Vecchie Storie | Page 6

Emilio de Marchi
rotta da immensi crepacci dove la picchia il sole: molle, melmosa, scivolante come il sapone dove l'acqua stagna: gli scoli d'acqua piovana che scendono a formare pozze, paludi, laghetti, e fin dei laghettoni perenni circondati da conifere con increspature e piccole tempeste sconosciute al mondo, come quelle delle anime modeste: e poi aggiungete un silenzio profondo, non interrotto nemmeno dal solito stormire delle fronde (il pino �� taciturno) e i chiarori celestiali e mistici dell'aria al disopra di tanto verde, e le fiamme vaganti del tramonto veduto attraverso alle fessure del bosco.... tutto ci�� voglio dire, mi ha tante volte trasportato fuori di me in una regione dove io sento che son vissuto un'altra volta, forse diecimila anni fa.
Oh la poesia, amici, �� pur la dolcissima cosa! Voi uscite un mattino d'autunno, con un libro, mettiamo Aleardo Aleardi, nella tasca del carniere, col fucile ad armacollo, col vostro cane che vi saltella innanzi, girate dietro le case, pigliate verso il cimitero vecchio, date un'occhiata a quei poveri morti e a quella croce bianca dove da cinquant'anni dorme una contessina morta.... No, no, non �� poesia.
Io fui innamorato a sedici anni di quella contessina, ed �� una storia che ho promesso di contare qualche volta. Io l'ho seguita attraverso alle ombre del bosco, pi�� contento quanto pi�� le nebbie del novembre entravano fra le piante a rannuvolare i contorni della selva.
Una mattina, giusto sui primi di novembre, mentre io correvo prima di colazione attraverso la pineta, pensando al mio futuro poema sulla _Risurrezione dei Morti_, fui a un tratto arrestato da una fiamma che si agitava in fondo, e che stentava quasi a rompere il velo bianco e gelato dalla nebbia. Anche _Pill_, il mio cane da caccia, si ferm�� su quattro piedi, col muso in alto, e la piccola coda piena di meraviglia. La Cherubina mi aveva detto prima ch'io uscissi di casa che si sarebbe fatta colazione alle undici, pi�� tardi del solito, perch�� si aspettava mio fratello coi parenti della sposa.
Da due giorni si lavorava in cucina a preparare quella colazione, che doveva essere un banchetto di Sardanapalo con un piatto di selvaggina e un brodo ristretto che pareva giulebbe. L'importanza d'una casa si conosce a tavola e mio padre voleva, come si dice, far colpo su della gente un po' materiale.... Ma sono cose che non hanno nulla a che fare con quella fiamma che, come ho detto, si agitava in fondo al bosco e che stentava quasi a rompere il velo fitto della nebbia.
Strano un fuoco nei nostri boschi! Man mano che io mi avvicinavo, la fiamma si faceva pi�� distinta, e gi�� si potevano vedere nel chiarore rosso del fuoco disegnarsi alcune figure radunate in cerchio come a un tristo complotto di negromanti.
La solitudine e la selvatichezza del luogo che s'internava in una specie di crocicchio: quelle ombre ballonzolanti sul fusto delle piante al mobile ed acceso riflesso della fiamma fumosa e resinosa, avrebbero ben potuto far credere a un convegno di malviventi, se dopo alcuni passi non avessi riconosciuto le gambe lunghe e magre del signor segretario comunale, e accanto a lui la figura tozza del console e due o tre guardie campestri.
Il console s'era seduto in adorazione del fuoco sopra un pezzo di tronco. Battistino, una delle guardie campestri con un ginocchio a terra cercava di far saltare un carbone acceso nel buco della pipa, mentre il signor Boltracchi, il segretario, scaldava le parti meno rispettabili della sua persona, voltando le spalle al focolare, colle gambe aperte come un compasso. Quella brava gente si trovava da qualche ora nel bosco e col freddo del novembre e coll'erba bagnata di guazza, sentiva volontieri il beneficio d'una scaldatina.
Il console quando mi vide, tocc�� l'orlo del cappello colle due dita e disse:
--Riverisco, sor avvocato.
Il buon uomo era un mio contadino e nella sua semplicit�� sentiva un grande rispetto della mia persona.
--Che cosa fate, la polenta?--domandai.
--�� per cagione di quel Gasparino della Vela,--rispose il console con quel linguaggio lungo che �� proprio dell'alto Milanese.
--Che cosa ha fatto Gasparino della Vela?
--�� morto.
--Era malato?
--Da un mese, sor avvocato, un poco di pellagra, ma bisogna dire che gli sia andata ai visceri del capo.
--Se non ho sentito a suonare l'agonia.
--Si muore anche senza la campana,--interruppe Battistino colle parole mozze di chi ha in bocca una pipa corta che gli abbrucia quasi le palpebre.
Il signor Boltracchi mi accenn�� col pollice sopra la spalla qualche cosa alla sua destra. Guardai e vidi il mio Pill quasi stecchito sulle sue quattro gambe, che tremava tutto sotto la sua pelle.
A un nuovo cenno del Boltracchi feci un mezzo giro sopra di me, guardai indietro presso le piante e allora scorsi sul terreno molle per la pioggia del d�� prima, un non so che, coperto da una stuoia di carro e da una gualdrappa logora,
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