Vecchie cadenze e nuove | Page 9

Emilio de Marchi
voi nel grembo e vi rinfreschi i cuori?Siccome la rugiada?Che rende sul mattin l'anima ai fiori
Volate dunque e sia festoso sciame?Di rondinelle ai grandi voli esperte;?Se del saper vi pungerà la fame?Qui troverete le finestre aperte.
I CONSIGLI DEL VECCHIO MARINAJO
Che la tua nave o figlio abbia buon legno,?Che ben si regga sui fasciati fianchi,?E scarsa all'uopo ove una cosa manchi:
Dico la forza natural del core,?Che guarda le tempeste, e soffre, oblia?La noia e il male dell'incerta via.
Vero padron dell'acqua e degli scogli?Solo è colui che nel voler ripone?Dell'arrivar la scienza e la ragione.
Questo più che il timon, più che le vele,?Più che la scienza delle astruse stelle?Ti caverà dal sen delle procelle.
Nè per rumor di ciel, nè per incanto?Che dalle rive a te mandi l'invito?Tu dalla rotta non piegar d'un dito,
Ma sempre va dentro la notte oscura?Col lume a prora della vecchia fede,?Ch'oltre la notte e le tempeste vede.
Stolto è infierir coll'onda o contro i sassi?O colle rauche spume. Avanti! aspetta?A far dal lido una miglior vendetta!
L'agili brezze, i molli increspamenti?E gli abbracci del mar, sono pei forti:?Restano i cataletti agli altri morti.
è il mare, il mare il campo di battaglia;?Morti ci culla e ci porta alla sponda?L'irrequieto palpito dell'onda.
Il pigro no, meschin, nè il sonnecchiante?Non l'incostante o il pazzo arrischi il mare,?Ai vili resta il bere o l'affogare.
Sempre arriva chi vuole, e sempre vuole?Chi sull'antenna innalza una speranza?E nel pensier di chi l'aspetta avanza.
IL MAESTRO CONTENTO
Purchè d'inverno il fuoco non mi manchi?E un botticel nell'angol del camino,?Mi creda, professor, rinuncio ai banchi?Dove lei spiega il greco ed il latino.
Che vuole? l'aria è pura alla campagna?E sdrucciola dai monti imbalsamata:?Il sole, grazia a Dio, non si sparagna?Nell'abbaino un tanto la fiammata:
Ma schiara i muri ed entra da padrone?Ad asciugar i travicci tarlati,?Scaldando l'ali d'oro a una legione?Di farfalle, che brillano sui prati.
Esco al mattin, ove qua e là si perde?Un sentierol che mena alla ventura?Fra due file di salici e nel verde?Delle foglie che fremon la frescura.
Vado lungo il sentier, la mente e il cuore?Che svolazzano via secondo l'estro,?Finchè dal campanil, sonando, l'ore?A scuola non invitino il maestro.
Ritorno e avvien talvolta che da un denso?Cespuglio io tragga i renitenti fuori.?Ma del cespuglio, quando ben ci penso,?Siam noi le spine ed essi sono i fiori.
Son cento insieme, ma trecento, mille?Se parlano e fra tanto ondeggiamento?Di teste bionde spiccan le pupille,?Come lucciole in campo di frumento.
E quando al cicalìo segue la pia?Cantilena al gran Padre dei bambini,?è inutil, professor, ch'ella mi stia?A citarmi i suoi Greci e i suoi Latini;
Allora provo--e piango--un senso nuovo?Come se navigassi in un gran mare....?Un non so che, mi scusi, che non trovo?Nei libri che m'han fatto studiare.
Fra quei piccini dalle mani ladre,?Dai musi tinti e che non taccion mai,?Vi son di quei che chiamano la madre?Ita lontana, assai lontana, assai....
Vi son cervelli modellati a stampo?Dei crani d'una volta e ingegni vivi?In cui divin guizza talora un lampo....?è il pan che manca che li fa cattivi.
Io penso (se tra i banchi una lacuna?Ricorda un saggio che morì giocando)?Che mal si resta a specular la bruna?Ora di morte e a ritardarne il quando.
Bello il morir, quando s'ignora il mondo,?Piegando come un uccellin la testa.?E il funeral, spettacolo giocondo,?Si fa con fiori e le campane a festa.
Qui nel mio seggio in legno di castagno?Io sono quel che son, nè i birbi sanno?Che sol trecento e trentatre guadagno?Lirette magre quanto lungo è l'anno.
Non sanno i punti che nel vecchio tema?Dello sdruscito ferraiol ricamo:?E note son che valgono il poema,?Come fa lei coi classici, mettiamo.
A sera il luogo è bello entro un tranquillo?V?al divago al cimiter pian piano;?Brillan le stelle, si riscuote il grillo?E dei fanciulli il chiasso da lontano.
Sì, quando un giorno essi diranno (il volto?Fisso al cancello l'uno all'altro in spalla)?--L'han sepolto laggiù, l'hanno sepolto....--?Io dal cespuglio balzerò farfalla.
LA VILLETTA CHIUSA
Chiusa e muta ogni finestra?Sta il casino abbandonato?Nel giardin giallo di foglie:
Il novembre sulle soglie?E sul verde assiderato?Pioggia e neve insiem balestra.
La vagante e già si spessa?Di profumi ampia liana?Cade affranta lungo il muro:
Nel bacin di marmo puro?Più non mesce la fontana?L'onda a specchio di sè stessa.
Freddo versa l'occidente?Un chiaror quasi lunare?Sul balcone delle rose:
Stanno immemori le cose?Tra i lenzuoli ad aspettare?Nell'interno oscuro, algente.
Tornerà l'aprile in fiore,?Sarà lieta ancor la gronda?De' tuoi gridi, o rondinella:
Al balcone ancor più bella?Tornerai, signora bionda,?Al fiorir d'un nuovo amore.
Ma in un cuore già fiorito,?Se il crudel dubbio si avanza,?E la fe' muore di gelo,
Più non torna amico il cielo,?Più non si apre alla speranza?Un'amore intirizzito.
DOPO LA PIOGGIA
Fra i corni della Grigna apresi e pare?Una scena di mare umido il ciel:?E l'aria vaporosa?Come sul corpo di novella sposa?Cinge alla vetta rugiadosa un vel.
Scendon le nubi che trasporta il vento,?Lasciando un lento strascico regal?Che s'imporpora al sole:?Si screzia nel color delle viole?Il trasparente lembo boreal.
Dentro le valli a corsa si allontana?E si rintana il carro
Continue reading on your phone by scaning this QR Code

 / 28
Tip: The current page has been bookmarked automatically. If you wish to continue reading later, just open the Dertz Homepage, and click on the 'continue reading' link at the bottom of the page.