orgie di sangue.
«Quanti anni sono trascorsi dacchè Rousseau inaugorava l'epoca di redenzione col suo
Contratto sociale; dacchè Voltaire, denudando le vergogne della terra e del cielo le
esponeva alla berlina dello scherno popolare! Nondimeno, quante tirannie, quanti
pregiudizii nella nostra Europa di oggigiorno! Se la ghigliottina e le stragi napoleoniche
non avessero interposto un torrente di sangue fra le idee degli enciclopedisti e le
indefinite aspirazioni delle moltitudini ignare; non credete voi che ci troveremmo più
avanzati nel progresso?
«Che avete fatto voi, o cannibali del liberalismo? Voi diffidaste della verità. La vostra
impazienza sanguinaria non sofferse gli indugi. In luogo di aspettare la convinzione,
presumeste violentarla col terrore. Per voi fu delitto l'esitanza. Agli attoniti, ai perplessi,
che consultavano la propria ragione e la propria coscienza per ammettere le nuove
dottrine; ai timorosi, agli onesti che discutevano, voi gridaste con efferata baldanza: o
seguirci o morire!
«Che avvenne? I girondini, i moderati di allora, votarono la morte della monarchia
rinnegando una convinzione; ma il re li precedette di pochi mesi al patibolo. Da Luigi
XVI a Robespierre, tutte le teste più illustri della Francia caddero inesorabilmente
troncate. Il berretto frigio non impose alla ferocia briaca più del diadema reale. E qual
rimase la Francia dopo quelle orgie di sangue? Una bottega da macello piena di terrore,
esalante ribrezzo. Dopo ciò, meditate quella istoria, e comprenderete come l'orrore delle
stragi e del sangue potesse più tardi ispirare l'avversione alle idee.
«Ma non tutte le idee, non tutti i principii dell'ottantanove soccombettero ai massacri
della ghigliottina. Un genio fatale, sorto dalla rivoluzione, ne impose all'Europa quel
tanto che essa era in grado di comportarne. Napoleone, il despota dei nuovi tempi, coi
lampi e le folgori della sua potenza, parve precludere il ritorno al despotismo passato; il
codice di Napoleone fu il solo, il positivo risultato della grande rivoluzione francese.
«Qual fu la riconoscenza dell'Europa verso quel grande? La gloria di cento vittorie, il
fascino del genio, l'apoteosi del trono, tutti i prodigi operati da lui nel più meraviglioso
decennio della storia contemporanea, non bastarono ad invertire gli istinti della umanità. I
macelli del cannone fecero inorridire l'Europa come i macelli della ghigliottina--e il
mondo dissanguato domandò pace ad ogni prezzo, anche a costo di capitolare cogli
antichi tiranni.

«Quando il leone dell'Elba scosse le catene per ritornare in campo a ricominciare la lotta,
i popoli, scorati o ribelli, lo rinnegarono, lo consegnarono al nemico, l'obbliarono--o,
peggio ancora, ricordarono lui vivo e sofferente a Sant'Elena come una sublime figura
istorica già scomparsa dal mondo.
«Non serve falsare il passato. I trattati del 1815, che ribadirono i chiodi dell'antico
servaggio, perciò solo che significavano tregua dal sangue, furono accolti dai nostri padri
come una benedizione del cielo. Nel 1815, una buona metà dell'Europa--e dico
poco--intuonò il Te Deum con sincera compunzione per quell'indegno mercato di popoli.
«Ho risuscitate queste memorie perchè desse, a mio credere, ritardarono di vent'anni la
seconda riscossa, e arrestarono il corso delle nobili idee colla vergogna e col rimorso di
atroci misfatti. Il terrore della anarchia repubblicana e di una conflagrazione universale,
anche oggigiorno rende sterile il voto ed il lamento di tante nazionalità conculcate. La
minaccia di una guerra Europea impone alle aspirazioni generose dei principi e dei popoli.
La Polonia, segno di tante simpatie, di tanti voti, dovrà forse soccombere a questa
minaccia.
«La guerra! sublime spettacolo nelle epopee di Omero e di Ossian! Quando nel 1859, il
cannone degli invalidi annunziò alla Francia la grande battaglia, la grande vittoria di
Solferino, tutta la nazione si scosse di entusiasmo. Le contrade pavesate di drappi
tricolori, le luminarie, i fuochi di gioia salutarono il fausto avvenimento. Ma sotto quella
superficie festante, nella retroscena di quei splendidi entusiasmi, quante lacrime, quanti
terrori!
«Quarantamila morti! In verità il bullettino non poteva essere più splendido. Chi non ha
gustato l'epico entusiasmo di quel grandioso massacro? L'avete voi veduto un campo di
battaglia, una pianura di Solferino, dopo una grande vittoria? Quarantamila cadaveri o
frammenti di carne umana, orribilmente pestati, confusi, ingrommati di caligine e di
sangue?...
«Rifuggiamo dall'orribile spettacolo! Voi, filosofi della umanità, voi protettori del povero
popolo, che nell'eccesso di una sensibilità altamente benefica, cadete in deliquio, e più
sovente imprecate alla società tutta intera se la ruota incolpevole di una carrozza
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