Vecchie Storie | Page 2

Emilio de Marchi
bene.
Tornavano a tacere per un pezzo.
Quelle rive strette fra l'acqua e il verde dei monti, quel succedersi di
colori dai più chiassosi ai più delicati, dal vino al latte, da una villetta di
zucchero a una incassatura rocciosa e tosta, irta di punte; quel
succedersi di artifici per andare a godere una spanna di sasso, una
bricca, un pratello largo come un fazzoletto, quell'aprirsi sfacciato di
nuovi immensi bacini d'acqua, pieni di azzurro e di luce, là dove pareva

che fosse tutto finito; e il chiacchierare della gente ad ogni stazione fra
il battello e la riva, fra chi scende e chi sale; e il tonfo misurato delle
ruote; e il suono della campana che ridesta gli echi dei pascoli, quello
spettacolo insomma mosso e chiuso fra due coperchi lucidi ed opalini,
l'acqua e il cielo, occupava l'anima di Paolina, se pure non si deve
credere ch'ella facesse di tutto per occuparsene....
La natura le si dipingeva innanzi bella ed innocente, ed essa, contenta
di trovarsi fra la gente e sotto il raggio di sole, avrebbe voluto che il
viaggio non terminasse più, che le Alpi si aprissero per dar luogo a un
altro lago sterminato.
Il bacino di Argegno, malinconico più degli altri, rispondeva all'ordine
dei suoi desiderii e guardando su ai nudi ceppi delle montagne, alcune
delle quali a picco, alle creste disabitate, a certi andirivieni di luoghi
dirupati, si augurava in cuor suo di esservi, non importa se perduta, se
di notte, o in mezzo alla bufera.
Si doveva stare tanto bene in una nicchia, lassù, dove mirava un
uccellaccio. Vedeva anche qualche muricciuolo di cimitero; il dormire
lassù per sempre all'ombra dei faggi e dei castagni, con una povera
croce sul capo, anche questo le pareva bello in quell'istante che il suo
Sebastiano l'aveva lasciata sola per scendere a mangiare un boccone.
Man mano che si procedeva verso Bellagio il battello si faceva sempre
più affollato; tutti correvano alle regate.
Le ville portavano la bandiera; i sandolini dipinti colle signorine dentro
tutte a fiori, a nastri, a parasoli bianchi, verdi, rossi, cilestri venivano in
frotta come delfini a prendere l'onda del vapore; s'intendevano strilli di
gioia e campane a festa; il largo bacino di Menaggio cominciava a
spalancarsi in una grande scena scintillante, circonfusa d'una nebbia
rosea; si udivano anche gli spari dei mortaretti; poi il suono delle bande
che passavano nelle barche sotto «gli elmi di Scipio»; venivano acuti
profumi dalle serre e dagli spallierati dei limoni; erano tutti in festa,
povera Paolina! Si svegliarono anche le dame inglesi, anche le più
vecchie in un gran bisbiglio, sotto i grandi panieri dei loro cappelli e
segnavano col dito «Belaccio, Belaccio».
Questa era la meta dei nostri sposi.
La gente cominciò a discendere accalcandosi.
Bastiano stava attento a schivare gli Hôtel, e pregava Paolina di cercare
cogli occhi la Trattoria Americana, dove si mangia bene, il sonno

ciascuno se lo porta, si paga poco e si sta senza soggezione; ma in quel
punto un signore, un vero gentiluomo, pulito e cortese come un buon
padre di famiglia, gli tolse la valigia di mano.
--Americana? Americana?--domandò Bastiano.
--Oui, par ici, monsieur.
Il buon signore passò la valigia a un altro signore coi favoriti biondi,
che la buttò sull'imperiale di un omnibus.
--Entrez, monsieur, entrez.
--Americana?--tornò a domandare Bastiano, sentendosi sospinto come
un sacco, e non accorgendosi che col parlare a monosillabi non faceva
che ribadire un'opinione storta nella testa dei due bravi signori.
Si trovò, prima che potesse orientarsi, insaccato nell'omnibus fra una
dozzina di «yes» lontano sei posti da Paolina.
In due trotti, ossia cinquanta passi per cavallo, l'omnibus si fermò
innanzi al grand Hôtel Bellagio. L'albergo era chiuso in giro da una
gran cancellata a punte d'oro, che serrava un gran giardino all'inglese:
non c'era scampo, bisognava rassegnarsi. Alla fin fine il viaggio di
nozze non lo si fa che una volta sola.
Un giovinetto biondo come il lino, in falda nera, colle scarpettine alla
francese, pettinato anche lui come uno sposino, li precedette per uno
scalone di marmo, ornato di statue, di candelabri, di specchi, di acacie,
tintinnando le chiavi e senza mai parlare li condusse «au cinquième»
fino a una camera che riusciva sopra un cortile stretto, profondo e tetro
come un pozzo.
--A onze heures le déjeuner, s'il vous plait--disse stando sull'uscio
prima di licenziarsi.
--Cosa?--domandò Bastiano, che cominciava a credere d'essere nel
mondo della luna.
--C'est bien--si affrettò a dire Paolina per sbarazzarsene.
I coniugi Malignoni, rimasti soli, si guardarono in faccia senza aprir
bocca.
--Ti avevo pur detto di stare attenta all'Americana.
--A me? tocca a me di cercare l'albergo?
--Così, oltre a pagare un occhio della testa, non si potrà veder nulla,
mangiar nulla e capir nulla.
--Abbiamo però una bella vista, disse con un sogghignerò sardonico la
sposina,
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